Una finestra del cielo sulla terra si apre e ci conduce al cuore di una storia straordinaria: il 135° anniversario della posa della prima pietra della Basilica di Castelpetroso, scrigno di bellezza senza tempo, di profonda devozione e memoria viva di un’intera comunità non solo molisana.
Il 28 settembre segna infatti la ricorrenza della posa della prima pietra del Santuario, avvenuta nel 1890 per volontà del Vescovo Francesco Macarone Palmieri, vescovo veggente. Nel settembre 2013, il Santuario è stato elevato a Basilica minore, e quest’anno si aggiunge un’ulteriore ricorrenza: il 50° anniversario della consacrazione, avvenuta il 21 settembre 1975 per mano di Mons. Alberto Carinci, ricordato come “il Vescovo della Madonna”.
Per Castelpetroso, questa data è il simbolo di un’epoca di determinazione e sacrificio, quando il sogno di un popolo prese forma attraverso pietra e arte. La Basilica non è soltanto un luogo di preghiera, ma un’opera viva, un faro di spiritualità e una meta di pellegrinaggio per chi cerca bellezza e ispirazione. La sua architettura gotica, ricca di dettagli raffinati, affascina chiunque la contempli: ogni pietra racconta una storia di fede, ogni prospetto è una sinfonia di arte.
Il Settenario in onore della Vergine Addolorata inizierà sabato 20 settembre e si concluderà venerdì 26 settembre. Ogni giornata sarà guidata da fedeli provenienti da diverse parrocchie da sempre legati al Santuario.
Sabato 27 settembre 2025, alle ore 17:00, i pellegrini saranno accolti dal rettore della Basilica, don Fabio Di Tommaso, con la tradizionale cerimonia del dono dell’olio alla lampada votiva che arde ininterrottamente ai piedi della Madonna. Quest’anno sarà la comunità di Pietramelara a offrire l’olio alla Patrona del Molise.
Seguirà la tradizionale fiaccolata da Guasto di Castelpetroso al luogo delle apparizioni, con Celebrazione Eucaristica alle ore 21:00.
Domenica 28 settembre 2025, alle ore 11:30, si terrà il Solenne Pontificale presieduto da S.E. Rev.ma Mons. Biagio Colaianni, Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano, alla presenza delle autorità civili e militari.
Nel pomeriggio, Via Matris e Coroncina, seguite dalla Solenne Celebrazione alle ore 17:00, presieduta da S.E. Mons. Camillo Cibotti, Vescovo di Isernia-Venafro e di Trivento.
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Cenni storici. Data le asperità del luogo, non facilmente accessibile, nel settembre 1888 si decise di costruire il Santuario verso la base del monte; la prima pietra fu posta il 28 settembre 1890 alla presenza di circa trentamila fedeli, in un’atmosfera di fede e di gioia. Il Santuario dell’Addolorata fu costruito grazie alle offerte dei fedeli. Il grande impegno architettonico dell’opera, la povertà della zona e della diocesi fece sì che per la costruzione si alternarono tempi di intenso lavoro. Il Santuario fu infatti finito e consacrato il 21 settembre 1975. Sul luogo delle apparizioni, invece nel 1948 fu eretta una cappella in pietra.
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Ogni giorno, da questo luogo santo, la Parola si fa vicina. Dal 2016, la Basilica dell’Addolorata entra nelle case e nei cuori dei fedeli attraverso la trasmissione quotidiana della Santa Messa, portando consolazione, speranza e presenza viva a chi è lontano, a chi è solo, a chi cerca. Inoltre quest’anno, a settembre 2025, la Basilica celebra 50 anni dalla sua consacrazione. Cinquant’anni di pietra viva, di preghiera ininterrotta, di lacrime e di grazie. Cinquant’anni in cui questo Santuario è stato rifugio e ripartenza, testimone di una fede che attraversa il tempo e continua a generare luce.
Perché qui, tra le montagne del Molise, Maria continua a indicare la strada del cuore.
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La Basilica Minore dell’Addolorata di Castelpetroso: luogo giubilare
Il Giubileo rappresenta un’occasione unica di rinnovamento spirituale, di misericordia e di riconciliazione, ed è un invito a ricevere l’indulgenza plenaria dei peccati, rafforzando la fede e il legame di fraternità all’interno della comunità.
In questo anno giubilare, siamo chiamati a vivere con gioia e speranza, a riscoprire il valore della solidarietà e della comunione, rinnovando il nostro impegno per il bene comune.
Omelia di S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni in occasione dell’Anniversario della posa della prima pietra della Basilica dell’Addolorata di Castelpetroso, 28 Settembre 2025
La posa della prima pietra di un santuario indica un luogo sacro. Non è sacro solo perché si trova in un punto preciso, ma perché è Dio stesso a stabilire quel luogo come sacro, come già nell’Antico Testamento accadde con Mosè. Anche in questo caso, la Madonna ha indicato con chiarezza dove doveva sorgere questo santuario, ponendovi una croce.
Il santuario è dunque il luogo in cui si riceve grazia, e si rende sacra la propria vita, aprendosi alla speranza e alla misericordia di Dio, soprattutto nell’evento del Giubileo. Ma non basta costruire una chiesa: essa va consacrata. La consacrazione è segno dell’offerta della nostra vita a Dio, non necessariamente in una vocazione particolare, ma nella dedizione personale e totale della propria esistenza.
Questo santuario, oggi Basilica Minore, diventa anche simbolo di protezione per tutta la regione, perché Maria Addolorata, sua titolare, è la patrona. Maria, come madre, accompagna e vigila, guida con tenerezza i nostri passi, orientandoli al Signore, anche nelle difficoltà.
Il santuario è fatto di pietre, sì, ma ogni pietra è il frutto di un impegno condiviso, di lavoro, sacrificio e fede di tante persone. E quelle persone, molte delle quali oggi fanno parte della Chiesa celeste, sono le vere pietre vive di questa costruzione.
Questa celebrazione ricorda i 135 anni del santuario, 50 dei quali con il rettorato di Don Fabio. Ma tutto questo ci serve per non perdere mai il senso del nostro riferimento a Dio. Chi può contestare, in cuor suo, di essere cristiano quando si affida a Dio, si fa il segno della croce, dice di credere? Eppure, credere davvero significa ascoltare Dio, corrispondere al suo amore. Non basta dirsi cristiani, bisogna vivere da cristiani.
La Scrittura ci ammonisce con chiarezza. Pensiamo alla parabola del ricco epulone. Non è la sua ricchezza in sé a condannarlo, ma il modo in cui l’ha vissuta: chiuso in se stesso, cieco davanti al povero che stava alla sua porta. La sua è stata una ricchezza vana, che nella morte diventa condanna. Lazzaro, invece, pur nella sua povertà, è rimasto aperto alla speranza nella misericordia di Dio, attraverso la bontà degli uomini. E questa speranza lo ha portato alla ricchezza vera, quella di Dio.
A Dio non si può far dire ciò che non dice. Non possiamo deformare la sua Parola per giustificare le nostre scelte. La ricchezza, se vissuta come potere e oppressione, è una bestemmia contro Dio. Il profeta Amos lo dice con chiarezza: quando la ricchezza è ostentazione, quando alimenta disuguaglianze e indifferenza verso il povero, è una ricchezza che distrugge. Il popolo di Israele è andato in esilio per questo.
E questo vale per tutti: capi del popolo, capi religiosi, quindi anche per me che parlo. Chi ha una responsabilità, ne ha anche davanti a Dio. La seconda lettura lo dice con forza: “Tu, uomo di Dio, evita queste cose, tendi alla giustizia”. La fede si deve esprimere nella carità concreta, nell’attenzione verso chi è nel bisogno. Questa è la vera ricchezza cristiana.
Dio conosce le nostre fragilità. E se gli chiediamo con umiltà di colmarle con la sua grazia, Lui lo fa. Nessuno può dire che Dio non sia capace di sostenerci nel bene. È misterioso il suo agire, ma è chiaro il suo volto: è il Dio che ama, non il Dio delle guerre. Chi usa il nome di Dio per giustificare guerra, fame, genocidio, è un mentitore e serve Satana. Nessuno si illuda: non c’è giustificazione per la violenza.
La guerra non finisce quando tacciono le armi. La vera guerra, più subdola, sarà quella della povertà, dei bambini senza famiglia, delle vite distrutte. E questo ci riguarda. Chi ha fede deve dare risposta. La fede vera orienta sempre al bene dell’uomo.
Torniamo alla parabola. Il ricco epulone non ha un nome: la sua identità è dissolta nella ricchezza. Non è più persona. È solo un uomo perso nei suoi beni, cieco persino davanti a chi soffre sotto la sua porta. Lazzaro, invece, ha un nome: è amato da Dio. Il ricco non si è mai convertito, nemmeno nella dannazione. Ancora vuole comandare: chiede che Lazzaro venga a servirlo, a portargli l’acqua, come se nulla fosse cambiato. Non c’è pentimento, non c’è umiltà.
E quando chiede che almeno i suoi familiari vengano avvertiti, la risposta è dura ma vera: se non ascoltano la Parola, non cambieranno nemmeno davanti a un miracolo. E infatti, molti oggi non credono, anche se Cristo è risorto. Il cuore deve convertirsi.
Siamo pieni di ricchezze: orgoglio, potere, denaro, cultura. Ma se non ci riempiamo della ricchezza di Dio, tutto ciò è vuoto. Solo la ricchezza di Dio dona senso anche a ciò che abbiamo come compito o ministero. Il vero potere è amare, servire, donare. Questo è il segno del cristiano.
La Madonna Addolorata ci mostra l’esempio. Non urla a Dio davanti alla morte del Figlio, ma offre quella sofferenza con amore. Lei ci indica la strada: offrire le nostre sofferenze a Dio, consegnarle nelle sue mani perché le trasformi in grazia.
Dio ascolta sempre le nostre preghiere, ma le ascolta secondo la sua volontà, non la nostra. E la sua volontà è il nostro bene, anche quando non la comprendiamo.
Alla Comunione, quando riceviamo il Corpo di Cristo, apriamo le mani o la bocca con l’atteggiamento del povero che chiede: “Dammi la tua ricchezza, dammi te stesso, Signore”. Perché l’unica ricchezza vera, eterna, che non delude mai, è Lui.
Questo tempio costruito in pietra resiste al tempo, alle intemperie. Così sia anche il tempio che ognuno di noi è nel mondo: forte, saldo, capace di testimoniare che Dio abita nella nostra vita. Ovunque andiamo, portiamo con noi Dio.
Dimenticarlo significa diventare poveri al punto da morire nella povertà. Allora, accogliamo la ricchezza che Dio ci offre, attraverso Maria.
Buona festa a tutti: sia la festa della ricchezza condivisa, non chiusa in sé stessa. Perché la ricchezza chiusa diventa egoismo, e l’egoismo implode, e muore.
28 settembre, Basilica Minore dell’Addolorata
+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni