Lunedì 2 giugno 2025, alle ore 18:30, presso la Chiesa Cattedrale di Campobasso, si terrà la Celebrazione Giubilare delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani, promossa dall’Arcidiocesi di Campobasso – Bojano e dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare.

La concelebrazione eucaristica sarà presieduta da S.E. Mons. Biagio Colaianni, Vescovo della Diocesi, e offrirà ai partecipanti un’occasione unica per vivere un intenso momento di fede, comunione e rinnovamento spirituale.

UN TEMPO DI GRAZIA E DI SPERANZA

Il Giubileo delle Famiglie è un tempo speciale di grazia concesso dalla Chiesa. In questo anno santo, i fedeli avranno la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria, segno concreto della misericordia di Dio, purificati dal sacramento della riconciliazione, sostenuti dalla Santa Comunione e uniti nella preghiera per le intenzioni del Santo Padre Papa Leone XIV

Il sacramento della riconciliazione sarà disponibile prima della celebrazione.

LA FAMIGLIA, CUORE VIVO DELLA CHIESA

In un’epoca segnata da incertezze e sfide quotidiane, il Giubileo rappresenta un forte invito a riscoprire la bellezza e il valore della famiglia come luogo di amore, fede e speranza. È un tempo per fermarsi, ascoltarsi e camminare insieme come Chiesa domestica, testimoniando l’amore di Dio nella vita quotidiana.

Il Giubileo delle Famiglie ci ricorda l’importanza dell’amore coniugale, della responsabilità educativa, del dialogo, del perdono e della comunione tra le generazioni. Ogni famiglia è parte viva della Chiesa e della società.

UN INVITO A TUTTI

Tutte le famiglie sono invitate a partecipare a questo importante momento di grazia, con cuore aperto e spirito di comunione.

“Camminiamo insieme in questo tempo di speranza” è l’invito che rivolgiamo a ogni famiglia: per ritrovare la forza dell’unità, la gioia della fede condivisa e la bellezza dell’essere famiglia nella Chiesa.

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Omelia di S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni in occasione del Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani – Chiesa Cattedrale di Campobasso 2 giugno 2025.

FAMIGLIA, LUOGO DI UNITÀ E SPERANZA

In un mondo segnato da ritmi frenetici, emerge una domanda fondamentale: abbiamo davvero ricevuto lo Spirito Santo? Se ci venisse posta oggi, molti di noi risponderebbero con prontezza: “Sì, certamente!”. Eppure, ai tempi di Gesù, alcuni rispondevano: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo.”

Questa risposta dovrebbe interrogarci: ci sono ancora oggi persone che non conoscono lo Spirito Santo? Se così fosse, non basta semplicemente annunciarne l’esistenza. È necessario lasciarlo agire concretamente nelle nostre vite. Noi abbiamo ricevuto il Battesimo nel nome di Cristo, non quello di Giovanni, che era preparazione alla venuta del Signore. Insieme al Battesimo, ci è stato donato lo Spirito Santo, spesso confermato attraverso la Cresima.

Questa consapevolezza non può restare teorica. Ci interpella su come rapportarci al mondo. Papa Francesco, ricordato durante un incontro pastorale, ha affermato che la famiglia è il futuro dei popoli. Ma questo è possibile solo se vissuto nella unità in Cristo e tra gli uomini, in relazioni familiari che siano segno visibile della presenza di Dio.

Avere ricevuto lo Spirito Santo ci impegna a essere testimoni vivi della sua azione nel mondo. Egli è il dono di Dio all’umanità, una forza che unisce e costruisce comunione. L’unità, quindi, non è solo un’idea astratta, ma deve diventare uno stile di vita quotidiano, da vivere a partire proprio dalla famiglia.

Nel Vangelo di Giovanni vediamo che la prima manifestazione pubblica di Gesù avviene in un contesto familiare, alle nozze di Cana. Lo stesso Gesù sceglie di entrare nel mondo attraverso una famiglia, a dimostrazione che è lì, nelle relazioni semplici e quotidiane, che si rende visibile il volto di Dio.

Ma come possiamo rendere credibile e concreta questa unità? Innanzitutto, credendoci davvero. Spesso non siamo abbastanza convinti che l’unità sia possibile. Invece, lo Spirito Santo ci invita a viverla sempre, anche nelle difficoltà, soprattutto nelle relazioni in cui Dio ci ha posti.

San Giovanni Paolo II ricordava che non scegliamo la famiglia in cui nascere: è un dono, un progetto di Dio. In essa impariamo ad amare, a costruire legami, a crescere nella relazione con Lui e con gli altri. Per questo la famiglia non va solo sopportata nei momenti di crisi, ma valorizzata come luogo privilegiato di espressione della fede cristiana.

Anche nei momenti più difficili, la famiglia può essere segno di speranza, pace e fraternità, se fondata su Dio. Lo stesso Gesù, nel Vangelo, mette in guardia i discepoli dalla tentazione della dispersione: non basta una fede fondata sui miracoli o sulle emozioni. Serve una fede profonda nella verità dell’unità, che Dio ha pensato per l’uomo.

La dispersione, l’isolamento, la rottura delle relazioni avvengono proprio perché non crediamo abbastanza nell’unità in cui Dio ci ha costituiti. La famiglia è chiamata allora a essere segno e strumento di questa unità. Come ricordava un sacerdote, la Chiesa stessa è chiamata a vivere come una grande famiglia, fatta di familiarità, condivisione e relazioni autentiche.

Non si tratta di costruire famiglie perfette, da pubblicità, ma di vivere con sincerità e concretezza l’unità possibile grazie allo Spirito Santo. Famiglie che, pur ferite e attraversate dalle sfide del nostro tempo, resistono alla disgregazione, perché fondate sulla roccia dell’amore di Dio.

Gesù ci dice: “Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo.” Credere che Egli ha vinto non significa ignorare le guerre, le crisi o i dolori della società, ma vivere nella certezza che con lo Spirito Santo è possibile vincere ogni forma di divisione, a partire dalle nostre case.

La speranza, allora, non è una vaga attesa del futuro. È una realtà presente, da vivere oggi, nelle nostre famiglie, nella nostra vita quotidiana. Sperare significa pregare, agire, credere che l’amore e l’unità sono realmente possibili, perché Dio li ha pensati e voluti per noi.

In questo Giubileo della Speranza, dobbiamo ricordare che la famiglia è il luogo dove la speranza si fa concreta. La speranza di Dio è che gli uomini vivano in pace, in unità, in relazioni d’amore. Quando una famiglia vive così, diventa un segno visibile di ciò che Dio desidera per tutta l’umanità.

La nostra testimonianza, dunque, non richiede gesti eclatanti, ma una vita coerente, radicata nello Spirito Santo, capace di creare comunione, fraternità, amore. Ogni famiglia che accoglie lo Spirito e ne permette l’azione, diventa icona della speranza di Dio per il mondo.

Chiesa Cattedrale di Campobasso

2 giugno 2025

 

+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni