La Settimana Santa è il cuore della nostra fede cristiana, un momento privilegiato per vivere in profondità il mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. La Chiesa Cattedrale di Campobasso invita tutti i fedeli a partecipare con devozione alle celebrazioni che si svolgeranno dal 13 al 20 aprile, con la guida del nostro Arcivescovo. Ogni celebrazione è un’opportunità per rinnovare la nostra fede e unirci in preghiera e riflessione durante questo tempo sacro.

Programma delle Celebrazioni

13 aprile – Domenica delle Palme
Ore 8.30: Santa Messa
Ore 9.30: Benedizione delle Palme e processione da piazza San Leonardo alla Cattedrale
Ore 10.00: Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo
Ore 11.30: Santa Messa
Ore 17.30: Via Crucis
Ore 18.30: Santa Messa

14-15 aprile – Lunedì e Martedì Santo
Ore 18.30: Santa Messa

16 aprile – Mercoledì Santo

Ore 18.00: Santa Messa Crismale presieduta dall’Arcivescovo e concelebrata dai presbiteri della Diocesi

17 aprile – Giovedì Santo
Ore 18.00: Santa Messa in Coena Domini e Lavanda dei piedi presieduta dall’Arcivescovo

18 aprile – Venerdì Santo
Ore 15.30: Azione Liturgica nella Passione del Signore presieduta dall’Arcivescovo
Ore 18.00: Processione del Cristo Morto e dell’Addolorata partendo dalla Cattedrale

19 aprile – Sabato Santo
Ore 20.30: Veglia Pasquale presieduta dall’Arcivescovo

20 aprile – Pasqua di Risurrezione del Signore
Ore 8.30: Santa Messa
Ore 10.00: Santa Messa
Ore 11.30: Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo
Ore 18.30: Santa Messa

Invitiamo tutti i fedeli a partecipare con cuore aperto a queste celebrazioni, vivendo il Triduo Pasquale come un cammino di fede e di rinnovamento spirituale.

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Omelia Domenica delle Palme 2025  – Piazza San Leonardo – Chiesa Cattedrale della Santissima Trinità di Campobasso

DOMENICA DELLE PALME: PORTA DELLA SPERANZA VERSO LA PASQUA

Sofferenza e rifiuto, come la Passione ci ha ricordato. Ma siamo certi che il Signore non ci abbandona, non ci lascia soli. Il Salmo dice: “Tu, Signore, non stare lontano; mia forza, vieni presto in mio aiuto”. Gesù ha accettato di fare la volontà di Dio, e il Padre lo assiste e lo accompagna, come avviene per noi oggi nella nostra vita.

Gesù si fa servo, umile e povero, come la seconda lettura ci diceva e ci invita a essere, a nostra volta, servi per amore della fraternità e della pace. Una pace per la quale dobbiamo ancora pregare costantemente, perché il Signore la doni a tutti gli uomini e ispiri i loro cuori affinché la realizzino concretamente. Pace e fraternità che Dio vuole donare a tutti, indistintamente, attraverso il nostro impegno di cristiani.

La croce di Gesù, la sua spoliazione della divinità, il suo svuotarsi e umiliarsi nel farsi uomo, non hanno come fine la morte, ma sono per la risurrezione. Esaltano il suo essere servo, che dona se stesso all’umanità. Per questo Dio lo ha esaltato attraverso la croce, affinché noi potessimo riconoscere il suo amore e dire oggi, con fede: “Gesù Cristo è Signore, a gloria di Dio Padre”.

Entrati con Gesù a Gerusalemme, proviamo ora a entrare nella sua Passione, prendendone parte, entrando in noi stessi, dal punto di vista spirituale e interiore. Confrontiamoci e lasciamoci provocare nella nostra vita quotidiana dalla Passione del Signore. Proviamo a comprendere e considerare quanto Gesù ha vissuto dal punto di vista umano, nelle sue emozioni – era uomo, e le ha vissute tutte – e quanto hanno vissuto i personaggi, in reazione a ciò che lo riguardava. Quale relazione hanno vissuto tra loro? Quale relazione viviamo noi oggi con Gesù della Passione?

Il racconto dell’Ultima Cena ci dice che questo è il discorso di addio di Gesù, il suo testamento spirituale. Ci affida un compito e ci dà delle istruzioni: ci invita, come ha fatto lui, semplicemente, a essere servi gli uni degli altri, nel dono di sé.

Gesù vive la delusione per la paura e l’abbandono dei suoi discepoli. Vive il rifiuto della folla che, tre giorni prima, lo acclamava all’ingresso di Gerusalemme con “Osanna al figlio di Davide”, e poi griderà “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Gesù è solo, nessuno lo ha difeso nel processo costruito con false accuse contro di lui. In tutto questo si fa carico di tutte le solitudini di ogni persona che si sente prostrata. Ma in tutto questo, egli resta fedele al suo amore per gli uomini, e il Padre – che mai lo ha abbandonato – manda un angelo a consolarlo. Vedete la delicatezza di Dio: manda un angelo a consolarlo, come ognuno di noi ha un angelo consolatore per la propria vita.

E allora, quanto siamo disposti a compiere il bene, a credere in Gesù, a seguirlo, a essere cristiani se questo costa qualcosa? Invece, se ci offendono, se ci dicono che stiamo perdendo tempo, che non ne vale la pena, che nel mondo bisogna essere forti e pensare solo a sé stessi, come reagiamo?

Gesù prega per i suoi discepoli affinché non perdano la fede. Perdona il cedimento, la paura, la fragilità dei suoi discepoli e della folla. Così fa sempre con noi. Il Signore ha dato a ognuno di noi un angelo consolatore che ci sostiene e ci aiuta in ogni difficoltà.

La folla e i soldati lo deridono, lo picchiano, lo insultano, lo umiliano, lo denudano della sua dignità. Quante persone oggi subiscono lo stesso. E quante volte anche noi siamo pronti a giudizi e condanne facili verso chi è diverso da noi per situazioni di vita, cultura, nazionalità, partito politico, esperienza, o addirittura per la squadra di calcio. Quanta rabbia, quanto rancore, fino a odiare. Ancora oggi, a volte, siamo pronti a crocifiggere Gesù.

Pilato, Erode, i capi dei sacerdoti, gli anziani del popolo, scribi e farisei: tutti uniti contro Gesù, per paura di perdere il potere – militare, politico, economico, sociale, religioso. Anche per noi, sempre, bisogna ricordare che il Signore non toglie nulla, se non la sete di dominio sugli altri. Egli dona tutto a chi lo ama, lo ascolta, lo segue, lo serve.

Ci sono però altre figure in cui possiamo riconoscerci. Simone di Cirene, che era lì per caso, un passante obbligato dai Romani ad aiutare Gesù a portare la croce, condivide la sua umanità sofferente con la propria. Lo riconosce come Messia e Salvatore. Non è forse detto: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”? Il Cireneo rappresenta tutti noi, quando condividiamo le sofferenze e difficoltà altrui, quando siamo vicini, disponibili a supportare e incoraggiare. Siamo la presenza amica e familiare che aiuta a portare la croce degli altri. Noi siamo i Cirenei di oggi, dei disagi e dei dolori altrui.

Il buon ladrone è colui che ha coscienza di essere peccatore, di aver sbagliato – come anche noi riconosciamo. Ma è anche l’unico che riconosce Gesù come vero Re dei Giudei e il suo amore misericordioso. Come noi, nella nostra fede, facciamo ogni giorno. Anche la nostra preghiera chiede di essere perdonati e salvati. Da soli non possiamo: non esiste autosalvezza. Dobbiamo chiederla al Signore. Riconosciamo che Gesù ci ama, ci benedice e ci salva. E anche noi possiamo dire: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno”, ed egli ci dice: “Oggi sarai con me in Paradiso”.

Il centurione ai piedi della croce, forse uno di quelli che l’aveva insultato e colpito, si converte. Riconosce, con occhi di fede, che “veramente quest’uomo era giusto”. Anche noi chiediamo al Signore, nell’esperienza della Passione, in questa Settimana Santa, di poterlo riconoscere come l’uomo giusto che ha dato la vita per la nostra salvezza, e di poterci convertire alla sua proposta di comunione, amore e volontà di salvezza, per noi e per tutti.

L’augurio per tutti noi è di accogliere e partecipare alla Passione di Gesù, per scoprirlo come novità di vita migliore e di rinascita con la Santa Pasqua di Risurrezione.

Auguri di buona Domenica delle Palme. Il tono della Passione è triste, ci mette di fronte alla realtà vissuta da Gesù e che ci appartiene, alla quale ci chiama a partecipare. Ma viviamo con lui anche quella fede semplice che c’era nella Domenica delle Palme: gli ulivi che mostrano il desiderio, le palme che esprimono la speranza di pace. Che il Signore sia ciò che speriamo, come più di duemila anni fa speravano qualcosa che non avevano compreso.

Noi conosciamo la storia di Gesù, gli apparteniamo, e lui appartiene alla nostra. Abbiamo motivo di gioia, non perché attendiamo un profeta che risolva i nostri problemi, ma perché conosciamo il Messia, Gesù, che darà la vita perché ci ama, ed entra in comunione con noi.

E questa è una gioia che non deve e non può essere scalfita da nessuna situazione di difficoltà o sofferenza, perché davvero il Signore ci conduce per mano a scoprire il dono della risurrezione e della pace.

Poniamoci in cammino con lui, in questa Settimana Santa.

Domenica delle Palme 13 aprile 2025

+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni

SANTA MESSA CRISMALE 2025

Omelia S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni, Santa Messa Crismale 2025, Chiesa della S.s. Trinità di Campobasso

UN RINNOVATO IMPEGNO AL SERVIZIO DEL POPOLO DI DIO

Carissimi fratelli e sorelle,

è con grande affetto e paternità che vi saluto, voi che fate parte del mio ministero episcopale. Un saluto speciale va ai religiosi, ai diaconi, ai seminaristi, a tutte le associazioni e ai movimenti laici. Vi abbraccio con il cuore, nella paternità che mi è stata conferita attraverso la mia consacrazione, che mi rende vostro pastore nella nostra chiesa locale di Campobasso e Boiano.

Un pensiero di gratitudine va al vicario generale per le sue parole di accoglienza e di sostegno, per il suo costante aiuto, che mi permette di comprendere meglio come servire ognuno di voi, ma anche l’intero gregge che mi è stato affidato. Il suo incoraggiamento è stato per me una guida preziosa, una spinta a lavorare sempre con maggiore dedizione per il bene di ciascun fedele.

In questo momento di preghiera, mi unisco al ricordo dei sacerdoti defunti, in modo particolare per quelli che, con il loro esempio, hanno seminato la fede in noi. Prego per i sacerdoti malati, per chi celebra oggi l’anniversario della propria consacrazione e per coloro che stanno per ricevere il sacramento dell’ordine del diaconato. Abbiamo anche ascoltato le parole di vicinanza e preghiera di Mons. Armando Dini e Mons. Giancarlo Bregantini, ai quali esprimo il mio più sincero grazie, soprattutto per quelli tra di voi che sono stati ordinati sacerdoti o diaconi grazie alla loro guida.

Saluto e ringrazio anche le autorità civili e militari, quelle presenti oggi e quelle assenti, per il dialogo costante che abbiamo instaurato. Anche se non sempre fisicamente presenti, sento il loro impegno e la loro collaborazione, che hanno permesso di instaurare una relazione di reciproca accoglienza e rispetto. Ciò che stiamo costruendo insieme per il bene comune è molto importante, e spero che questa sensibilità possa continuare a crescere in ogni parrocchia della nostra diocesi e in tutti i luoghi dove ci sono delle responsabilità civili e sociali.

Essere qui oggi, nella cattedrale, è per me un segno concreto della nostra unità e della comunione che ci lega come comunità di fede. La cattedrale rappresenta, infatti, non solo il luogo di preghiera, ma anche il simbolo visibile di questa nostra Chiesa locale, unita nel servizio e nella carità.

A volte si parla tanto di ciò che i preti dovrebbero essere, di come dovremmo rispondere alle aspettative dei laici, e viceversa. Ma è importante ricordare che la nostra missione non è solo quella di soddisfare desideri personali o aspettative che non sempre sono in linea con quanto la Chiesa ci chiede. Il discernimento e la guida sono sempre una sfida, e non è mai facile rispondere pienamente a ciò che il Signore ci chiede. Il nostro desiderio più profondo, tuttavia, è quello di conformarci a Cristo e di lasciare che la liturgia e la Parola di Dio siano il nostro orientamento quotidiano.

Come abbiamo ascoltato nel Vangelo di Luca, Gesù stesso esprime la consapevolezza della propria consacrazione e del ministero che gli è stato affidato: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione.” È questo lo stesso Spirito che oggi è con noi, che ci guida e ci rafforza, affinché possiamo essere testimoni autentici e fedeli del Vangelo.

Cari sacerdoti, il vostro ministero è reso possibile dalla grazia dello Spirito Santo, che agisce in voi e attraverso di voi. Ora, mentre vi accingete a rinnovare le promesse sacerdotali, ricordatevi che vi viene chiesto di unirvi intimamente al Signore Gesù, di rinunciare ai vostri desideri personali per diventare veri dispensatori dei misteri di Dio, testimoni della salvezza. Con il vostro sì, lo fate con consapevolezza, sapendo che il vostro servizio non è un atto di egoismo, ma un’offerta totale di voi stessi per il bene degli altri.

Non dimenticate mai che ciò che state facendo non è nelle vostre forze, ma è frutto della grazia di Dio. Siate certi di quanto il Signore chiede di voi, ma ancora di più di quanto Lui compie in voi attraverso la Sua grazia. È grazie a questa Grazia che sarete in grado di vivere il vostro ministero con fedeltà, e che sarete pronti e disponibili per tutto ciò che il Signore ha in serbo per voi, anche quando le circostanze saranno difficili o inaspettate.

Il Signore ci ha chiamati a portare il lieto annuncio ai poveri, a proclamare la libertà agli schiavi, a dare la vista ai ciechi e a consolare gli afflitti. Questo è il nostro compito: portare la speranza che non delude, essere testimoni della salvezza che il Signore ci offre. È una chiamata grande, che a volte può sembrare impossibile da realizzare, ma ricordiamo che siamo solo strumenti nelle mani di Dio. Lui ci ha scelti per realizzare la Sua parola nella storia, per portare la salvezza agli uomini.

Non possiamo dimenticare quanto grande sia il nostro ministero. La consapevolezza di essere scelti da Dio per questo compito ci riempie di umiltà e anche di timore, perché riconosciamo la nostra piccolezza rispetto a quanto Dio compie attraverso di noi. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che Dio, con la Sua misericordia, ha preso su di sé le nostre fragilità, i nostri peccati e i nostri errori, e ci ha donato il Suo amore, la Sua parola, la Sua grazia e il Suo Spirito.

E anche noi, come Suoi ministri, dobbiamo essere pronti a prendere su di noi le sofferenze e le preoccupazioni della gente che ci è stata affidata. Dobbiamo accogliere le loro difficoltà, le loro angosce, le loro ferite, e donare loro la consolazione che viene dai sacramenti, dalla parola di speranza e dalla vicinanza fraterna. Dobbiamo essere generosi e dedicati, pronti a dare tutto noi stessi per il bene dei nostri fratelli.

A nome di tutti i laici, voglio dire grazie a ciascuno di voi per il servizio che rendete ogni giorno, anche se spesso non viene riconosciuto come meriterebbe. Vi ringrazio per la dedizione che mettete nel vostro ministero, per il bene di tutta la comunità di Dio, sia quella che conosciamo che quella che non conosciamo. Ogni volta che celebrate, lo fate non solo per i fedeli che vi sono affidati, ma per tutta l’umanità. E questo è il grande mistero che viviamo, un mistero di sacrificio e di grazia.

Infine, vi esorto a non lasciarvi scoraggiare nei momenti di difficoltà. Anche quando sembrerà che il nostro impegno sia inutile o che non venga riconosciuto, sappiamo che la nostra ricompensa è presso il nostro Dio. Il Signore semina con noi e, sebbene non vediamo sempre i frutti del nostro lavoro, possiamo essere certi che Lui sta costruendo la Sua casa nei cuori dei fedeli.

Prego per voi, affinché, con la grazia di Dio, possiamo sempre crescere nella reciproca appartenenza e nell’amore fraterno. Affidiamoci tutti insieme all’intercessione di San Bartolomeo, della Madonna Addolorata e di tutti i santi protettori delle nostre comunità, affinché ci custodiscano e ci proteggano nel nostro cammino di fede.

Che il Signore vi benedica, e che la Sua mano stia sempre sopra di noi, guidandoci nel nostro servizio per il popolo di Dio.

Mercoledì 16 aprile 2025

+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni