“L’IMPORTANZA DEL CUORE” è il tema del secondo incontro della Scuola di Cultura e Formazione socio-politica dell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, che si svolgerà giovedì 27 febbraio 2025, con inizio alle ore 18,00, presso l’auditorium Celestino V di Campobasso.   L’anno formativo, inaugurato ufficialmente lo scorso 31 gennaio 2025, alla presenza dell’Arcivescovo Metropolita, Mons. Biagio Colaianni, propone un approfondimento sull’enciclica “Dilexit Nos” di Papa Francesco.

La Scuola Toniolo, con questa scelta, si colloca in una significativa sfida culturale, dentro un contesto storico segnato dall’indifferenza e da incertezze profonde.

Si tratta di momenti di confronto, intervallati da brani musicali, con dibattiti e dialoghi tra laici impegnati a promuovere la Pace e a favorire la crescita dei principi di Giustizia e Fraternità, in modo da incidere responsabilmente nei principali campi culturali, educativi, politici e sociali. La Scuola Toniolo, con la proposta di queste riflessioni, porta avanti l’impegno di leggere e rileggere la storia alla luce del Vangelo, auspicando col Papa che “il nostro mondo, che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore” (DN n.31).

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Lettura dell’Enciclica del Papa Francesco “DILEXIT NOS” – Capitolo I

Relazione del Prof. Giuseppe Cacchione

 

Penso che sia doveroso dire “Grazie” a te, cara professoressa Ylenia Fiorenza, che come Direttrice della Scuola “G. Toniolo” hai ideato per il Corso formativo la lettura dell’Enciclica “Dilexit nos” di Papa Francesco, e per avermi coinvolto con i colleghi nell’equipe di studio dei cinque capitoli del documento papale. Insieme, sento di dover ringraziare lei, Arcivescovo Monsignor Biagio Colaianni, sia perché ha assicurato il supporto Diocesano necessario all’attività della Scuola, sia per l’attenzione e l’apporto personali dedicati all’interpretazione di questo documento straordinario del magistero di Papa Francesco. Straordinario, sì, se alle osservazioni di chi ha lamentato disattenzione o sottovalutazione del testo papale, si contrappone quanto in merito dichiaravano Monsignor Bruno Forte, Arcivescovo della Diocesi di Chieti-Vasto: “In quanto ha scritto, non un’Esortazione apostolica, ma un’Enciclica, dice il valore che Francesco dà a questo documento, che spero sia compreso come chiave del pontificato”, o il commentatore Luigi Maria Epicoco: “Dilexit nos rappresenta un testo chiave nel magistero di Papa Francesco”, o il vaticanista Filippo Di Giacomo, per il quale quest’Enciclica che passa sotto silenzio, o quasi, è un’opera di valore fondamentale. Si può bene convenire con la considerazione del commentatore “Le parole di questa Enciclica non aggiungono grandi novità al Magistero, ma ne ristabiliscono le giuste priorità” (Guida alla lettura, pag. 24), che dà riscontro a quanto ha osservato Lei, Monsignor Colaianni: “Ho letto l’enciclica, che per 140 pagine dice le stesse cose”, concludendo così: “La sfida della “Dilexit nos” è come convertire il cuore”. Di un’altra sua considerazione, Eccellenza, circa la ‘diversità’ di tono, di stile, di questa rispetto alle precedenti Encicliche del Papa, penso come a una possibile ‘ratio’ l’adesione dichiarata da Papa Francesco (nella nota 1 al Cap. I) all’ispirazione (delle “pagine introduttive – ha scritto il giornalista Alessandro Gisotti – quelle che danno la direzione a tutto il documento”) ricavata da scritti inediti di Padre Enzo Fares, gesuita ignaziano, confratello e “figlio spirituale” di Jorge Mario Bergoglio quando era Arcivescovo in Buenos Aires, morto a 66 anni nel 2022. Certamente profondi furono il dolore e l’emozione di Papa Francesco per la perdita di Padre Fares, di cui è riscontrabile, oltre che nel Capitolo I, la straordinaria consonanza spirituale, anche terminologica, con temi e motivi propri del magistero di Papa Bergoglio: “sfide” (“Aperto alle sfide/Proposte per la formazione alla vita religiosa e sacerdotale”) – “pastore” (“Il Profumo del Pastore/Il Vescovo nella visione di Papa Francesco”) – “felicità” (“Il programma della felicità/Ripensare le Beatitudini con Papa Francesco”) – “discernimento” (“Come goccia su una spugna/Papa Francesco maestro di discernimento”) – “incontro” (“Papa Francesco è come un bambù/Alle radici della cultura dell’incontro”).

Soprattutto, in relazione ai contenuti del Capitolo I della “Dilexit nos”, sono emblematiche le indicazioni che afferiscono al motivo centrale del “cuore” sviluppate da Padre Fares anche nel suo ‘blog’ personale di “Contemplazioni del Vangelo” che curava per la Rivista “La Civilta’ Cattolica” dei Gesuiti: “Negli ultimi tempi -notava- ho scritto sul Sacro Cuore… Perché solo il cuore fa vivere umanamente la vita. Solo attraverso il cuore lo spirito diventa anima e la materia diventa corpo, e solo attraverso di esso esiste la vita dell’uomo come tale, con le sue gioie e i suoi dolori, le sue fatiche e le sue lotte, misera e grande Insieme”.

Dal “cuore” l’amore per gli altri: è questa una sintesi possibile per la quarta Enciclica (per riflettere: “Ama il tuo prossimo come te stesso”), e, più, per il magistero di Papa Francesco, che si è sviluppato attraverso le precedenti “Lumen Fidei” (anche con la teologia di Papa Benedetto XVI), “Laudato sì” e “Fratelli tutti”, come è significativamente specificato nella “Conclusione” (numero 217) del testo: “Ciò che questo documento esprime ci permette di scoprire che quanto è scritto nelle Encicliche sociali Laudato sì e Fratelli tutti non è estraneo al nostro incontro con l’amore e Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”.

Dopo il fondamento dottrinale professato nella Prima Lettera di Giovanni, “Dio è amore”, sviluppato da teologo nell’enciclica “Deus caritas est” dal Papa Benedetto XVI, rileviamo come culmine appunto la dichiarazione-sottotitolo della “Dilexit nos /Lettera enciclica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo/, con cui Papa Francesco illustra non solo come Gesù “ci ha amati”, ma anche come ‘ci ama’ e ‘ci amerà’ “fino alla fine del mondo” (Matteo 28,20). Sul leit motiv dell’amore, epicentro del Cristianesimo dal Concilio Vaticano II, perché “l’amore è il fattore più intimo della realtà”, e perciò “si dice che quando si coglie una realtà con il cuore, si può conoscere meglio e più pienamente” (Dilexit, 16) è tramato il discorso intero dell’enciclica, e, sulla base del “cuore” “come metafora” (Dilexit,7), come “simbolo” (Dilexit,2: “Per esprimere l’amore di Gesù si usa spesso il simbolo del cuore”), si sviluppa il concetto caratterizzante del I capitolo- “L’importanza del cuore”, che, ad illustrazione dell’ invito post-conciliare a “tornare al cuore” “Di fronte ai drammi del mondo” (Dilexit,29), trova in Gesù, nel suo “Cuore Sacro” “il principio unificatore della realtà”, perché “Cristo è il cuore del mondo; la sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che grazie a Lui è storia di salvezza” (S. Giovanni Paolo II, Angelus, 28 giugno 1998) (Dilexit,31). Peraltro, come bene esprime la ‘Guida’ di Luigi Maria Epicoco (pag.7): “Nessun uomo e nessuna donna è un semplice oggetto di amore da parte di Dio, ma è considerato da lui un soggetto d’amore”, e se il cuore “ha una dignità ‘ontologica’”, “deve cercare una vita più dignitosa” (Dichiarazione “Dignitas infinita”,8 : 2 aprile 2024) (Dilexit,30), deve cioè “sapere perché e a che scopo vive”, e, come ha posto in evidenza la direttrice Ylenia Fiorenza, “Pertanto forse la domanda più decisiva che ognuno si può porre è questa: ho un cuore?” (Dilexit,22).

Come si manifesta dunque l’amore del cuore umano rispetto all’amore divino infinito di Gesù? Oltre i modi comuni correnti di quando si dice: “Ho a cuore” / “Ho nel cuore” / “Col cuore in mano”, ecc., fino all’omologazione-banalizzazione della figura del cuore nelle emoticon (icone delle emozioni), per un momento ripensiamo a come da poco sono risuonati i riferimenti al cuore nel Sanremo-festival, dai “Cuoricini” dei Coma Cose all’ “Anema e core” di Serena Brancale, dal Massimo Ranieri di “Tra le mani un cuore” al “Battito” ritmato da Fedez, fino al congedo convinto di Carlo Conti: “Grazie di cuore”. Se quelle di Sanremo non “sono solo canzonette”, come cantava Bennato, e in un certo modo la rassegna presentata è stata ‘sdoganata’ dall’intervento di Papa Francesco (fatto mai verificatosi prima), che, celebrandola come bellezza e strumento di pace, ha auspicato che la buona musica possa raggiungere il cuore di tutti, occorre domandarsi perché Papa Francesco dichiari che “Abbiamo bisogno che tutte le azioni siano poste sotto il ‘dominio politico’ del cuore, che anche l’intelligenza e la volontà si mettano al suo servizio… e i sentimenti si lascino modellare dal battito del cuore” (Dilexit,13).

Come la “devozione al Sacro Cuore” di due secoli fa è stata la risposta al rigorismo giansenista, che aveva finito per misconoscere l’infinita misericordia di Dio” (San Giovanni Paolo II, Catechesi, 8 giugno 1994) – (“Non una devozione qualsiasi”, dopo la pratica del “Primo venerdì del mese” di Santa Margherita Maria Alacoque, “ma un vero culto”, ha rilevato il mio alunno d’antan Don Aldo Vendemiati in veste di storico e teologo) -, oggi, in tempi contristati dall’ “anti-cuore” (Dilexit,17), in “una società sempre più dominata dal narcisismo e dall’autoreferenzialità” (id est: egoismo), in una realtà, cioè, in cui “ci si chiude nel proprio io, senza capacità di relazioni umane” (al riguardo, importanti risultano i riferimenti al filosofo e pensatore coreano-germanico Byung Chul Han, studioso di Heidegger, soprattutto per il saggio -citato nella nota 14-, “Eros in agonia” in merito al rarefarsi, alla perdita delle relazioni inter-umane, particolarmente preoccupanti nelle generazioni degli adolescenti sempre più chiusi in sé stessi e nei mondi irreali degli smartphone e dei ‘social’), “Di conseguenza, diventiamo incapaci di accogliere Dio” (Dilexit,17). Nel tempo dell’ “Infocrazia/Le nostre vite manipolate dalla rete”, in cui si è tra l’altro verificata anche “La scomparsa dei riti” (Byung- Chul Han); “Nell’era dell’intelligenza artificiale- scrive Papa Francesco- non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore” (Dilexit,20); che, se “Modelli di comportamento esasperano la dimensione razionale-tecnologica, o, all’opposto, quella istintuale” e “Manca il cuore” (Dilexit,9), “perdiamo le risposte che l’intelligenza da sola non può dare” (Dilexit,10). Da ciò il “dominio politico”, la necessità del “cuore”, “una parola importante per la filosofia e la teologia”, “una di quelle parole originarie- dice il teologo Karl Rahner- che indicano la realtà che spetta all’uomo tutt’intero in quanto persona corporea e spirituale” (Dilexit,15). “Ogni essere umano è stato creato anzitutto per l’amore” (Dilexit,21) – scrive Papa Francesco -, ma “vedendo come si susseguono nuove guerre, viene da pensare che la società mondiale stia perdendo il cuore” (Dilexit,22).

Su questi fondamenti teologico-filosofici e psico-sociologici si innescano le possibilità, le risoluzioni da abbracciare come persone e come realtà sociali. Come allora ‘insegnava’ il Concilio Vaticano II: “Ciascuno di noi deve adoperarsi per mutare il suo cuore, aprendo gli occhi sul mondo intero” (Cost. Ap. “Gaudium et spes”, 82), così oggi “Di fronte ai drammi del mondo, il Concilio invita a tornare al cuore” (Dilexit,29) perché mutino le nostre relazioni con gli altri, sostituendo la diffidenza con l’empatia, l’egoismo con la ‘simpatia’, il consumismo e l’incoscienza con la sobrietà e la cura del bene comune (“conseguenze sociali”: Dilexit,29); ovvero, sul piano generale, riconoscere che “anche la pacificazione è compito del cuore” (Dilexit,28), che “Solo a partire dal cuore le nostre comunità riusciranno a unire le diverse intelligenze e volontà e a pacificarle”. Se vogliamo che “lo Spirito ci guidi come rete di fratelli” (“Fratelli tutti”: è la ‘visione’ della terza Enciclica di Papa Francesco), è dal cuore che può venire la scelta di trasformare la tregua tra Israeliani e Palestinesi in una pacifica organizzazione di due Stati; che la Russia (riconsacrata al Cuore Immacolato di Maria ancora nel 2013 da Papa Francesco) torni ad essere uno Stato degno del consesso mondiale dell’ONU;, che l’accoglienza dell’altro, migrante o straniero o malato o povero, riacquisti la dignità “sacra” che aveva l’ospite nelle società antiche, ecc.

Così si avrebbe “l’origine di un nuovo ‘ordinamento della vita’ a partire dal cuore”, se si verificassero, cioè, “le irruzioni di una volontà di Dio e di una volontà del proprio cuore che rimane diversa rispetto all’ordine manifesto” (Dilexit,24). Quando arde questo “Fuoco” (è il titolo del 4° paragrafo: in merito, ricordiamo i discepoli con Gesù sulla strada per Emmaus: “Non ardeva il nostro cuore dentro di noi mentre conversava con noi lungo il cammino?” (Luca 24,32)), l’amore limitato dell’uomo si incammina verso l’amore infinito di Gesù, immolatosi non solo per “gli amici” (Giovanni, 15, 13: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”), ma per tutti (scriveva il Manzoni poeta -non giansenista, ma cristiano- degli “Inni Sacri”, come modello della Carità cristiana: “Tutto ‘l mondo è mio fratello”).

A sostegno di un primo cammino iniziato nella lettura del Cap. I della “Dilexit nos”, si rinnova l’invito: “In alto i cuori”: SURSUM CORDA.

 

 

Conclusioni di S. Ecc. Mons. Colaianni
RITORNARE AL CUORE: IL BATTITO DELLA VITA CRISTIANA

Gli interventi ascoltati ci hanno arricchito. Desidero ringraziare i professori per le riflessioni profonde e per la ricchezza degli spunti che ci hanno offerto.

Oggi abbiamo trattato un tema molto importante, il cuore, che è tanto fondamentale quanto universale. La parola “cuore” è spesso utilizzata in maniera superficiale e viene spesso fraintesa, ma oggi siamo stati chiamati a riscoprirne il suo vero significato. Il Papa ci invita continuamente a tornare al cuore, inteso come il fondamento della nostra vita. Purtroppo, nella vita quotidiana, molte volte siamo distratti e lontani dal nostro cuore, ma è proprio lì che dobbiamo ritornare. Dobbiamo riscoprire e ascoltare il battito del nostro cuore, il suo movimento, ogni giorno, perché è in quello che risiede la nostra essenza più profonda.

Il cuore che pulsa è la vita stessa. Quando parliamo di vita cristiana, il nostro cuore è un cuore che batte unito al cuore di Cristo. Non è sempre facile, lo sappiamo, ma la bellezza della vita cristiana sta proprio nel fatto che il nostro cuore è chiamato a lasciarsi vivere da Cristo, a essere trasformato dall’amore che Lui ci dona. Questo è il miracolo: un cuore che, come una macchina che continua a funzionare senza fermarsi, batte senza sosta, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Il nostro cuore è così: sempre pulsante, capace di vivere, di amare e di donarsi.

Nel cammino cristiano, non dobbiamo concentrarci troppo sui risultati o sul futuro, ma dobbiamo vivere il presente, e soprattutto dobbiamo vivere ascoltando il battito del nostro cuore nel cuore di Cristo. La speranza, infatti, non è un concetto legato al futuro, ma è una realtà che si vive nel presente. La speranza cristiana è affidarsi a Dio ogni giorno, con la certezza che il nostro cuore, se è in sintonia con Cristo, batte in armonia con il Suo amore.

Le nostre preoccupazioni per il bene dell’umanità, per la sua salvezza e per il suo cammino, possono trovare pace e sollievo nella preghiera del cuore. La preghiera del cuore è quella che nasce dalla nostra intimità con Dio, che ci aiuta a trovare serenità e ci permette di vivere in armonia con la Sua volontà. Quando preghiamo, ci mettiamo in sintonia con il cuore di Cristo, e così possiamo trovare il nostro ritmo, non più confusi e affannati, ma sereni e forti nella fede.

Alla fine, chiediamo a Dio la grazia di un cuore che continui a battere con equilibrio, senza mai accelerare troppo né rallentare, ma che trovi il suo giusto ritmo, sempre in sintonia con il cuore di Cristo. Grazie a tutti per la vostra partecipazione e per aver ascoltato con attenzione.

Che il Signore vi benedica e vi guidi sempre nella Sua pace.

+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni