L’Anno Giubilare 2025 è un’occasione speciale, un cammino di fede che invita tutti a riflettere sul significato profondo della speranza. Il pellegrino, infatti, è il viandante della speranza, colui che intraprende un viaggio non solo fisico, ma soprattutto spirituale. Essere pellegrini significa attraversare la porta che ci conduce verso una nuova vita, un nuovo incontro con la grazia divina.
Siamo tutti pellegrini dietro la Croce di Cristo, che ci guida e ci accompagna nelle difficoltà e nelle gioie del nostro percorso. Gesù stesso, nato per portare la salvezza al mondo, è stato il primo pellegrino, il primo a venire a noi per donarci speranza. La sua presenza tra noi è il segno di un amore che non ha fine, un amore che ci spinge a guardare sempre avanti con fiducia.
In questo Anno Giubilare, siamo chiamati a riconoscere e a portare con noi i segni della speranza, a non lasciarci sopraffare dalle difficoltà, ma ad aprirci sempre alla possibilità di un domani migliore. In ogni passo che compiamo, possiamo essere testimoni della speranza che Cristo ci dona.
Il nostro cammino di speranza ci condurrà a momenti di intensa preghiera e riflessione. Vi invitiamo a partecipare agli appuntamenti che si terranno nelle seguenti date, durante le solenni celebrazioni eucaristiche presiedute da S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni:
In questi luoghi sacri, uniamo le nostre voci e i nostri cuori nella preghiera, lasciandoci accompagnare dalla luce della speranza che risplende in Cristo.
Buon Cammino Giubilare della Speranza! Che ogni nostro passo ci avvicini sempre di più alla luce che illumina la nostra vita.
Un’opportunità di riflessione sul ruolo del giornalismo e della comunicazione. Con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Molise, del Corecom Molise e dell’UCSI Unione Cattolica della Stampa Italiana, si terrà il Giubileo del Mondo della Comunicazione, un evento promosso dall’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano e dall’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali. L’incontro, che avrà luogo domenica 26 gennaio alle ore 17.00 presso l’Auditorium San Pietro Celestino di Campobasso, offrirà un’importante occasione di confronto sul valore della comunicazione come strumento di unione, pace e speranza.
Durante l’evento, Don Lorenzo Piazzolla, Direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali, accoglierà i partecipanti. Seguirà una riflessione di S.E. Mons. Biagio Colaianni, Arcivescovo di Campobasso-Bojano, che proporrà una meditazione sul brano di Isaia 52, mettendo in luce il ruolo fondamentale del messaggero di buone notizie. La giornalista Antonella Iammarino offrirà una riflessione sul tema “Cultura della pace e resilienza nel giornalismo”, approfondendo l’importanza della verità e della responsabilità nella professione giornalistica.
L’evento si concluderà con la Celebrazione Eucaristica alle 18.30, nella Cattedrale Santissima Trinità di Campobasso presieduta dall’Arcivescovo S.E. Mons. Biagio Colaianni.
Un appuntamento di grande valore, che invita tutti gli operatori della comunicazione e la comunità a partecipare per approfondire insieme il ruolo sociale ed etico della comunicazione.
La tua presenza è fondamentale per arricchire questo momento di riflessione e condivisione.
Arcidiocesi di Campobasso – Bojano
Ufficio per le Comunicazioni Sociali
SCARICA IL MATERIALE INFORMATIVO
MESSAGGERI DI SPERANZA
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Isaia 52,7-10
Il brano scelto dal libro del profeta Isaia al capitolo 52 dice immediatamente la figura del messaggero che reca buone notizie, non si può non pensare a voi e al vostro lavoro di giornalisti e comunicatori, voi messaggeri del nostro tempo. Ciò sottolinea il vostro impegno, il motivo e contenuto dello stesso, come e cosa significa oggi essere messaggeri e quale annuncio o notizia dare.
Nel riferimento al brano di Isaia essere messaggeri non è solo dire o raccontare un fatto. Il vostro ruolo, come giornalisti, non è solo quello di trasmettere informazioni, ma anche quello di essere annunciatori. Annunciatori di ciò che è buono, vero, e giusto. Annunciatori di una notizia che possa illuminare le vite delle persone, dare loro speranza e, in qualche modo, contribuire alla costruzione di una società più giusta e solidale. La buona notizia che Isaia profetizza è un messaggio di salvezza e di redenzione, riguarda i giudei esuli in Babilonia ai quali è dato l’annuncio del ritorno a Gerusalemme, è annunciata una parola di speranza e di gioia, è la parola di Dio annunciata dai profeti che per il popolo aveva valore fondamentale, non una parola qualsiasi, ma una parola che indirizzava nella vita che metteva in relazione con Dio e creava unità e illuminava il cammino del popolo. Il Messaggero corre con piedi veloci ad annunciare la novità della salvezza. Papa Francesco nel messaggio ai giornalisti invita ad essere comunicatori di speranza incominciando da un rinnovamento del vostro lavoro e della vostra missione secondo lo spirito del Vangelo. Il Giubileo quindi è occasione per tutti, anche per voi, di riflessione su sé stessi, sul proprio impegno a servizio della gente e se questo viene vissuto con convinzione religiosa e di fede o se diversamente si riporta e trasmette solo una notizia. Il vostro lavoro di comunicatori, comunque sia, nel modo, nel tono, nella durata, nel dare notizia o montare un servizio, può fare la differenza. È fondamentale che il giornalismo rimanga un luogo di verità e di servizio alla comunità. Quando vi dedicate al vostro lavoro, ricordate che la comunicazione ha un impatto profondo sulle persone. Allora il Giubileo è occasione personale per riproporsi quale vita cristiana desidero, per riflettere sulla comunicazione oggi, che come dice il Papa: può non essere di speranza e che va disarmata da aggressività, sterili contrapposizioni, guerre verbali, può essere falsa e manipolatrice. Come cristiani, siamo chiamati a far sì che il nostro lavoro di comunicazione porti pace, che le parole che usiamo siano costruttive, che siano strumenti di unione piuttosto che di divisione “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza.”
Questo mio dire non è assolutamente giudizio sul vostro operare, semplicemente, è occasione di riflessione in un cammino giubilare che sollecita al rinnovamento e all’attenzione verso i fratelli. Sempre il Papa invita ad avere cura del vostro cuore cioè della vostra vita interiore. L’annuncio del messaggero in Isaia è per ricostituire il Regno di Dio, per riaggregare, unire i dispersi e ricondurli a casa, dalla terra straniera alla propria terra.
Altra immagine presente nel brano di Isaia e quella della sentinella che ha il compito di vegliare sulla città, di proteggerla, è custode della tranquillità e della pace del popolo, bellissima la descrizione che ne fa Antoine de Saint Exupery nel libro ‘La Cittadella’, stesso titolo di quello di Cronin.
Compito nella comunicazione è anche quello di proteggere da falsi indirizzi del come vivere, è vegliare su ciò che è buono, che dà serenità e sicurezza, che fa crescere, che apre alla speranza che non delude, dice Papa Francesco: “Sogno una comunicazione che non venda illusione o paure ma sia in grado di dare ragione per sperare“, il giornalista come la sentinella può essere prossima alla gente con dolcezza e rispetto, può rassicurare e incoraggiare a vivere oggi con speranza concreta nella pace e nella fraternità nelle piccole storie quotidiane che ci appartengono. Ancora il Papa dice: “Sappiate sempre scovare le scintille di bene che ci permettono di sperare. Questa comunicazione può aiutare a tessere la comunione, a farci sentire meno soli, a riscoprire l’importanza del camminare insieme.”
La Sentinella in Isaia annuncia non solo il ritorno del popolo, ma in particolare il ritorno del Signore che ama con misericordia e che salva il suo popolo, ne vede l’afflizione e lo riscatta mostrando la sua Regalità.
Per questo la sentinella alza la voce, esulta con gioia, annunciando la consolazione del Signore che si fa vicino e invita ad avere fiducia. Oggi con tutto quello che viviamo di brutto e rende difficile la vita, abbiamo bisogno che voi siate comunicatori di speranza, che rechiate la Buona Notizia che è Cristo, per costruire una società più giusta, più umana, più solidale. Certo capisco che così è più difficile creare emozioni e ascolto e farsi seguire, però questa può essere la vostra scelta del cammino e pellegrinaggio giubilare.
Il Papa in una udienza del 2016 già diceva: “Sono questi, fratelli e sorelle, i motivi della nostra speranza. Quando tutto sembra finito, quando, di fronte a tante realtà negative, la fede si fa faticosa e viene la tentazione di dire che niente più ha senso, ecco invece la bella notizia portata da quei piedi veloci: Dio sta venendo a realizzare qualcosa di nuovo, a instaurare un regno di pace; Dio ha “snudato il suo braccio” e viene a portare libertà e consolazione …. E anche noi siamo sollecitati a svegliarci un po’, come Gerusalemme, siamo chiamati a diventare uomini e donne di speranza. Quanto è brutto quando troviamo un cristiano che ha perso la speranza! “Ma io non spero nulla, tutto è finito per me”: così dice un cristiano che non è capace di guardare orizzonti di speranza”. Il mio invito a voi, che sapete leggere il mondo e quanto in esso accade, la vita e il nostro correre in essa, è quello di aiutarci a vedere e vivere la speranza che non è solo futuro da attendere, ma l’oggi da costruire e realizzare e che vi chiama ad essere profeti della nostra storia.
Vi ringrazio per quanto fate a servizio della società e della Chiesa e vi auguro un cammino sempre più orientato alla verità e alla giustizia, con l’auspicio che ogni vostro passo e ogni vostra parola, possa contribuire a costruire quella pace che il mondo ha tanto bisogno di sperare.
Domenica 26 Gennaio 2025
+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni
L’Arcidiocesi di Campobasso – Bojano e l’Ufficio diocesano Clero e Diaconato permanente invitano tutti i diaconi permanenti a partecipare al Giubileo dei Diaconi, un’occasione speciale di spiritualità e comunione, pensata per vivere il servizio e la vocazione al diaconato in un clima di riflessione e condivisione.
Programma degli eventi:
Sabato 22 febbraio 2025 – Giornata di Ritiro presso la Casa di Spiritualità Villa di Penta – Congregazione Figli dell’Amore misericordioso – Matrice (CB)
9.30 – Incontro con l’Arcivescovo S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni.
La giornata inizia con un momento di accoglienza e di confronto, in cui l’intervento del nostro Arcivescovo ci guiderà in un approfondimento sul tema “Diaconi in cammino, pellegrini verso la Speranza”.
11.00 – Riflessione personale e scambio fraterno.
Spazio per la preghiera e la riflessione individuale, seguita da un incontro fraterno tra diaconi, durante il quale sarà possibile condividere esperienze e momenti significativi del proprio ministero.
13.00 – Pranzo.
Un momento di convivialità e fraternità.
15.30 – Presentazione della bolla di indizione del Giubileo 2025.
Don Michele Tartaglia presenterà la Bolla «Spes non confundit», «La speranza non delude».
17.00 – Conclusione del ritiro.
Martedì 25 febbraio 2025 – Santa Messa Giubilare
18.30 – Celebrazione della Santa Messa Giubilare Chiesa Cattedrale della S.S. Trinità di Campobasso, presieduta da S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni.
La Messa Giubilare, che vedrà la partecipazione dei diaconi e delle loro famiglie, sarà un momento centrale di preghiera e di ringraziamento per il dono del ministero diaconale, un’occasione per rafforzare il legame con la Chiesa e con i fratelli nel servizio.
Nota importante:
Tutti i Diaconi sono invitati a partecipare ai due eventi.
Questo Giubileo è un’occasione unica per rinnovare il nostro impegno nel servizio al Vangelo e per vivere una profonda esperienza di comunione ecclesiale.
PREGHIERA DI ORDINAZIONE DIACONALE
Per opera dello Spirito Santo tu hai formato la Chiesa,
corpo del Cristo, varia e molteplice nei suoi carismi,
articolata e compatta nelle sue membra;
così hai disposto che mediante i tre gradi
del ministero da te istituito cresca
e si edifichi il nuovo tempio,
come in antico scegliesti i figli di Levi
a servizio del tabernacolo santo.
Agli inizi della tua Chiesa gli apostoli del tuo Figlio,
guidati dallo Spirito Santo,
scelsero sette uomini stimati dal popolo,
come collaboratori nel ministero.
Con la preghiera e con l’imposizione delle mani
affidarono loro il servizio della carità,
per potersi dedicare pienamente
all’orazione e all’annunzio della parola.
Ora, o Padre, ascolta la nostra preghiera:
guarda con bontà questo tuo figlio
che noi consacriamo come diacono
perché serva al tuo altare nella santa Chiesa.
Ti supplichiamo, o Signore,
effondi in lui lo Spirito Santo,
che lo fortifichi con i sette doni della tua grazia,
perché compia fedelmente l’opera del ministero.
Sia pieno di ogni virtù:
sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli,
umile nel suo servizio, retto e puro di cuore,
vigilante e fedele nello spirito.
L’esempio della sua vita, generosa e casta,
sia un richiamo costante al vangelo
e susciti imitatori nel tuo popolo santo.
Sostenuto dalla coscienza del bene compiuto,
forte e perseverante nella fede sia immagine del tuo Figlio,
che non è venuto per essere servito ma per servire,
e giunga con lui alla gloria del tuo regno.
In At. 6,3 è detto: “cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico.” Poi in 8,5ss è presentato Filippo chiamato Evangelista, primo missionario in un contesto di persecuzione in Samaria, poi per strada verso Gaza incontra un funzionario etiope africano, gli legge la scrittura e lo battezza, poi a Cesarea guiderà la comunità che ha evangelizzato. Filippo è il primo diacono pellegrino evangelizzatore guidato dallo Spirito Santo a cui obbedisce.
IL PELLEGRINO è colui che si mette IN CAMMINO, è il viandante o con altra definizione è lo straniero. È colui che si mette in cammino in modo particolare per raggiungere un luogo di culto, una mèta religiosa, una terra promessa come fin dall’antichità il popolo d‘Israele nel deserto. Il pellegrino è colui che si mette in cammino non solo fisicamente, ma spiritualmente e potremmo dire, interpretando la seconda accezione, che a volte si sente forestiero, estraneo di sé e si pone in cammino per ritrovare sé stesso e il suo senso di vita, per rinnovarsi interiormente nella propria vocazione che va costantemente alimentata con la formazione, a volte si è stanchi e ce n’è bisogno, non ci si deve sentire troppo sicuri di sé, quasi si sia arrivati, sono diacono da tanti anni, conosco tutto, so ciò che devo fare. Il Pellegrino è tale per incontrare il Signore, reincontrarlo passando per la porta del rinnovamento, della conversione e misericordia, la mèta da raggiungere è sempre Cristo.
Allora il pellegrinaggio giubilare mi pone una domanda di fondo e di senso: perché porsi in cammino, quale méta raggiungere, cosa cerco, che mi aspetto con il giubileo? Il pellegrinaggio ha un riferimento certo che è Dio, è incamminarsi in una direzione chiara, un traguardo e un porto sicuri, àncora della mia vita. È voler incontrare Dio, me stesso, gli altri, è riflettere sulla mia vita cristiana, diaconale, e le mie relazioni, mettendomi dinanzi al Signore, confrontandomi con Lui (scontato?).
Essere pellegrini è voler cercare risposte e conforto, nella riflessione intima e personale, il Giubileo è tempo di intimità con Dio e di preghiera. È porsi in ascolto del divino, è tempo per coltivare la Parola, non solo con la preoccupazione di annunciarla da predicatori, ma come chi la fa propria vivendola e dunque la trasmette. È darsi del tempo per stare con sé, davanti al Signore, per imparare ad amarsi ed amare, imparare a donare se stesso al Signore riscoprendo che Lui si è donato a me, è tempo per ritrovare le forze, lasciarsi rigenerare nell’incontro di fede con Dio.
Essere pellegrini è quindi mettersi alla prova, nella preghiera e nella fede, consapevoli della propria povertà, debolezza, fragilità e incompiutezza e nel desiderio di cambiare per una condizione interiore migliore incontrando l’amore di Dio, attraversando la porta santa del cuore di Cristo, la porta della misericordia, simbolo del cammino della Chiesa che va incontro a Dio nel desiderio di vera conversione. Chi si riconosce povero può avere speranza, così come, servendo i poveri e chi è fragile, si impara che loro vivono di speranza e chi ha fede la identifica in Dio nella sua presenza e vicinanza. E quindi il richiamo al servizio diaconale, ad essere segno e indicatori di speranza con la propria vita presso chi è nel bisogno, in ospedale, in una casa di riposo, presso gli ammalati, gli anziani, strutture varie di accoglienza dei poveri, nelle Caritas parrocchiali o diocesane non solo per distribuire e gestire alimenti, ma per accogliere e incontrare persone in difficoltà di ogni tipo, fisica, psicologica, spirituale e morale, relazionale.
I diaconi sono al servizio della comunità, accompagnano il cammino giubilare del popolo di Dio, sono tra la gente, ma non siete soli, vi accompagna la speranza, siete pellegrini con e tra i pellegrini perché ministri e testimoni, segno della misericordia di Dio, operatori di unità e comunione che sanano ogni divisione e come dice il Papa promuovono una cultura dell’incontro e costruiscono ponti di pace, diventano ponte tra l’altare e la strada, tra la liturgia e la vita quotidiana. Il diacono è ministro della riconciliazione non in senso sacramentale, ma attraverso l’accompagnamento delle persone ferite dalla vita, il sostegno ai poveri, l’aiuto ai lontani e l’annuncio della speranza, il diacono è al servizio giubilare della carità in tutti i suoi aspetti, il diacono può essere la speranza per chi l’attende ed è anche indicato in modo nella Bolla in cui Papa ricorda le opere di misericordia corporali e spirituali.
VERSO LA SPERANZA
La speranza della fede è aperta oggi a Dio, che si svela nel presente, non attende o chiede risultati del domani, è la speranza di chi semina oggi con fiducia, diversamente si sarebbe nell’arroganza che pretende di dire a Dio quello che deve fare e deve darmi, la speranza è l’oggi di Dio che apre al futuro perciò mi interpella nella mia quotidianità e nella mia storia, è concreta. Enzo Petrolino Presidente della Comunità del Diaconato in Italia parla di “Un cammino che si radica nella speranza che opera, qui e ora, che apre possibilità nuove nella vita e chiama i diaconi a fare delle scelte concrete nel tessuto quotidiano. I semi del futuro, dunque, si trovano già nel ‘presente’ nella nostra relazione con Dio e con i fratelli”. Fisichella ad Assisi al XXIX convegno nazionale della comunità del Diaconato in Italia, ha detto che i diaconi sono profeti e seminatori di speranza, parlano al cuore e indicano la strada da percorrere, si parla di diaconia profetica, missione profetica, diaconia della speranza, vicina e solidale ad una umanità smarrita che ha perso le radici in Dio.
Nella celebrazione eucaristica voi date l’annuncio dello scambio della pace, la speranza del mondo è la pace, voi siete invitati ad essere profeti, costruttori, operatori di pace, annunciatori del Vangelo che è la vera pace dunque narratori della speranza, suoi testimoni. Nell’anno giubilare siete invitati ad essere costruttori di pace che è la vera speranza dell’accoglienza del Signore e della vita cristiana. Penso alla vostra presenza nelle comunità parrocchiali, nelle quali come sapete ci sono spesso divisioni, tra le catechiste, nel coro, tutti protagonisti o detentori di uno spazio o potere, altro che umile servizio. A volte il rischio lo corrono anche i diaconi, fermo restando, assolutamente, che bisogna educare, insegnare e rendere consapevoli che voi non siete un po’ di più dei laici, volontari speciali, ma ministri consacrati, diaconi, che è il primo grado del sacramento dell’ordine. Non so se avete mai fatto una catechesi che dica, espliciti, faccia conoscere il significato del diaconato nelle stesse comunità parrocchiali in cui andate e se voi stessi avete mai letto per esempio il Direttorio del Ministero e della Vita del Diaconato Permanente o altri documenti che vi riguardano.
Nell’anno giubilare voi potete essere la via della speranza, che conduce alla vera Speranza che è Cristo, questo aiuta a decentrarsi, noi siamo strumento nelle mani di Dio, mai siamo salvatori di qualcuno, occasione di salvezza sì.
Sono tante le cose che si possono migliorare nel proprio cammino diaconale, non vi si chiede di essere perfetti, semplicemente lasciatevi lavare i piedi dal Signore Gesù e rispecchiatevi nell’acqua sporca del catino per essere sua immagine: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. (Mt 11,29-30).
Preghiera del Diacono nel Giubileo
Signore Gesù, Servo del Padre e nostra Porta della Misericordia, guida i miei passi nel cammino del servizio, affinché io possa essere segno del Tuo amore tra i fratelli.
Rendimi testimone della Tua Parola, sostegno per i poveri, conforto per i sofferenti, costruttore di pace nelle famiglie e nella comunità.
Donami un cuore umile e generoso capace di accogliere, perdonare e accompagnare chiunque cerchi il Tuo volto.
Nel tempo del Giubileo, fa’ che io possa essere ponte di riconciliazione, aprendo strade di speranza e unità.
O Madre della Chiesa, guida il mio ministero, e con San Francesco insegnami a servire con gioia, affinché nella mia vita si rifletta la luce della misericordia del Padre. Amen.
Omelia di S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni per il Giubileo dei Diaconi
IL DIACONO PELLEGRINO IN CAMMINO VERSO LA SPERANZA
Abbiamo ascoltato la prima lettura nella quale il sapiente che ama il Signore e lo serve potrà anche incontrare varie difficoltà, sarà il momento della prova della fede e di quanto si sia radicati e uniti al Signore.
Per il diacono la prova può consistere nel come vive il suo stesso ministero che gli chiede fedeltà e servizio anche quando incontra incomprensione e manca la valorizzazione e la gratitudine, si è allora sottoposti alla tentazione di risparmiare se stessi, di accantonarsi smarriti e di allontanarsi dall’impegno di accogliere situazioni e vicende dolorose che vivono persone e comunità.
Ma è lo stesso vostro ministero che deve mostrarvi agli altri nell’amore e servizio a cui siete chiamati, uniti al Signore, in modo speciale, per consacrazione, per sua Grazia. Egli vi rende forti, fedeli, capaci e costanti della retta via che indica a tutti e della quale chiama voi ad essere segni e testimoni con la vostra vita di servizio. Egli vi aiuterà, confidate sempre in Lui, siate perseveranti, la vostra speranza sia nel bene che Dio fa in voi e che vi aiuta perché voi lo facciate agli altri nella carità. Il Signore è il mio aiuto, di chi avrò paura, la speranza non delude, come indica il Siracide, amatelo, invocatelo, pregate.
Il Vangelo mostra ancora come possa essere insidiosa e forte la tentazione per tutti e nella vita cristiana, nelle nostre comunità, anche nel ministero diaconale: quella di voler essere i primi, al centro dell’attenzione, in evidenza, e avere il conseguente riconoscimento; sappiamo come nel contesto sociale di vita e dei media, tutto è orientato al like.
Ma il Signore insegna ai suoi discepoli la verità, la realtà che appartiene a chi ama la giustizia, la pace, la fraternità: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno…” sarà grande perché innalzato sulla croce, anche se i suoi uccisori si faranno grandi nell’umiliarlo e condannarlo e crocifiggerlo.
Quale grandezza dobbiamo cercare e volere, in cosa sforzarci di essere i primi, anche prevaricando, primeggiando e sperando il plauso, come avviene in tante relazioni e ambienti che viviamo, al lavoro, in parrocchia. L’invito che ci rivolge il Signore è chiaro, è inequivocabile: siate ultimi e servitori, umili, preoccupandovi del bisogno e del bene altrui, come sempre, ancora, nella carità.
Come il bambino che ha bisogno di essere aiutato per crescere, così per voi diaconi, coloro a cui siete mandati nel ministero, siano sempre il Cristo che chiede di essere accolto. Siate sempre dalla parte e al servizio dei piccoli e degli ultimi, anche quando costa ed è difficile, andate verso di loro per curare e sanare, difendere dal male e consolare nell’amore.
Annunciate e portate la Parola di Dio che salva, che sia spezzata con il vostro servizio alla chiesa dei poveri, portateli con voi all’altare offrendo le loro sofferenze, perché sperimentino attraverso voi stessi, la vicinanza del Signore e possano sperare di essere sollevati, perché la speranza in Dio non li deluda.
Senza grande lode, ma nella consapevolezza del vostro servizio a Dio e alla chiesa, a nome del gregge di cui sono pastore, per esso vi ringrazio, vi benedico, e vi confermo, con la preghiera, assieme al presbiterio, nel vostro ministero diaconale.
martedì, 25 febbraio
Chiesa della Santissima Trinità di Campobasso
+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni