Lunedì 7 aprile 2025, alle ore 19:30, presso la Parrocchia di San Pietro Apostolo, in via San Giovanni a Campobasso, si terrà una speciale Veglia di Preghiera Diocesana con l’intento di riscoprire la bellezza della speranza che solo Gesù può donare con la sua misericordia.
L’incontro, promosso dall’Ufficio Pastorale delle Aggregazioni Laicali, è aperto a tutte le Associazioni, Fraternità, Movimenti, Gruppi della Diocesi di Campobasso-Bojano e a tutti i fedeli che desiderano vivere un momento di comunione e preghiera, sotto la guida spirituale di S.E.R. Mons. Biagio Colaianni, per rinnovare l’impegno di fede e speranza in Cristo, specialmente in questo tempo di quaresima.
“RITORNATE A ME, CON TUTTO IL CUORE” (Gioele 2,12), il richiamo profetico che ci invita a ritrovare la forza di un cuore che si abbandona al Signore, accogliendo la Sua misericordia e il Suo amore infinito.
Vi invitiamo a partecipare numerosi, per vivere insieme un’esperienza di preghiera che ci aiuti a riscoprire la profondità della speranza cristiana.
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Piccoli spunti di riflessione, nati anche grazie ai momenti di silenzio che ci hanno permesso di creare un clima autentico di preghiera e unità. Questa è una cosa preziosa: i gruppi, le associazioni, i movimenti che si ritrovano insieme nella preghiera sono un segno visibile di quanto si può realizzare per la nostra Chiesa locale. Questa sera siete un segno di un’unità straordinaria, che ogni tanto sperimentiamo ma che dovrebbe essere la regola nel nostro cammino cristiano.
Questa mattina sono stato a Castelpetroso, per il pellegrinaggio giubilare delle forze armate, delle forze di polizia e di sicurezza. Erano presenti prefetti, questori e rappresentanti delle varie forze. E tutti, nessuno escluso, hanno colto un elemento unico: l’unità. Persino i laici dicevano quanto fosse bello ritrovarsi tutti insieme. Poi, nel pomeriggio, abbiamo celebrato il funerale di don Saverio Di Tommaso, figura conosciuta da tutti, che ha dato tanto alla nostra diocesi. Anche lì, la partecipazione di quasi tutti i presbiteri è stata un altro segno di unità della Chiesa. Come questa sera, dove la preghiera dice chiaramente che siamo Chiesa.
Dentro questa consapevolezza mi è venuto spontaneo pensare: dobbiamo imparare a volerci più bene. Sì, è una parola grande. Certo, tutti diciamo di volerci bene, ma l’amore vero passa attraverso la misericordia e il perdono. O meglio: perdono e misericordia. Perché sono le condizioni del voler bene, come fa una madre o un padre con i propri figli. Anche quando sbagliano o fanno arrabbiare, l’amore resta, superiore ai loro limiti. La misericordia non è solo il perdono dei peccati: è amore incondizionato, che non aspetta di essere ricambiato o guadagnato.
Nel libro del profeta Gioele, la prima lettura ci invitava: “Laceratevi il cuore, ritornate a me con tutto il cuore”. Ma si può tornare solo se si è consapevoli del perché, del chi, del dove tornare. E la risposta è chiara: ritornate al Signore vostro Dio, perché Egli è misericordioso, benigno, lento all’ira e ricco di amore. Il ritorno ha senso solo se si è fatto prima l’incontro con l’amore di Dio. Se non lo si è incontrato, non si torna.
E noi? Siamo qui, andiamo a Messa, ci confessiamo, preghiamo. Ma anche noi abbiamo bisogno di tornare. Perché dentro, qualcosa può mancarci. E se cresce in noi il desiderio di Dio, sentiamo che val la pena tornare, perché ci manca il contatto, la relazione, la presenza. Mi manca Dio, e questo desiderio è già cammino di ritorno.
Il Vangelo dell’adultera, che abbiamo letto, mostra la forza destabilizzante della misericordia. I farisei volevano incastrare Gesù, ridurlo a giudice. Ma Lui non condanna il peccatore. Gesù non è morbido con il peccato, ma è misericordioso con la persona. Perché chi è cosciente dei propri peccati, è più clemente verso gli altri. Quando scrive per terra, lo fa in silenzio, invitando alla riflessione personale: “Chi sono io per condannare?”. La misericordia nasce quando si riconosce di averne bisogno. Solo così la si può donare.
Alla fine Gesù dice: “Neanch’io ti condanno. Va’ e non peccare più”. E qui tanti di noi si scoraggiano: “Ma come si fa a non peccare più?” È una parola grande. Ma se si incontra davvero la misericordia, essa cambia il cuore, e rende possibile anche ciò che sembra impossibile. Dio ci fa crescere piano piano, se ci affidiamo a Lui.
Carlo Carretto diceva di essersi convertito pensando alla grandezza della misericordia di Dio. Questo è ciò che dobbiamo imparare ad accogliere profondamente: la misericordia ci converte. Non è la nostra bravura che attira Dio, ma è Dio che ci ama per primo. Sempre. Anche se non cambiamo subito, anche se sbagliamo ancora. Dio ci perdona lo stesso, perché ci ama. Non aspetta che siamo perfetti. Ci ama nella nostra fragilità, come una madre che ama il figlio anche quando non risponde alle sue aspettative.
E questo amore è testardo, cocciuto, scandalosamente gratuito. “Non temere, io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni.” È un Dio che dice: “Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima, e io ti amo.” E noi? Quante volte lo sentiamo dire davvero? Quante volte lo crediamo fino in fondo?
E allora, se Dio ci ama così, se ci cammina accanto, cosa dobbiamo fare noi? La cosa più semplice, ma anche la più difficile: aprire il cuore. Lasciarlo entrare. Lasciare che la sua misericordia pervada la nostra vita. E trasformi il nostro sguardo sugli altri, come ha fatto con noi.
Concludo da dove sono partito: che bello stare insieme. Che bello essere Chiesa. Che bello se impariamo a guardare gli altri con misericordia, come Dio guarda noi. Il Padre nostro ci ricorda: come Lui perdona noi, anche noi dobbiamo perdonare gli altri.
Fermiamoci un attimo, ancora una volta, in silenzio. Per ascoltare nel profondo il battito di un Dio che ci ama, sempre e comunque. E poi, concludiamo insieme, in preghiera.
Lunedì 7 aprile 2025
+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni