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Un’esperienza di fede, incontro e riflessione animerà il cuore del prossimo Giubileo della Speranza: dal 10 al 19 maggio 2025 si svolgerà “Il Cammino del Perdono”, pellegrinaggio promosso dalle associazioni celestiniane in collaborazione con la Pastorale del Turismo della CEAM. Un itinerario spirituale lungo 188 chilometri, da Sant’Angelo Limosano fino alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila, nel segno di San Pietro Celestino, figura emblematica di umiltà e riconciliazione.
La partenza è prevista sabato 10 maggio alle ore 8:00 da Sant’Angelo Limosano, borgo natale di Celestino V. Tappa dopo tappa, i pellegrini attraverseranno paesi e comunità che si stanno preparando ad accoglierli con calore e spirito di condivisione. L’arrivo a L’Aquila è fissato per lunedì 19 maggio, giorno in cui si celebrerà la solennità dedicata al santo con una festa conclusiva nella suggestiva cornice della Basilica di Collemaggio.
Il Cammino del Perdono si inserisce nel programma del Giubileo fortemente voluto da Papa Francesco, che pone il tema del “camminare insieme” come metafora di speranza, rigenerazione personale e rinnovata coesione tra i popoli. Come ricorda la Pastorale del Turismo, “camminare è condividere, conoscere, riflettere, stare al fianco”, ed è proprio questo lo spirito che anima l’iniziativa.
L’esperienza è aperta a tutti: sarà possibile partecipare al cammino completo o unirsi per una o più tappe. Un’opportunità unica per riscoprire il valore del perdono e il legame tra spiritualità e territorio, nel cuore dell’Italia.
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Per informazioni e adesioni:
info@camminodelperdono.it +393518388829
L’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, con il coordinamento dell’Ufficio Diocesano di Pastorale dello Sport, Turismo e Tempo Libero, promuove il Giubileo dello Sport, un evento di grande valore spirituale e sociale, che si terrà a Campobasso il 29 maggio 2025.
Una giornata pensata per unire sport e fede, giovani e adulti, atleti e famiglie, in un percorso condiviso di riflessione e partecipazione. Il Giubileo dello Sport rappresenta un’occasione speciale per riaffermare l’importanza dello sport come strumento di fraternità, inclusione, educazione e speranza, in piena sintonia con i valori del Vangelo.
Programma della giornata:
L’intera comunità è invitata a partecipare: atleti, famiglie, studenti, associazioni sportive e cittadini. Insieme, testimoniamo il valore dello sport come palestra di vita, strumento di dialogo e occasione di comunione.
Un momento di festa, spiritualità e condivisione che coinvolge tutta la diocesi.
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Omelia di S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni in occasione del Giubileo dello Sport a Campobasso. Chiesa della Santissima Trinità 7 giugno 2025.
Siete numerosi, ed è bello vedere come lo sport riesca ad accomunare così tante persone. Il Giubileo che celebriamo oggi è prima di tutto un momento di riflessione, di ringraziamento e di rinnovamento spirituale. Iniziamo chiedendo al Signore un dono prezioso: la speranza.
Voi, sportivi, sapete bene cosa significa sperare. Ogni allenamento, ogni gara, è un atto di fiducia in ciò che si può raggiungere. Sperare nella vittoria, nel miglioramento, nella realizzazione di sé: tutto questo vi appartiene già profondamente. E proprio come nello sport, anche nella vita cristiana la speranza è una forza che ci spinge in avanti. È apertura al futuro, è fiducia nel bene possibile, è desiderio di vivere una vita piena, giusta, condivisa.
Lo sport ha un grande valore sociale. È un linguaggio universale, capace di unire, di educare, di costruire comunità. È uno spazio dove la fatica diventa crescita, dove il rispetto e la lealtà possono diventare abitudini. Certo, ci sono gli eccessi, le tifoserie troppo accese, ma in sé lo sport è una straordinaria palestra di umanità.
Il vostro impegno quotidiano, individuale o di squadra, è un segno di dedizione. La medaglia che inseguite non rappresenta solo il riconoscimento di una vittoria, ma anche e soprattutto la ricompensa di un cammino fatto di disciplina, sacrificio e costanza. Anche nella fede, il premio non è solo per chi arriva primo, ma per chi cammina con determinazione, sorretto dalla grazia e dall’amicizia di Dio.
San Paolo, scrivendo ai Corinzi, usa spesso immagini sportive. Non scriveva a degli atleti, ma a una comunità. Tuttavia, parla di corsa, di forza, di fatica, di traguardi da raggiungere. E soprattutto parla di una cosa che anche voi conoscete: la debolezza. Non la esclude, anzi, la accoglie. Perché anche chi è debole può far parte della corsa. Nello sport, come nella fede, c’è spazio per tutti. Ognuno ha i suoi talenti, le sue capacità, i suoi limiti. L’importante è metterli a disposizione degli altri, vivere insieme, come in una squadra.
Partecipare conta, sì, ma vincere è bello. E nella vita cristiana, la vittoria è la santità, la pienezza dell’amore, la comunione con Dio. Anche quando la strada sembra in salita, quando sembra che il bene perda, ricordate: abbiamo un campione che ha vinto per tutti. Gesù, salendo al cielo, non si è allontanato, ma ha donato lo Spirito Santo, forza invisibile ma reale, come l’energia che sentite quando siete concentrati prima di una gara.
La fede è come una disciplina atletica: richiede allenamento, dedizione, silenzio interiore, costanza. Nessuno si presenterebbe a una gara senza prepararsi. Così anche nella vita spirituale: senza preghiera, senza ascolto, senza sacramenti, è difficile andare avanti. San Paolo lo dice chiaramente: “Corro, ma non senza sapere dove vado.” Ogni corsa ha un traguardo. Anche la nostra vita deve avere una meta. Nel vostro caso può essere rappresentare una scuola, un corpo militare, un’associazione sportiva. Nella fede, la meta è l’incontro pieno con Dio.
Quando Gesù sale al cielo, compie un gesto di fiducia: affida a noi lo Spirito, affinché possiamo vivere in pienezza. Ma questo dono non si impone, va riconosciuto. Così come vi raccogliete prima di una gara, anche nella vita cristiana c’è bisogno di ascolto, di silenzio, di raccoglimento. Solo così si può riconoscere la presenza di Dio nella vita quotidiana. Una presenza che ci rende capaci di affrontare ogni sfida con forza, pace e amore.
E come nello sport, quando uno vince, tutti gioiscono: la vittoria è sempre di una comunità, anche quando sembra personale. C’è chi allena, chi sostiene, chi crede. Così anche nella fede: nessuno è santo da solo. Viviamo l’uno per l’altro, e la nostra gioia può diventare la gioia di tanti.
Il cammino della speranza non è un’attesa passiva. È un impegno quotidiano, concreto. Ogni vostro allenamento lo dimostra. Sperare è agire, prepararsi, credere nel risultato. La stessa cosa vale per la vita cristiana: la speranza è la certezza che Dio non ci abbandona, che ci guida verso una meta buona, che ci dà forza per rialzarci ogni giorno.
Siate dunque atleti dello spirito, capaci di vivere ogni giornata con lo stesso slancio con cui affrontate una gara. Non basta camminare: bisogna correre, tendere alla meta, vivere la fede con tutta l’energia che avete dentro.
E allora, buona corsa! Nello sport come nella vita, che il vostro traguardo sia la comunione con Dio e con i fratelli. La vittoria nello sport si chiama primo posto. Nella vita cristiana si chiama Gesù Cristo.
07 giugno 2025
+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni