Nel cuore del Molise, tra le colline che circondano Baranello, ogni anno la comunità si ritrova attorno al suo Patrono, San Michele Arcangelo. Non è solo una festa religiosa: è un momento identitario, un ponte tra generazioni, tra chi resta e chi ritorna. Un intreccio di fede, storia e futuro. A Baranello, la Festa di San Michele Arcangelo è più di un rito: è il racconto vivo di una comunità che resiste, che si ritrova e che guarda avanti.

In un tempo dove i legami si fanno fragili, qui c’è ancora qualcosa che tiene insieme le persone: la fede, certo, ma anche la memoria condivisa, l’identità, il senso di appartenenza. E ogni anno, sotto lo sguardo di San Michele, tutto questo si rinnova.

Omelia di S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni in occasione della festa di San Michele Arcangelo nella parrocchia di Baranello (CB)

SAN MICHELE E LA BATTAGLIA QUOTIDIANA PER IL BENE

La lettura ci parla ancora una volta della lotta tra Michele e il drago, affiancato dai suoi angeli. Il Vangelo, invece, introduce il tema della zizzania. È ormai quasi scontato affermare che il male esiste: esso attraversa la vita dell’uomo, si insinua nel cuore, nelle azioni, nel vivere quotidiano, fino a permeare l’intera storia dell’umanità.

Ma se ci fermassimo solo su questo aspetto, saremmo ancora bloccati al momento della morte di Gesù. E invece no: Cristo è risorto. Michele è per noi il simbolo di chi vince il male attraverso la lotta. Per questo dobbiamo essere certi che, pur nella fragilità e anche quando il male non dipende direttamente da noi, esso può essere sconfitto. È questa la speranza che celebriamo nella festa di San Michele. Non ci rivolgiamo a lui per dire: “pensaci tu”, ma per chiedergli di renderci combattenti come lui, capaci di affrontare le difficoltà, le paure e le angosce trasformandole in occasioni di salvezza.

In questa luce, San Michele non è solo colui che protegge, ma anche un esempio da imitare, perché ci spinge a vivere nella giustizia e a lottare contro ogni forma di male. L’Apocalisse lo mostra in un combattimento continuo contro il drago, e questa immagine ci ricorda che la lotta contro il male non è episodica, ma quotidiana. Il male si insinua nei piccoli gesti: un torto ricevuto, un’offesa, un’incomprensione, e anche le persone più buone possono reagire con rabbia e violenza. Perciò occorre vigilanza costante, perché il male agisce spesso proprio nei momenti di debolezza, quando meno ce lo aspettiamo.

Operare il bene, quindi, non è solo una scelta, ma uno stile di vita. Non basta desiderarlo: bisogna praticarlo nelle parole, nei gesti, nei rapporti, al lavoro, nelle passeggiate, persino quando guardiamo la televisione. È un esercizio continuo. Solo così possiamo educarci a riconoscere il male ed evitarlo. Ogni giorno, in ogni situazione, siamo chiamati ad agire nel bene.

Questo è il momento: ogni istante è buono per respingere il male. La salvezza è sempre vicina, perché Dio ce la offre come dono. San Michele non agisce solo nella festa in suo onore, o quando lo invochiamo in particolari occasioni. Egli è sempre presente, vicino a noi. L’angelo custode, dono di Dio per ciascuno di noi, è guidato da Michele, che a sua volta istruisce e rafforza i nostri angeli perché ci proteggano.

La sua intercessione è continua, e noi dobbiamo esserne consapevoli. Ma questa azione divina non può essere efficace se noi non collaboriamo, se non scegliamo attivamente di operare il bene. Dio ha bisogno della nostra partecipazione per contrastare il male.

Il Vangelo ci propone una parabola che sembra controintuitiva: se c’è il male, verrebbe da pensare che la soluzione sia eliminarlo subito. Ma il testo evangelico ci insegna che grano e zizzania crescono insieme, e che spesso si somigliano. Strapparle rischia di danneggiare anche il bene che cresce. Serve pazienza, discernimento. Quando tutti dormivano, dice la Scrittura, venne il nemico e seminò la zizzania in mezzo al grano.

Questo ci ammonisce: non dobbiamo dormire. Il male approfitta della nostra distrazione, della superficialità, dell’indifferenza. Basta poco: un’incomprensione, un malinteso, una parola detta male, e nasce un conflitto. Magari l’altro era solo distratto, preoccupato, e non ci ha salutato. Ma il male prende forma, si rafforza nell’orgoglio e nella reazione, e cresce come zizzania nel campo.

Dobbiamo vigilare, perché il nemico – che è il male dentro di noi – agisce subdolamente. Occorre discernimento, imparare a distinguere il bene dal male, non solo a livello teorico, ma nella vita di tutti i giorni. Domandiamoci il perché delle cose, prima di giudicare. Dietro alcune scelte, che magari ci disturbano o non comprendiamo, può esserci una verità, un’intenzione buona che non vediamo subito.

Il male è ambiguo, silenzioso, si nasconde sotto apparenze di bene. Per questo bisogna saper attendere, osservare, discernere. Ma intanto, come si vive con la presenza del male? La risposta cristiana non è solo evitarlo, ma soprattutto contrapporgli il bene. Il bene è la vera arma. Più agiamo bene, più ci educa il bene, più desideriamo il bene per noi e per gli altri, meno spazio avrà il male.

Non esiste neutralità: non possiamo rimanere indifferenti. L’apatia, il disinteresse, l’“ognuno pensi per sé”, sono già una forma di complicità col male. La nostra vocazione è quella di coltivare il bene, far crescere il grano buono che copre e soffoca la zizzania.

Questa è la via che ci ha mostrato Gesù: ha vissuto l’amore, ha annunciato il bene, ha servito con gratuità, anche a costo della sua vita. E San Michele è diventato in qualche modo il suo “braccio armato”, colui che con coraggio combatte apertamente ogni forma di male.

Ci sono mali grandi, come le mafie, l’illegalità, le truffe, e vanno affrontati con fermezza e determinazione. Grazie a Dio ci sono persone che lo fanno con coraggio ogni giorno. Ma noi, nel nostro piccolo, siamo chiamati a fare la nostra parte: nel cuore, nella coscienza, nella famiglia, nella comunità. Anche se non siamo esperti combattenti, possiamo essere operatori di bene. E il bene è ciò che davvero sconfigge il male.

Dio ha già vinto il male e Satana con l’amore di Cristo. E oggi più che mai, sappiamo quanto abbiamo bisogno di amore, pace e fraternità. Lasciamoci guidare dalla Chiesa e dal Papa, che ci indica la strada del dialogo, della comunione e della collaborazione come via per affrontare ogni forma di male.

Facciamolo. Perché è ciò a cui ci chiama il Signore con il dono dello Spirito Santo. Nutrendoci della Parola e dell’Eucaristia, possiamo diventare capaci di ogni bene, imparando a far prevalere, ogni giorno, il buon grano che Dio ha seminato in noi. E San Michele ci aiuti a riconoscere e combattere il male, anche quando si presenta travestito da bene.

08 maggio 2025

+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni