Nella Solennità di Tutti i Santi, giorno di luce e di fede, la comunità di Castellone di Bojano unita per accogliere il nuovo parroco, Don Giovanni Tramontano, sotto lo sguardo materno di Maria, nella chiesa di Santa Maria della Libera. Le parole del Vescovo, Monsignor Biagio Colaianni, risuonano come un invito a riscoprire la santità come dono e vocazione. Non un privilegio per pochi eletti, ma un cammino possibile per ciascuno di noi.

In questo giorno di festa, mentre Castellone accoglie con gioia il suo nuovo pastore, la Chiesa ci ricorda che ognuno di noi può essere luce nel mondo, sale della terra, segno concreto della presenza di Dio. Così, anche nella semplicità della vita di ogni giorno, la santità continua a fiorire, silenziosa ma potente, nel cuore di chi ama.

Omelia di S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni in occasione dell’ingresso del nuovo parroco Don Giovanni Tramontano nella parrocchia di S. Maria della Libera – Frazione di Castellone di Bojano – 1 novembre 2025

LA SANTITÀ: DONO DI DIO E VOCAZIONE DI TUTTI

Carissimi,

oggi celebriamo la Solennità di Tutti i Santi, una festa che ci ricorda che la santità non è privilegio di pochi, ma chiamata universale. I santi sono molti e tutti, noi compresi, siamo chiamati alla santità. Essa non è frutto esclusivo del nostro impegno, ma un dono di Dio, perché Dio stesso è santo. Nella Messa lo proclamiamo più volte: Santo, Santo, Santo è il Signore Dio dell’universo. La santità, dunque, è la partecipazione alla vita e all’amore di Dio, che ci riveste del suo amore per vivere con Lui in comunione continua.

La santità ci è donata nel Battesimo, quando riceviamo lo Spirito Santo, il dono della fede e l’appartenenza alla Chiesa, che è santa perché fondata da Dio. Nel Battesimo abbiamo indossato una veste bianca, segno del nostro impegno a seguire Cristo. Da quel momento siamo resi santi, ma dobbiamo imparare a riscoprire, custodire e testimoniare questa santità nella vita quotidiana.

Non si parla solo della santità canonizzata, quella dei santi proclamati dalla Chiesa e posti come modelli di fede. Accanto a loro, tutti noi siamo chiamati alla santità: la prima lettura parla di una “moltitudine immensa”, simbolicamente rappresentata da 144.000 persone, che indica l’universalità della chiamata alla santità.

La santità è anche appartenenza a Dio. Egli ci segna con il suo sigillo, segno che siamo suoi figli amati. Nella seconda lettura si afferma: Siamo figli di Dio, e lo siamo realmente. In Cristo siamo resi partecipi della sua stessa natura divina: nel Battesimo diventiamo familiari di Dio ed eredi di Cristo.

La veste bianca e la palma che appaiono nell’Apocalisse rappresentano la sequela di Cristo e la testimonianza, anche fino al dono della vita. Siamo santi perché figli di Dio, e la nostra santità consiste nell’essere uniti a Lui. Tuttavia, non possiamo restare passivi: la santità va custodita, coltivata e difesa, perché il male cerca continuamente di oscurarla.

Nel discorso delle Beatitudini, Gesù ci insegna come vivere questa santità. Essere santi significa essere “beati”: felici nella comunione con Dio. Le Beatitudini sono la via concreta della santità.

  • Beati i poveri in spirito: coloro che confidano in Dio e riconoscono la propria fragilità.
  • Beati gli afflitti: perché Dio consola e sostiene chi soffre.
  • Beati i miti: chi non risponde al male con il male, ma costruisce pace e fraternità.
  • Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia: chi cerca la giustizia di Dio, non la propria vendetta.
  • Beati i misericordiosi, i puri di cuore e gli operatori di pace: in loro si manifesta la santità.
  • Beati i perseguitati: perché vivere da cristiani, anche nell’incomprensione e nella sofferenza, è segno di fedeltà a Dio.

Gesù stesso ha vissuto questa via: ha amato, perdonato, fatto il bene eppure ha subito calunnia, persecuzione e crocifissione. È proprio la fedeltà a Dio fino alla fine che lo ha reso pienamente santo e glorioso.

Essere santi, dunque, significa rimanere fedeli a Dio in ogni situazione, anche quando costa. La santità non è perfezione morale o assenza di peccato: è vivere come figli di Dio, nella grazia e nell’amore. Tutti siamo santi perché Dio ci ha resi tali, ma dobbiamo mantenere viva questa realtà attraverso la preghiera, i sacramenti e il bene quotidiano.

Forse i nostri nomi non saranno mai scritti sui calendari o scolpiti su statue, ma se viviamo nella fedeltà al Signore, saranno scritti nel Libro della Vita. E questa è la vera beatitudine: appartenere a Dio per sempre, vivere nella sua comunione e lasciarsi trasformare dal suo amore.

La santità non è un traguardo irraggiungibile, ma un dono che ci è già stato dato. A noi spetta riconoscerlo, viverlo e custodirlo ogni giorno. Così, anche nella semplicità della vita quotidiana, potremo essere santi nel cuore di Dio.

1 novembre 2025

+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni