Oggi, per i cristiani, vivere la Via Crucis è un cammino di fede che si intreccia con le sfide quotidiane. In un mondo frenetico e spesso disorientato, ogni passo può sembrare un momento di sofferenza, ma è anche un’opportunità di rinascita spirituale. La Via Crucis, che ripercorre le tappe della Passione di Cristo, non è solo un ricordo del passato, ma una chiamata a seguire Gesù anche nelle difficoltà del presente. Ogni dolore e ogni prova della vita possono diventare occasioni per rinnovare la fede, cercando la speranza e la salvezza nel sacrificio e nell’amore divino. Vivere la Via Crucis oggi significa essere testimoni di un cammino di umiltà, compassione e perseveranza, che conduce alla risurrezione.
Nella Cattedrale della Santissima Trinità di Campobasso, la celebrazione della Via Crucis ha acquistato una dimensione ancora più profonda grazie alla partecipazione del Coro Trinitas, diretto dal Maestro Antonio Colasurdo. La musica, eseguita con grande sensibilità e maestria, ha accompagnato ogni tappa del cammino, arricchendo l’esperienza liturgica e rendendo ancora più toccante l’atmosfera di riflessione e preghiera. La potenza del canto sacro ha saputo intrecciarsi perfettamente con la spiritualità del momento, rendendo ogni momento di preghiera un vero e proprio atto di adorazione e meditazione.
Omelia S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni
Nella liturgia di questa prima domenica di Quaresima, con la I lettura, si fa memoria della vicinanza e presenza di Dio nel suo popolo e nel vangelo Gesù è tentato, è portato dallo Spirito Santo nel deserto.
Il deserto, allora, ricorda il luogo nel quale Israele ha camminato dopo la liberazione dall’Egitto, in cui è stato prescelto, eletto ed invitato a conoscere Dio e fare alleanza con Lui. Il deserto è il luogo dell’ambivalenza biblica e spirituale, il luogo arido, di difficoltà e prova, pericolo, solitudine, tentazione, morte. Oppure è il luogo per incontrare Dio, conoscerlo, fidarsi di lui e diventare il popolo che gli appartiene e che amerà sempre e comunque con misericordia.
Il deserto è la metafora della vita e delle situazioni che essa comporta e che ci mettono alla prova, è metafora del cammino quaresimale di conversione di ognuno di noi nell’accogliere Dio, nel rifiuto e lotta al demonio e al male che ci tenta, ci toglie la libertà, la capacità di amare di cuore e vivere relazioni pacifiche e serene.
Nella prima lettura Mosè ricorda al popolo la sua storia e come Dio l’ha fatta diventare storia di salvezza, perché ha ascoltato il suo grido sofferente, ha visto la sua miseria e oppressione e lo ha liberato dall’Egitto. Così è anche per noi oggi, dobbiamo rendercene conto, certamente il Signore è intervenuto nella vita e storia di ognuno di noi facendoci del bene, e sempre, ad esso ci orienta e conduce per renderci certi della sua volontà di salvezza: ci dona ‘latte e miele e le primizie dei frutti’ dovuti alla sua Grazia e presenza nel nostro cammino e anche al nostro impegno di vita cristiana.
Riconosciamo dunque che Dio ci ama e ci elegge e ci rende suoi figli. Questa è stata la conquista interiore di Gesù nel deserto delle tentazioni: riconoscere ed essere certo della propria Identità Divina di Figlio Inviato da Dio. La tentazione più grande che Gesù subirà nel deserto, sarà l’invito a negarla, ma egli affermerà che è in comunione di amore col Padre e di lui si fida e alle sue mani si affida e consegnerà il suo spirito.
La II lettura ci indica come sia fondamentale, in questo tempo di Quaresima, l’ascolto della Parola che è il Signore stesso, Parola che nel cuore si accoglie e si crede per essere in sintonia e amicizia con lui. Con la bocca la Parola diventa professione di fede, la si testimonia e annuncia con la vita e si riceve in dono la salvezza. È quella Parola che nel Vangelo Gesù usa in risposta al demonio che lo tenta: “Sta scritto” dirà ogni volta, e anche il demonio la cita, ma per usarla contro, distorcendone la verità, il significato, mistificandola, ma Gesù le dà il giusto senso e la spiega, resiste e vince.
Non viene meno la fiducia in Dio, è tentato, ma supera la prova e il diavolo si allontana e va via, è possibile vincere il male che esiste ed è insidioso e ambiguo. La Parola, l’adorazione e la fede salvano e dicono che noi siamo vittoriosi.
Gesù come noi è tentato nel bisogno, ‘ebbe fame’, il demonio tenta nella povertà e difficoltà, quando si è fragili e si ha paura di non farcela e sopravvivere per mancanza di un lavoro sicuro, di un sostentamento economico certo, di buona salute, di una fede perseverante e costante. Ma Gesù era pieno di Spirito Santo e ciò gli ha permesso di superare le tentazioni.
Anche noi abbiamo lo Spirito Santo e possiamo vincere le provocazioni di Satana che tende a dividere, a farci vivere nella tristezza, confusione, angoscia, insicurezza e comunque senza speranza, per ergersi a dominatore, riferimento dei nostri pensieri e del nostro agire. Il diavolo ci vuole tentare e convincere che Dio non nutre i suoi figli, li abbandona nella necessità e non interviene, che non dà potere e forza alla nostra vita per vivere nella grandezza e quindi è inutile fidarsi di lui e seguirlo.
Dobbiamo lottare in questo tempo e cammino quaresimale per affermare sempre più la nostra alleanza, comunione e unione con il Signore per non restare nel deserto, ma avere cesti di frutti da godere e poterli offrire ad ogni nostro fratello e sorella.
Buon cammino di Quaresima perché ogni deserto possa fiorire e possa aprirci alla speranza, che nella passione morte e resurrezione di Cristo, non delude.
Mons. Biagio Colaianni
Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano
Nel primo anniversario del suo ingresso ufficiale nella nostra Diocesi, Mons. Biagio Colaianni ha voluto ringraziare di cuore la comunità per averlo accolto con calore e disponibilità. Ha sottolineato quanto sia importante camminare insieme, come una Chiesa unita, e ha ricordato che ogni traguardo raggiunto è frutto dell’impegno di tutti. Ha parlato con gratitudine del sostegno che ha ricevuto, e ha espresso il desiderio di continuare a servire la Diocesi con dedizione, per crescere insieme nella fede e nel bene comune, con la speranza che ogni passo fatto porti frutti di speranza e di amore.
Omelia S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni
Nel primo anniversario del mio ingresso in arcidiocesi, ringrazio tutti perché mi avete permesso di entrare dalla porta dei vostri cuori, delle vostre vite, situazioni facili o piene di preoccupazioni, di condividere le attese fiduciose e aperte alla novità nel volermi incontrare e conoscere, senza prevenzioni o pretese, ma pazienti, desiderosi di continuare il vostro già consolidato cammino in Cristo, protesi anche alla novità del mio ministero tra voi e con voi.
Durante questo anno nei tanti incontri con i collaboratori, che a vario titolo mi hanno aiutato nel mio ministero, vi ringrazio, ho insistito sulla sinodalità, convinto che ho bisogno di voi per conoscere, capire e seminare in un territorio geografico, sociale, umano e comunitario, ecclesiale, che sto imparando a vivere, amandolo e amandovi, nel servizio senza riserve come Pastore che cerca di essere degno e all’altezza di quanto il Signore ci chiede.
Ho preso possesso un anno fa di una chiesa già ricca di tanti progetti e delle disponibilità di tante persone impegnate nel servizio istituzionale e personale. Cerco di avvalermi sempre del bene costruito dal mio predecessore Mons. Bregantini e da quanti vi guidano nella vita civile e sociale e con i quali si è creata buona intesa e dialogo per realizzare insieme il bene comune.
Vi ringrazio per la familiarità immediata concessami, dice l’apertura, la genuinità semplice e generosità che avete e che mi ha permesso di cogliere la bontà dei valori in cui siete radicati nella storia che avete saputo costruire non perdendo le tradizioni, che, seppur in alcuni casi necessarie di purificazione, sono segno di umanità e comunità coese e fraterne nel nome di Cristo. Siamo in cammino, non è possibile realizzare tutto e subito, ma nella dedizione e sincerità di ogni tipo di impegno personale e con gli altri, sono convinto che stiamo costruendo il bene spirituale e di vita migliore per tutti.
Il mio impegno e la mia dedizione è volta ad incontrare per quanto possibile, tutti, convinto di volervi parlare e testimoniare nostro Signore Gesù Cristo. È lui che va accolto profondamente e servito, perché è Lui che genera disponibilità, generosità, cooperazione e dono di sé che diventano motivo per una crescita sociale giusta ed equa nel rispetto dei diritti e del bene di tutti. La coscienza Cristiana promuove il bene sociale, educa a lottare contro ciò che lo rallenta e non vuole permetterlo: dal cuore e intimo della coscienza escono le cose buone… I frutti buoni vengono dall’albero buono.
Ringrazio i molti laici impegnati nella pastorale della nostra chiesa, sapete di essere preziosi per la sua stessa vita. Ringrazio le religiose e religiosi, i diaconi e sacerdoti per il servizio ministeriale costante e fedele, pur se a volte in condizioni precarie difficili, vi ammiro e mi siete di incoraggiamento ed esempio per spendermi ancor più senza riserve.
Vi ringrazio confratelli nel sacerdozio per l’accoglienza, il sostegno datomi per quanto pensato e deciso per il bene del nostro popolo e delle comunità parrocchiali e per la diocesi intera, il governo condiviso è garanzia di buona guida per il gregge. Vi invito ad essermi vicino ed avere ancora pazienza nel sostenermi e coadiuvarmi, non sono nato vescovo e con voi cerco di imparare ad esserlo, affidandomi allo Spirito Santo e alla fraternità sacerdotale, con voi e per voi desidero essere pastore e padre in virtù della Grazia che Dio mi dona. Vi ringrazio ancora per la collaborazione e obbedienza data per le necessità della nostra chiesa locale. Il mio impegno continua nel voler stare con la gente, vicino, essere uno di loro, perché imparo e capisco quali necessità e bisogni incontrare e provare a sostenere e aiutare e come poter diventare guida che traccia strade sicure e di Dio. Desidero stare accanto a voi religiosi e religiose, diaconi e presbiteri per crescere assieme nel donare noi stessi e costruire la chiesa di tutti. Permettetemelo nonostante le mie povertà insufficienze, voi siete l’integrazione e parte significativa per il mio ministero episcopale, da solo non posso offrire e fare molto.
Ho provato a fare una verifica di questo primo anno trascorso con voi, siamo agli inizi di tanti processi già avviati, ancora da portare avanti e concretizzare, con perseveranza e fiducia, nella consapevolezza e certezza che la volontà di Dio si compie e realizza secondo il suo cuore e i suoi imperscrutabili disegni, la nostra speranza è in Dio e non delude.
La mia gratitudine va a Papa Francesco chi mi ha eletto per stare tra voi come vescovo, per lui in particolare la nostra preghiera, perché la salute lo ristabilisca nella guida piena della chiesa, in un tempo nel quale, lui, messaggero di pace e giustizia, testimone coerente di carità, è fondamento e riferimento per tutta l’umanità.
Riaffido il mio Ministero episcopale e il nostro cammino di chiesa diocesana alla Santissima Trinità che ci accoglie protegge e benedice e che oggi ci riunisce nella chiesa madre che per impegno perseverante di alcuni è oggi la sede che mi ospita e la cattedra che mi è data. Alla Madonna Addolorata la mia richiesta e preghiera di protezione consolazione, perché nessuno dei suoi figli abbia a soffrire o sia dispiaciuto a causa mia o perché renda vana la grazia che mi ha dato.
Pregate per me Dio della misericordia.
Mons. Biagio Colaianni
Arcivescovo Metropolita di Campobasso-Bojano