La comunità di Mirabello Sannitico ha accolto con gioia e partecipazione Don Gregory Pavone, nuovo parroco della Parrocchia Santa Maria Assunta in Cielo. La celebrazione eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo Metropolita S.E. Mons. Biagio Colaianni, ha rappresentato l’inizio di un nuovo cammino pastorale, vissuto con profonda fede.

Nei volti sorridenti e nell’abbraccio sincero dei fedeli si è colta la volontà di costruire, insieme al nuovo parroco, una Chiesa viva e accogliente, radicata nel Vangelo e guidata dallo Spirito. Con semplicità e cuore aperto, Don Gregory pronto a mettersi al servizio dei fedeli.

Una nuova pagina di storia da scrivere, un nuovo sentiero da percorrere insieme, con fede e dedizione.

Omelia di S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni in occasione dell’insediamento di Don Gregory Pavone, nella Parrocchia Santa Maria Assunta in Cielo – Mirabello Sannitico – 19 ottobre 2025

TRE PILASTRI PER UNA COMUNITÀ VIVA: FEDE, PREGHIERA, PAROLA

Oggi siamo chiamati a tornare alle basi della vita cristiana, quelle che troppo spesso diamo per scontate. La fede, ad esempio. Le ultime domeniche ci hanno riportato a riflettere proprio su di essa. Tutti abbiamo fede, è vero, ma spesso si tratta di una fede superficiale, instabile, che cambia col mutare delle circostanze. Una fede “meteopatica”: solida quando tutto va bene, fragile e vacillante nei momenti difficili.

Eppure la fede è il fondamento del nostro rapporto con Dio. È la base su cui si costruisce ogni comunità cristiana. Don Gregory, a te è affidato il compito di far crescere la comunità che ti è stata assegnata, partendo proprio da questa relazione di fede con il Signore. Le relazioni umane sono importantissime, certo, ma se diventano prioritarie rispetto a Dio, la comunità è destinata a sgretolarsi. Solo una comunità radicata nella fede riesce a superare anche le crisi più profonde.

Costruisci dunque una comunità fraterna, accogliente, unita, dove tutti – piccoli, grandi, catechisti, volontari, coro, ministranti – vivano nella fede e nella comunione. Il tuo compito è richiamare, esortare, sostenere ciascuno a camminare nella fede di Dio. Solo così si costruisce un autentico rapporto con Lui.

Il Secondo Pilastro: La Preghiera. Un altro elemento fondamentale che emerge dalla Parola ascoltata oggi è la preghiera. Tanti discorsi, progetti, catechesi… ma una comunità che non prega non può esistere. La preghiera è rivolgersi a Dio. Lo abbiamo visto nella prima lettura: quando il popolo di Israele affronta Amalek, Mosè capisce che non basta avere un buon esercito. Serve Dio. E allora alza le mani e prega, poggiandosi su quel bastone che rappresenta il sostegno di Dio.

La preghiera è la risposta del cristiano alle situazioni umane. Ma non una preghiera magica, che pretende di manipolare Dio o che idolatra i nostri desideri. La vera preghiera è quella della fede: chiede con fiducia, sapendo che Dio ci ascolta perché ci ama. Non come il giudice della parabola evangelica, che esaudisce la vedova solo per liberarsene. Dio esaudisce con amore, secondo il suo cuore e il vero bene per noi.

Quanti si illudono ancora con la magia, cercando risposte da chi sfrutta il dolore e le fragilità degli altri! Dio non è un mago. Come un padre o una madre con i figli, Dio risponde a ciò che è davvero bene, anche quando non coincide con ciò che chiediamo. E lo fa in silenzio, senza manifesti o notifiche, ma con discrezione e amore.

Don Gregory, costruisci una comunità che prega. Prega tu per primo. Sii uomo di preghiera. Che la tua gente ti veda pregare. Come il Curato d’Ars, patrono dei sacerdoti, che passava ore davanti al Santissimo: “Lui mi guarda e io lo guardo”. La preghiera converte, evangelizza, semina, convince.

Non limitarti alla preghiera personale, che rischia di diventare intimismo. La vera preghiera è anche comunitaria. Come Mosè, che pregava con l’aiuto di Aronne e Cur che gli sostenevano le braccia, mentre Giosuè combatteva. Tutti uniti: chi prega, chi opera, chi sostiene. Questa è la comunità. E il cuore della preghiera comunitaria è l’Eucaristia domenicale: lì ci si raduna per lodare Dio, ascoltare la sua Parola e riceverlo come pane di vita.

Il Terzo Pilastro: La Parola di Dio. Infine, la Scrittura. Paolo lo ricorda a Timoteo, giovane guida della comunità: resta saldo in ciò che hai imparato. Anche tu, Don Gregory, non trascurare ciò che ti ha formato: la fede ricevuta dai tuoi genitori, la preghiera, l’esperienza nelle comunità in cui sei cresciuto, ma soprattutto la Parola di Dio. La Scrittura ammaestra, corregge, educa, dona autorità.

Eppure, quanti di noi l’hanno letta tutta? Chi ha letto almeno un Vangelo per intero? La Bibbia è la voce di Dio che parla all’umanità. Ma spesso troviamo tempo per romanzi, serie TV, giornali, social… e non per la Parola che salva. Tutti, anche noi sacerdoti, dobbiamo tornarci sopra, rileggerla, approfondirla. Non possiamo insegnare ciò che non conosciamo.

La Scrittura è ispirata da Dio ed è utile per insegnare, convincere, correggere, educare alla giustizia. È la guida per chi guida. Tu, Don Gregory, sii pastore che insegna, che forma, che annuncia la persona di Gesù con la Parola e con la tua testimonianza. Non ti curare troppo dei giudizi della gente. Se sei tra la gente, diranno che sei un “beone”; se ti fai aiutare da qualcuno, penseranno che hai il “tuo gruppo”; se stai per conto tuo, diranno che sei distante. Lasciali parlare. Tu fai ciò che Dio ti chiede. E questo ti darà la pace.

Solo quando avrai dato tutto te stesso potrai dire: “Sono un servo inutile”. E anche quando avrai dei dubbi – “Ho fatto abbastanza?”, “Ho amato davvero?”, “Sono stato utile?” – potrai consolare il tuo cuore dicendo: “Signore, ho fatto ciò che mi hai chiesto”. E questo sarà la tua santificazione e quella del popolo che ti è stato affidato.

Non temere le responsabilità. La comunità ha grandi attese, ma ricordati: tu non sei Dio. Le cose che attendono da te, è Dio che deve donarle. E lo farà anche attraverso di te, ma secondo i suoi tempi e le sue vie.

La comunità ha ricevuto un nuovo pastore. Don Gregory vi è stato affidato. Ed è un dono. Amatelo, custoditelo, pregate per lui. Anche quando non lo capite, anche quando sembra distante. Io ve l’ho dato, e vi chiederò conto di lui, così come chiederò conto a lui di voi.

Voi siete il gregge, ma siete anche coloro a cui è affidato il pastore. Aiutatelo con la vostra preghiera, la vostra pazienza, la vostra collaborazione. Sostenetelo. Perché ogni sacerdote che ama e serve, ha bisogno di una comunità che lo ami e lo sostenga.

E in ogni Eucaristia, come lui presenta voi sull’altare, presentate anche lui al Signore. Perché Dio benedica il suo ministero e attraverso di lui benedica tutti voi.

19 ottobre 2025

+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni