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FRA IMMACOLATO BRIENZA

FRA IMMACOLATO BRIENZA
ARCIDIOCESI DI CAMPOBASSO-BOJANO
 
VENERABILE 
FRA IMMACOLATO GIUSEPPE DI GESÙ
 
(AL  SECOLO: ALDO BRIENZA)
RELIGIOSO PROFESSO
ORDINE  CARMELITANI  SCALZI (1922-1989)
 
 
INDICE
Succinto profilo biografico del Venerabile Servo di Dio
Storia della Causa
Importanza e significato del Venerabile nella Chiesa e nella società
Prospetto cronologico della vita  del Venerabile
 
Succinto profilo biografico
Il Servo di Dio, Fra Immacolato (Aldo Brienza), nasce a Campobasso il 15 agosto 1922 da Emilio e Lorenza Trevisani. E’ il quarto degli otto figli dei coniugi Brienza che si uniscono in matrimonio il 5 settembre del 1915. La loro casa è sita in Piazza Vincenzo Cuoco n. 2. Il 21 agosto 1922 riceve il sacramento del Battesimo nella chiesa Cattedrale di Campobasso. Della prima comunione non si hanno notizie certe. Il 25 marzo del 1943, ormai definitivamente allettato, riceve la Cresima, dal vescovo di Campobasso Mons. Secondo Bologna. A tredici anni manifesta il desiderio di diventare monaco certosino. In famiglia non tutti ne sono a conoscenza: suo padre ha per lui ben altri progetti. Frequenta con profitto le scuole statali fino al primo anno dell’Istituto Tecnico Superiore. Il 27 giugno del 1938, a pochi giorni dal termine dell’anno scolastico, mentre si trova con la famiglia in viaggio per una scampagnata, sente un dolore acutissimo al piede sinistro. Medici e ospedali non riescono immediatamente a formulare una diagnosi. Da quel giorno non abbandona più il letto. La medicina ufficiale decreterà che trattasi di osteomielite deformante agli arti, cioè di una infezione del tessuto osseo, che in era pre-antibiotica era quasi sempre mortale, e le uniche guarigioni si avevano o con l’amputazione o con esiti di gravi deformità ed invalidità. Comincia il calvario delle cure improbabili, dove l’unica certezza è la consapevolezza della morte imminente. Eppure Fra Immacolato, quasi a dispetto delle diagnosi della medicina degli uomini, senza mai far pesare sugli altri il suo stato di sofferente, resta con noi per 51 anni: un tempo interminabile cadenzato da ripetute crisi che segnano il suo corpo con sofferenze inaudite.
Spera di guarire per diventare religioso, poi accetta con fervore la croce offrendola al Signore per la conversione dei peccatori. Oltre a non lamentarsi mai, sempre con il sorriso sulle labbra – come all’unisono confermano tutti i testimoni dell’Inchiesta diocesana – cerca di nascondere i suoi mali che aumentano di giorno in giorno. Alla Priora del Carmelo di Firenze scrive: “Il Signore mi ha dato la forza di dissimulare … Egli è buono e infinitamente comprensivo e mi ha risparmiato il troppo grave dolore di dare ansie e pene alla mia mamma”. Le ansie e le pene che il Signore risparmia ai suoi cari che lo circondano con il loro affetto non sono quelle che derivano dal suo essere inabile assoluto: i segni esteriori della sua malattia non possono essere dissimulati. Le pene che il Signore gli concede di dissimulare sono quelle che derivano dal fuoco divorante del Suo amore, quelle che derivano dalla mistica immedesimazione con la Sua croce.
I primi anni è seguito spiritualmente dal Don Antonio Picciano, al quale succede Don Michele Ruccia, ma chi gli starà vicino fino alla morte sarà Don Michele Fratianni. Conosce la spiritualità di Santa Teresa di Gesù Bambino. Ne resta affascinato. Nel 1942, si mette in contatto con la Curia Generalizia dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi per approfondirne la conoscenza. Chiede di far parte dell’Ordine secolare del Carmelo teresiano e il 25 marzo 1943 si realizza questo suo desiderio: assume il nome di Fra Giuseppe Maria dell’Addolorata, che in seguito (1951) cambierà con Fra Immacolato Giuseppe di Gesù.  Il 6 gennaio 1945, ottiene dal confessore il permesso di offrirsi “vittima per la santificazione dei sacerdoti”.  Il 26 marzo del 1946, con un indulto speciale del Santo Padre Pio XII, ottiene di poter far parte del Primo Ordine del Carmelo. L’11 maggio 1948, nelle mani di P. Romualdo di S. Antonio, superiore provinciale di Napoli, su delega del Generale dell’Ordine P. Silverio di S. Teresa, emette la professione solenne.  In molti si adoperano perché fosse ordinato sacerdote. Tuttavia, a causa della sua malattia che lo condiziona a rimanere supino e quasi completamente immobile e di incomprensioni tra il vescovo di Campobasso e i Superiori Generali dei carmelitani, ciò non si realizza. Si dispone ad accogliere gli eventi sottomesso al volere di Dio e a quello della Chiesa, consapevole che l’incondizionata accettazione della volontà di Dio si traduce in fonte zampillante di grazie per le anime. Qualche anno più tardi, ritornando sulla questione della mancata ordinazione sacerdotale, scrive: “In questo periodo di malattia ho capito che posso esser sacerdote pur non essendolo, dando cioè Gesù alle anime e le anime a Gesù e facendo il sacrificio di non offrire il Santo Sacrificio. La mia vita la vorrei tutta spesa, tutta immolata per la santa causa del Sacerdozio cattolico e sarei tanto felice se con la mia immolazione potessi donare a Gesù anche un solo sacerdote santo”.
Non esce mai di casa se non per tre pellegrinaggi a Loreto, per partecipare alla Messa degli ammalati in Cattedrale, per votare e per i ricoveri ospedalieri. Passa le sue giornate pregando e studiando; si intrattiene con grande cortesia e amorevolezza con chiunque venga a visitarlo; per tutti egli ha parole di conforto. I tantissimi visitatori occasionali o assidui, che per tutto l’arco della sua esistenza hanno avuto a che fare con lui, ai quali si aggiungono i testimoni dell’Inchiesta diocesana, all’unisono attestano: è stato l’icona della sofferenza accettata per amore del Signore e vissuta nella gioia del Risorto. Vive in famiglia circondato dall’affetto dei genitori e dei suoi numerosi fratelli. La sorelle Clara, presto rimasta vedova, si prende cura di lui dopo la morte dei genitori. La sua casa e soprattutto la sua stanza divengono, con il passare degli anni, il luogo di ritrovo della numerosa famiglia. Non viene tenuto all’oscuro dei problemi che caratterizzano le famiglia: il suo consiglio spesso si rivela risolutivo. I nipotini, che con gli anni divengono sempre più numerosi, si intrattengono volentieri con lo zio ammalato e lo zio è sempre paziente e disponibile con loro; li aiuta a fare i compiti e, senza mai essere petulante, fa in modo che passi in loro il senso più profondo della nostra fede. 
La corrispondenza con i padri spirituali segna una fase nuova della sua vita. Le lettere inviate ai direttori spirituali divengono, d’ora in avanti, la via d’accesso alla sua anima; ed è grazie ad esse, che noi oggi conosciamo il suo mondo interiore. Ha esercitato il suo apostolato anche attraverso la corrispondenza epistolare. Le centinaia di lettere che i suoi corrispondenti hanno gelosamente custodito disegnano il suo umile quanto efficace magistero, radicato nella migliore tradizione della spiritualità carmelitana, che egli dimostra di conoscere in profondità nei suoi aspetti teorici e per diretta esperienza personale. Si tratta di un magistero che egli esercita in perfetta sintonia con la sua specifica chiamata alla “sequela Christi” lungo la via dolorosa; un magistero che nella sofferenza vissuta nella gioia del Signore risorto ha la maggiore e forse unica fonte di ispirazione
Con il passare degli anni il suo corpo flette sempre più sotto il peso incalzante di un male che avanza giorno dopo giorno con complicazioni sempre più dolorose. Sorella morte in diverse circostanze bussa alla sua porta, ma inutilmente: è la sua tenacia a respingerla: è la sua volontà di voler restare accanto al Signore sofferente il più a lungo possibile, l’unica spiegazione plausibile di una esistenza che si trascina, contro ogni logica medica, per un tempo interminabile. Così oltre alla setticemia dei primi anni, è colpita l’anca sinistra, poi la colonna vertebrale, il viso e la spalla destra. Le piaghe da decubito sanguinano continuamente. Sono coinvolte anche le parti delicate del suo corpo. Sopravvengono bronchite e broncopolmonite, coliche renali ed epatiche con peritonite e colicistite. Non mancano flemmoni, piaghe ed emorragie in tutto il corpo. Poi è la volta dello stomaco che non funziona, mentre si riacutizzano nuovi focolai. Subisce operazioni al rene e all’intestino, dopo quelle al piede e alla gamba, finché un blocco intestinale – il 13 aprile del 1989 – pone fine alla sua esistenza. Fra Immacolato è rimasto con noi per 51 anni. Un tempo infinito se giudicato con i parametri degli uomini. Un tempo eterno, invece, se osservato nella prospettiva di Dio. Nella logica divina, infatti, la vita dell’uomo non è segnata dagli attimi che scorrono più o meno identici l’uno dopo l’altro, ma dalle intenzioni e dalle opere; sono esse che scandiscono il solo tempo che ha valore dinanzi a Dio.  Il tempo di Fra Immacolato è stato fino alla fine quello di Dio: ad ogni suo respiro e fino all’ultimo, come in un’interminabile giaculatoria, in una sorta di misurazione traslata del tempo, ripeteva: “Non scambierei le mie sofferenze con tutte le gioie del Paradiso”.
 
Storia della Causa
All’indomani della morte di Fra Immacolato (13 aprile 1989) su pressante richiesta del clero diocesano e di tanti fedeli, l’Arcivescovo di Campobasso, Mons. Ettore Di Filippo, sentiti i Superiori generali dei Carmelitani scalzi, riconosce fondata la richiesta di adoperarsi perché l’eredità spirituale lasciata da Fra Immacolato fosse raccolta e divulgata. Senza prevaricare i tempi e le modalità del diritto canonico, in occasione del secondo anniversario della scomparsa di Fra Immacolato (1991), l’Arcivescovo autorizza il parroco Don Michele Fratianni ad attivarsi per raccogliere la documentazione necessaria all’occorrenza. Il lavoro svolto da Don Fratianni viene interrotto dalla sua prematura scomparsa, proprio mentre è trascorso il tempo necessario per l’introduzione canonica della causa di beatificazione. Intanto l’oggettiva difficoltà di trovare un sostituto di Don Michele e un postulatore che avesse i requisiti richiesti dalle norme canoniche, nonostante la disponibilità e l’interessamento del nuovo Arcivescovo di Campobasso Mons. Armando Dini, divengono l’unico motivo che ritarda l’apertura del processo diocesano.  In questi anni vedono la luce alcuni saggi e diversi articoli sulla figura e la spiritualità di Fra Immacolato fra i quali ricordiamo: (1995) P. L. Iammarrone: Il profilo della vita spirituale di Fra Immacolato; (1997) Don M. Fratianni Il cielo sulla casa;  (2003) Giuseppe Biscotti: Fra Immacolato: il cireneo di casa nostra.  Anche la stampa regionale e le Tv locali si interessano in più occasioni della figura di Fra Immacolato. Il 1° ottobre 2004 Mons. Dini con proprio atto, prot. N. 409/SelSAP0005/178 istituisce la Commissione storica, presieduta dal Prof. Giuseppe Biscotti, con il compito di proseguire il lavoro già avviato da Don Michele Fratianni, cioè di raccogliere tutto il materiale d’archivio e le testimonianze riguardanti Fra Immacolato. Lungo l’itinerario della ricerca storica degli scritti di Fra Immacolato e dei documenti che lo riguardano si colloca la figura di Padre Gerardo Di Flumeri, postulatore della causa di beatificazione di San Pio da Pietrelcina, che conosceva Fra Immacolato anche dagli atti del processo di Padre Pio. Questi in data 20 maggio 2003, al presidente della Commissione storica scrive: “Si adoperi presso la Curia Vescovile, perché il processo diocesano di Fra Immacolato si avvii e si concluda felicemente”. Il 27 marzo dell’anno successivo scrive di nuovo: “Formulo l’augurio che il processo di beatificazione di Fra Immacolato si apra quanto prima e si concluda felicemente”. La svolta che porta in brevissimo tempo all’apertura del processo diocesano, si ha agli inizi del mese di settembre del 2004 grazie alla disponibilità del cappellano militare Don Gabriele Teti, il quale con il consenso del suo Ordinario Mons. Angelo Bagnasco, si rende disponile ad occuparsi in qualità di postulatore della causa di Fra Immacolato.  L’Arcivescovo Dini senza indugiare avvia la procedura canonica per l’apertura della fase informativa del processo canonico di beatificazione di Fra Immacolato; contemporaneamente nominava teologi censori degli scritti di Fra Immacolato i seguenti religiosi: P. Giovanni Iammarrone, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, Professore di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Facoltà San Bonaventura e la Pontificia Università Lateranense, Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e Fra Luigi Maria Lavecchia, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini,  docente di Teologia Morale presso la Facoltà teologica pugliese “Istituto Santa Fara” – Bari; docente di Teologia morale  presso l’ Issr “Beata Maria Vergine del Soccorso” – San Severo..
E in data 21 settembre 2004, al Generale dell’Ordine del Carmelo teresiano, comunica che in data 1° ottobre si terrà a Campobasso una solenne concelebrazione per dare avvio alla fase informativa del processo canonico di beatificazione di Fra Immacolato. Il 15 dicembre successivo, a soli due mesi dalla introduzione della fase istruttoria, la Congregazione delle cause dei santi concede il nihil obstare. 
La Commissione storica nel 2005 porta a termine la raccolta delle lettere che il Servo di Dio aveva inviato a personalità diverse nelle più disparate località di Italia. Tra gli interlocutori privilegiati di Fra Immacolato vi sono i suoi direttori spirituali e i confratelli della Casa Generalizia. Tra questi spiccano: padre Valentino Macca che, alla Priora del Carmelo Ocd “Tre Madonne” di Roma confidava: “Lo vedremo presto salire agli onori degli altari”, i Superiori Generali Ocd con i quali ha intrattenuto rapporti epistolari sin dal 1942. Vi sono poi le lettere alle monache carmelitane. Ad esse si presenta in punta di piedi, per divenirne presto un riferimento spirituale sicuro. Seguono le lettere indirizzate a coloro che cercano conforto spirituale e preghiere: tutti indistintamente trovano in lui una guida sicura e stabile, pronto a farsi carico delle debolezze per bruciarle nel fuoco della sofferenza espiatrice. Tra costoro vi sono persone note, ma anche gente semplice; non mancano i religiosi, i sacerdoti e i vescovi. Il voluminoso Epistolario di Fra Immacolato è giudicato dai Teologi censori uno scrigno di saggezza teologica e di profondità spirituale. In particolare padre Iammarrone  sottolinea la correttezza formale dei “molti elementi dottrinali ben assimilati ed espressi in forma ortodossa, del tutto privi di errori e autenticamente cattolici”; essi “rappresentano un’eloquente testimonianza dell’esperienza spirituale di un’anima che, fin dalla fanciullezza, ha sentito l’attrazione del Signore e dal giorno in cui è stata colpita da una grave malattia si è affidata ai disegni provvidenti di Dio, iniziando un cammino di sequela e di conformazione a Gesù Cristo sofferente e crocifisso, terminato nel giorno del suo passaggio da questo mondo all’eternità di Dio”. P. Luigi Maria Lavecchia dal canto suo conferma quanto asserito dal collega censore, scrive infatti: “Dalla lettura d’insieme dell’Epistolario non si riscontrano particolari espressioni e situazioni di vita che contrastano con la Rivelazione, la fede, il dato Magisteriale e l’impegno di consacrazione religiosa nello specifico della spiritualità carmelitana teresiana”.
L’Epistolario diviene una delle fonti principali per la compilazione della prima biografia documentata del Servo di Dio. La biografia, edita nel 2007 per i tipi della Editrice OCD, si inscrive, come sostiene P. Luigi Borriello nell’ambito “delle biografie documentate” Cf Borriello L., Recensione del libro di Giuseppe Biscotti: Fra Immacolato Brienza carmelitano scalzo, Roma Morena, ODC, 2007, in “Teresianum” n. 1, 2008, pp. 75-77.  Per la sua redazione l’autore oltre ad utilizzare gli scritti già editi, ha potuto avvalersi del contributo delle fonti orali dirette. In modo particolare l’autore si è basato sulle testimonianze dei congiunti del Servo di Dio e di coloro che l’avevano conosciuto personalmente. La biografia, composta di 527 pagine, è corredata da centinaia di note esplicative, da un ampio repertorio bibliografico, dall’indice dei nomi sia nella scansione cronologica che alfabetica. L’Arcivescovo Dini ha impreziosito il volume con un’interessante presentazione, inoltre, ha concesso il Nihil obstat quonimus imprimatur; anche l’Ordine carmelitano, nella persona di padre Arnaldo Pigna, già Provinciale della Provincia carmelitana Ocd di Roma, ha concesso il Nihil obstat. 
Il 13 aprile del 2005, in occasione del sedicesimo anniversario della dipartita per il Cielo di Fra Immacolato, espletata con successo la fase istruttoria, con una solenne concelebrazione nella Cattedrale di Campobasso, mons. Dini istituisce il Tribunale diocesano per avviare il processo sulla vita, virtù e fama di santità del nostro Servo di Dio. A soli due anni di distanza – precisamente l’11 maggio 2007 – 59° anniversario della professione solenne di Fra Immacolato, l’Arcivescovo Dini chiude, con una solenne concelebrazione nella Cattedrale di Campobasso, i lavori del Tribunale diocesano. Alla concelebrazione erano presenti il vescovo emerito Mons. Antonio Nuzzi, i Definitori generali dei carmelitani scalzi, Rev.mi PP. Xavier Jayaraj e Stephen Watson, i Rev.di Provinciali P. Arnaldo Pigna della provincia carmelitana di Roma e P. Leonardo Cuccurullo della provincia carmelitana di Napoli, moltissimi sacerdoti e religiosi giunti da tutta Italia, le autorità cittadine e regionali e tantissimi fedeli. La narrazione della vicenda umana e spirituale  di Fra Immacolato non passa inosservata, infatti presto si susseguono numerose recensioni e articoli pubblicati su importanti organi di stampa quali: La Civiltà cattolica: Esposito di G., Recensione del libro di Giuseppe Biscotti: Fra Immacolato Brienza carmelitano scalzo, Roma Morena, ODC, 200, in “La Civiltà cattolica n. 3774,  15 settembre 2007; L’Osservatore Romano: Gori N., Si consumò come olocausto gradito a Dio per i fratelli, in “L’Osservatore Romano”, 10 maggio 2007, p. 6; Biscotti G., Fra Immacolato Brienza, icona della sofferenza vissuta nella gioia del Risorto, in “L’Osservatore Romano” anno CXLV , 25 novembre 2005, n. 276, p. 4; Avvenire: Liut M., Verso gli altari Fra Immacolato, per cinquant’anni evangelizzatore dal letto della sua malattia, in “Avvenire”, 12 maggio 2007,  p. 23; la Rivista di  vita Spirituale: Laudazi Padre E., Al buon Dio bisogna dire sempre di sì. Breve profilo biografico e spirituale di Fra Immacolato Giuseppe di Gesù, in “Rivista di vita spirituale”, anno LIX, novembre-dicembre 2005, pp. 646-656; Famiglia Cristiana: Biscotti G., Vita, dolori e morte di fra Immacolato, in “Famiglia cristiana”, anno LXXVIII, n. 21-25 maggio 2008, p. 162, Voce di Padre Pio. Nel 2009 i Provinciali Ocd, con l’intento di far conoscere ad un pubblico sempre più numeroso la figura del loro confratello di Campobasso, finanziano la pubblicazione di una seconda edizione della biografia    
Il 5 febbraio 2008 il nuovo Arcivescovo Mons. GianCarlo Bregantini accompagnato dal Giudice delegato del tribunale diocesano, dal nuovo Postulatore don Fabio di Tommaso, dal Vicario generale della Diocesi, consegna alla Congregazione delle Cause dei Santi il plico contenente la documentazione raccolta dal Tribunale diocesano. In data 21 settembre 2008 La Congregazione delle Cause dei Santi trasmette al Postulatore la “Copia pubblica” degli atti dell’inchiesta diocesana.
In data 23 gennaio 2010 la Congregazione delle Cause dei Santi notifica al Postulatore Don Fabio di Tommaso alcune inadempienze nella documentazione dell’inchiesta diocesana e invita a porvi rimedio secondo le modalità del diritto canonico e delle leggi specifiche.  In data 17 novembre 2010 l’Arcivescovo di Campobasso da’ inizio, nel rispetto delle formalità giuridiche, alla fase suppletiva dell’inchiesta diocesana. Gli atti dell’istruttoria suppletiva vengono recapitati al Dicastero dei Santi personalmente dall’Arcivescovo Mons. Bregantini in data 19 febbraio 2011. Il Congresso Ordinario della Congregazione delle Cause dei Santi in data 28 ottobre 2011 affida al Rev.mo Relatore Mons. Carmelo Pellegrino la causa del Servo di Dio Fra Immacolato.
L’inchiesta diocesana ha avuto inizio il 20 marzo del 2005 ed è terminata il 15 marzo 2007. Gli interrogatori si sono svolti a Campobasso nei locali della Curia Arcivescovile, in Via Mazzini 76. L’inchiesta diocesana suppletiva ha avuto inizio il 25 novembre 2010 ed è terminata il 1° febbraio 2011. Gli interrogatori sono avvenuti a Campobasso nei locali della Curia Arcivescovile. Complessivamente le sessioni sono state 16, di cui 9 nella prima inchiesta e 7 nella seconda, quella suppletiva. I testi escussi sono stati complessivamente sessanta, di cui 20 della sessione suppletiva. Si tratta di persone che, salvo poche eccezioni, hanno conosciuto personalmente il Servo di Dio. In particolare si segnalano i congiunti del Servo di Dio tra i quali le sorelle e i nipoti che gli sono stati più vicini e i cognati. Il medico curante, il personale medico e infermieristico dell’Ospedale “Cardarelli” di Campobasso ove il Servo di Dio è stato ricoverato per un intervento chirurgico. I Confratelli carmelitani che lo hanno conosciuto di persona o che ne hanno sentito parlare: si tratta di religiosi che hanno ricoperto e che ricoprono importanti ruoli nell’Ordine teresiano. I sacerdoti diocesani e i religiosi di Ordini e congregazioni diversi sia maschili che femminili; il Vescovo emerito di Teramo, già Vicario generale della Diocesi di Campobasso. Le Monache carmelitane scalze di diversi monasteri con le quali il Servo di Dio si è mantenuto in contatto epistolare per alcuni decenni. Gli aderenti all’associazionismo cattolico di Campobasso, dall’Unitalsi all’Azione Cattolica. Numerosi sono anche i laici, madri e padri di famiglia che hanno avuto nel Servo di Dio un importante riferimento spirituale per sé e per i loro cari.
In data 27 febbraio 2013 il Dicastero dei Santi affida la causa al nuovo Relatore Mons. Claudio Jovine. Questi constatata la regolarità giuridica delle procedure seguite dal Tribunale diocesano di Campobasso, dava avvio in modo ufficiale alla fase romana del processo di beatificazione del Servo di Dio. Nel 2014 la postulazione diocesana, compila la Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis. Si tratta di un nutrito volume che contiene la documentazione necessaria perché la Chiesa possa giudicare con cognizione di causa e pervenire al pronunciamento ufficiale sulla venerabilità di frate Immacolato. Il 12 novembre 2020 i Consultori Teologi, (in numero di 10) previsti a norma del Regolamento della Congregazione delle Cause dei Santi, dopo aver analizzato gli scritti del nostro Servo di Dio, la biografia edita dalle edizioni Ocd allegata alla Positio e la stessa Positio, volume di più di 450 pagine, esprimevano all’unanimità parere favorevole circa l’eroicità delle virtù del Servo di Dio. Nel 2022 i Padri Cardinali e i Vescovi riconoscono che il Servo di Dio ha esercitato le virtù cristiane in modo eroico.
Il 18 febbraio 2022 Papa Francesco dispone la pubblicazione del Decreto di Venerabilità. In data 11 maggio 2022 il Decreto pontificio viene reso pubblico a Campobasso, in una solenne concelebrazione presieduta al cardinale Semeraro, prefetto della Congregazione della causa dei santi, dei vescovi della regione ecclesiastica Abruzzo-Molise, del clero diocesani, dei Carmelitani scalzi, confratelli di Fra Immacolato, delle autorità civili e militari e di numerosi fedeli.
 
Importanza e significato del Venerabile nella Chiesa e nella società
“È una vittima prescelta da Dio”
Fra Immacolato è vissuto in un uno dei periodi più drammatici della storia dell’umanità: ha attraversato infatti quasi per intero il “secolo breve” e, a suo modo, ne è stato testimone e protagonista. Il suo ruolo all’interno della Chiesa è stato sottolineato in modo inequivocabile da san Pio da Pietrelcina che di lui disse: “È una vittima prescelta da Dio”. Una vittima che, insieme a molte altre, nell’oblazione incondizionata sottratta agli sguardi indiscreti del mondo, ha contribuito ad arginare la devastante forza del male di uno dei periodi più bui dell’umanità. La sua esperienza umana e religiosa infatti inizia il 27 giugno 1938, allorquando Dio irrompe con forme struggenti nella sua vita, mentre nella mente di uno squilibrato d’oltre Alpe prende forma l’idea dello sterminio degli ebrei, in attesa di trascinare l’umanità in un dramma senza uguali. Il nostro Servo di Dio ignaro di tutto ciò, senza porre domande e senza comprendere fino in fondo ciò che Dio gli chiedeva, si dispone ad accogliere umilmente la Sua volontà: “Non sapevo – scriverà qualche tempo dopo alla priora del Carmelo di Firenze – ciò che Gesù aveva per me in serbo, ignoravo completamente i divini disegni, però mai Gesù mi ha fatto recalcitrare sotto l’amorosa mano che mi crocifiggeva”. Il 13 aprile 1989 – mentre il muro di Berlino sta per cedere sotto i colpi di una ritrovata speranza – termina la sua esistenza terrena e con essa la fine delle sue sofferenze.
 
La chiamata alla vita religiosa regolare
Fra Immacolato tuttavia non è soltanto l’espressione misteriosa della sofferenza vissuta nella gioia del Cristo risorto. Egli si inserisce anche nel processo di rinnovamento con il quale lo Spirito Santo accompagna il cammino della Chiesa lungo i secoli. Ciò si palesa con la sua chiamata alla vita religiosa regolare, pur restando pienamente inserito nelle dinamiche della vita familiare, per giunta di una famiglia assai numerosa. In tal modo egli anticipa in qualche modo la primavera dello Spirito che, in epoca post Conciliare, vedrà sorgere tante e diverse forme di vita religiosa in grado di coniugare in perfetta armonia la vita in famiglia e la professione dei ‘consigli evangelici’. La dimensione profetica dell’esperienza esistenziale di Fra Immacolato appare, alla luce dei mutamenti radicali che la famiglia ha subito, chiara ed evidente. Dio, attraverso il suo essere religioso in famiglia, già dal lontano 1942, addita una strada possibile per evitare alle famiglie cristiane di lasciarsi assorbire dal tumulto dei falsi valori che il mondo prospetta. In altre parole, se la famiglia in quanto tale non è chiamata a vivere secondo la forma dei “consigli evangelici”, essa però non è esentata dal far proprio lo spirito più genuino della vita religiosa. La rivitalizzazione della vita cristiana, come insegna l’esperienza esistenziale di Fra Immacolato, in perfetta sintonia con quanto i Padri conciliari sottolineano con forza nella “Lumen Gentium”, parte dalla famiglia e non può realizzarsi senza una forte esperienza di fede, senza far proprio – in qualche modo – lo spirito che anima la vita religiosa. La famiglia in sintonia con le comunità religiose e più in generale con l’intera comunità ecclesiale, deve tornare a mettere al centro dei propri interessi il Signore; deve tornare all’assidua preghiera liturgica e a quella domestica, deve aprirsi alle forme possibili di attività missionaria e far proprio un modello di vita sociale sobrio, che trovi nella carità fraterna il suo ineliminabile termine di riferimento. La vita in famiglia di Fra Immacolato, religioso professo solenne, nel disegno provvidenziale di Dio, questo insegna, questo significa.
 
Il suo nome da religioso   
Anche il suo nome da religioso – Immacolato – accettato per ubbidienza,  assume una dimensione – in qualche modo – profetica. Quel nome nella logica di Dio  – come egli stesso svela al padre spirituale (Don Michele Ruccia, 24.11.1951: “Mio caro Don Michele, stamani subito dopo la S. Comunione ho avvertito ben chiara la presenza del di S. Giovanni della Croce. Non ho resistito e Lui si è fermato con me per quasi tutto il tempo del ringraziamento. Insieme abbiamo adorato, ringraziato, pregato …  Ho compreso che il mio nuovo nome di religione è per me un programma che mi parla di purezza, di amore, di dedizione generosa e totale”), – sta ad indicare che la sofferenza accettata per puro amore spalanca la via verso “l’innocenza originaria”, sta ad indicare quanto sia vero che dopo l’amore, il dono più grande che Dio possa fare all’uomo è la sofferenza. La vicenda di Fra Immacolato si lega in tal modo al messaggio di Lourdes e di Fatima, cioè al profetico e pressante richiamo della Santa Vergine alla penitenza e al sacrificio, quali mezzi efficaci per arginare l’ondata di errori dottrinali e il dilagare dell’immoralità dai quali il mondo, ma anche la Chiesa, non sarebbero stati risparmiati. Dinanzi a questi fatti, che pur dovettero sfiorare la sua mente, la sua risposta rimase sempre la stessa: “Che io sappia perdermi in Dio e che a lui sappia abbandonarmi tanto completamente che di me non rimanga alcun vestigio, proprio come avviene di un granello di polvere che sparisce senza lasciare traccia di sé.
    
Il magistero dell’esempio
Per 51 anni – nella disponibilità più assoluta – fu un punto di riferimento per vescovi, sacerdoti, consacrati e laici. Si andava da lui per raccontare e per domandare. Ascoltava senza interrompere. Quando doveva intervenire, anche se con poche parole, era sincero, fermo e, a volte, anche duro. Non aveva paura di rimproverare. In genere però era l’incoraggiamento a prevalere. Faceva sue le difficoltà e le sofferenze degli altri. Indicava la passione di Gesù e il dolore dell’Addolorata, invitando a salire il calvario con loro. L’abituale sorriso con cui accoglieva chiunque si recava a fargli visita scompariva solo dinanzi al peccato. L’offesa a Dio sembrava che gli straziasse la carne già sanguinante. Riusciva comunque a mettere pace e un po’ di amore anche nelle persone più difficili. Il suo umile magistero, radicato nella migliore tradizione della spiritualità carmelitana, che egli dimostra di conoscere in profondità nei suoi aspetti teorici e per diretta esperienza personale, sa confrontarsi con lo spessore spirituale e con la specifica psicologia e sensibilità dei suoi interlocutori. Così se alle anime già avanti nella via della santità prospetta il valore e la bellezza della sofferenza espiatrice, con l’intento esplicito di realizzare una sorta di consorteria spirituale, capace di rendere ancora più efficace l’immolazione per la santificazione dei sacerdoti e la salvezza delle anime, a quelle che iniziano il cammino o che lo hanno da poco intrapreso indica nella fedeltà alla chiamata ricevuta, nella diligente osservanza dei doveri prescritti e nella continua meditazione della passione del Signore la strada maestra per andare spediti sulle vie di Dio. Possiamo asserire, in definitiva, che Fra Immacolato incarna consapevolmente l’immagine stessa del magistero dell’esempio, del magistero del puro amore, della perfetta carità. Gli aspetti distintivi e qualificanti della sua pedagogia spirituale possiamo individuarli, anche se in modo non esaustivo, nel convincimento in lui profondamente radicato che la sofferenza è “il bacio che lo Sposo riserva all’anima sua sposa”, che “la sofferenza accettata per puro amore è il bacio reso al Signore dall’anima sua sposa”, che il Signore e la sua Santissima Madre non si lasciano vincere in generosità nell’addolcire il peso della croce, soprattutto nei momenti più difficili e nella consapevolezza che il male esiste, che il demonio non è una metafora, ma una realtà mai inerme che impiega tutte le energie di cui dispone per distogliere, confondere e rallentare il cammino di perfezione delle anime; che le anime – soprattutto quelle consacrate – costano sangue, che molte di esse, senza il soccorso generoso della preghiera e della sofferenza espiatrice delle tante vittime del puro amore, non avrebbero scampo. Si tratta di convincimenti maturati nel tempo, desunti dall’esperienza, verificati nella loro efficacia e verità personalmente tante volte; si tratta in definitiva del suo mondo interiore, del suo progetto di vita che sintetizza per sé e per gli altri in una espressione semplice quanto efficace e che ama spesso ripetere: “Lavorare è bene, pregare è ancora meglio, ma soffrire in unione a Gesù è tutto”.
Fra Immacolato è una figura di sicuro riferimento anche per chi nella Chiesa svolge funzioni guida e, più in genere per i consacrati e gli operatori pastorali. Il suo magistero non si caratterizza tanto per le parole o le esortazioni quanto per l’esempio della sua vita, della sua straordinaria generosità. Pur consapevole del fatto che “le anime costano sangue”, egli non si è mai irretito di fronte alle difficoltà della perfetta carità. Nel silenzio più assoluto, per tutta la vita, si è fatto carico delle molteplici forme della debolezza umana; siamo certi che, con il beneplacito del Signore, è riuscito ad estinguere molti di quei pesanti debiti contratti con la Giustizia divina. Ai consacrati ricorda che la vita religiosa è un impegno contratto volontariamente con la Grazia e che ad Essa non si può rispondere con tiepidezza. Forte di questo convincimento, si mostra perfettamente d’accordo con la priora del monastero delle clarisse cappuccine di Fabriano: “Troppi sollievi – scrive – troppe distrazioni; oggi c’è urgente bisogno di mortificazioni; è uno dei mezzi più efficaci per riavere il fervore e con esso l’amicizia di Dio. Ritorniamo alle mortificazioni corporali, ammacchiamo la carne, facciamo colare qualche goccia di sangue e saremo lieti come non lo fummo mai. Ma perché non si vuol comprendere la sublime grandezza del patire che ci associa al sacrificio della vittima augusta del Calvario?”.
 
Il sacerdozio ordinato: fulcro della sua vita
In considerazioni delle testimonianze dell’Inchiesta diocesana e di quanto è emerso dalle lettere ai suoi direttori spirituali possiamo asserire che il fulcro stesso di tutta la sua esistenza ruoti attorno al mistero del sacerdozio ordinato. Il suo amore per i sacerdoti, soprattutto per quelli in difficoltà, rappresenta la sua specifica dimensione ecclesiale. Non è un caso che egli, già dal lontano 1946, si offra vittima per la loro santificazione. A questo proposito vogliamo riportare – con l’intento di sottolineare quanto detto sopra, un breve passo tratto dal manoscritto di un suo direttore spirituale: “Il suo continuo immolarsi per le anime – scrive Don Ruccia – si accendeva quando si trattava di un sacerdote in difficoltà. Scriveva, pregava, invitava a pregare finché il sacerdote fosse tornato nella grazia totale di Dio. Il ritorno a Dio lo valeva a costo di soffrire; era disposto ad espiare da solo”. Aveva premura anche per le loro necessità materiali. Sappiamo che con il consenso dei suoi superiori raccoglieva offerte tra parenti ed amici per lenire i bisogni soprattutto di quei sacerdoti che, tra l’altro, non riuscivano ad avere l’offerta quotidiana per la celebrazione della santa Messa.
 
La famiglia naturale e quella religiosa
Pur nella sua particolare condizione di malato grave non si è mai sottratto ai doveri nei confronti della sua famiglia naturale e di quella religiosa. E’ stato per entrambi una persona mirabile: mai egocentrica, sempre umile, generosa, ubbidiente. “Per sé – osserva Clara la sorella maggiore – non chiedeva mai nulla. Neppure un bicchiere d’acqua”. La numerosa famiglia naturale lo ricorda per il suo grande equilibrio nel giudicare, per la sua inarrivabile capacità di estinguere sin dal loro nascere gli screzi, le incomprensioni. Per ciascuno di loro, più che il congiunto malato, bisognoso di cure e di attenzioni, era l’insostituibile punto di riferimento cui ricorrere in qualsiasi momento, certi del suo aiuto, del suo interessamento. È stato per tutti loro l’icona di una fede incrollabile; la guida sicura, mai bigotta, lungo le tortuose vie della vita.
Anche per i membri della sua Famiglia religiosa egli è stato il confratello e il religioso esemplare che ha osservato la Regola scrupolosamente, che non ha mai chiesto di essere esonerato dai suoi aspetti più severi. Piuttosto egli reclamava umilmente, allorquando la pietà umana induceva i Superiori a mitigargliela alquanto. Si è nutrito direttamente alle fonti della spiritualità Carmelitana divenendone con il tempo un autorevole interprete e testimone.  L’intera comunità carmelitana vede in lui il religioso esemplare, il candidato agli onori degli altari, come ebbe a dire P. Valentino Macca alla priora del Carmelo romano di “Tre Madonne”
 
L’Epistolario
L’Epistolario di Fra Immacolato è il mezzo più diretto per conoscere l’itinerario ascetico e mistico che egli ha percorso nella più assoluta fedeltà alla volontà del Signore, agli insegnamenti della Chiesa e alla Regola del suo Ordine. Per queste ragioni esso è un’efficace “strumento” di nutrimento spirituale per tutti gli uomini di buona volontà. Mentre rimandiamo alle relazioni sugli scritti di Fra Immacolato dei Teologi censori, a quella di P. Ennio Laudazi, membro della Commissione storica, in queste pagine ci limitiamo ad osservare che in questi anni molti altri studiosi si sono interessati dell’Epistolario del nostro Servo di Dio, pubblicando saggi e articoli: tutti confermano che l’Epistolario contiene molti elementi dottrinali ben assimilati ed espressi in forma ortodossa. 
“Il lettore delle sue lettere – scrive P. Giovanni Iammarrone – rileva senza difficoltà che il suo abbandono di fede alla volontà di Dio nella sofferenza non è venato di “velata tristezza”, di “dolente rimpianto” o addirittura di “sordo rancore” per la condanna, per di più in età acerba, ad una vita all’apparenza umanamente priva di senso, ma è pervaso di serenità, anzi di gioia, gioia che si spiega solo per il fatto che egli ha vissuto della certezza di essere stato chiamato a corrispondere ad una vocazione di Dio Amore” P. Luigi Lavecchia, a sua volta scrive: “Personalmente sono certo che, esplorando e valorizzando la spiritualità di Fra Immacolato, la Chiesa Universale e Locale saprà trarre benefici spirituali e preziosità parenetiche per il popolo di Dio impegnato nel cammino di sequela e di ascesi battesimale e cristologica. A maggior ragione ne trarranno giovamento gli ammalati, i quali ritroveranno in Fra Immacolato un modello concreto e di paziente ed attiva sofferenza valorizzata per finalità teologico-redentive ed ecclesiologiche, ed ancor più i sacerdoti, per i quali in modo specifico il sacrificio del religioso carmelitano sofferente ha avuto motivo d’essere… Fra Immacolato è Ostia pro Sacerdotibus e sofferenza orante per impetrare al Divino Sacerdote vocazioni sacerdotali. Sono oltremodo convinto che, con un’opportuna ermeneutica ed una appropriata introduzione, possano essere date al popolo di Dio le lettere raccolte nel suo Epistolario, affinché si attinga a piene mani il messaggio che la Provvidenza ha voluto consegnare a tutti gli uomini di buona volontà attraverso questo Fratello nel battesimo e nella fede, al fine di indurre ciascuno a vivere pienamente il proprio battesimo e testimoniare la propria fede, speranza e carità, di fronte ad un mondo sempre più esigente e bisognoso, nell’assolvimento convinto della propria parte di discepoli del Cristo Signore e Maestro”.
           
La santità all’interno del focolare domestico
La santità di Fra Immacolato senza la sua famiglia sarebbe inconcepibile. È vero che egli fece di tutto per pesare il meno possibile sui suoi, ma è altrettanto vero che solo l’amore incondizionato dei genitori prima e dei fratelli poi gli hanno consentito di scalare le vette della perfezione cristiana. Tra Fra Immacolato e la sua famiglia vi è un legame umano-spirituale strettissimo dove i ruoli, pur assai diversi, mai configgono, neanche quando, la loro casa – già all’indomani della sua malattia – viene frequentata pressoché continuamente da una miriade di persone bisognose. I genitori prima e i fratelli dopo, mai nulla hanno da obiettare al fatto che la sua stanza assomigli sempre più a una piccola chiesa. La loro discrezione nell’accogliere i “visitatori” ha dell’eccezionale: mai una domanda, mai una curiosità; si entrava a casa loro accolti dal sorriso e con la medesima gentilezza si veniva accompagnati alla porta dopo il colloquio con il congiunto malato. Le testimonianze dell’Inchiesta diocesana confermano all’unisono questo tratto distintivo dei congiunti del nostro Servo di Dio. Fra Immacolato dal canto suo, come dicevamo, utilizza tutte le strategie di cui è capace per far pesare il meno possibile il suo stato sui suoi cari. Dopo la scomparsa di entrambi i genitori Fra Immacolato diviene il punto di riferimento, la persona in grado di aggregare l’intera famiglia. Attorno al suo letto continuano a scorrere i momenti salienti che caratterizzano la vita famigliare, da quelli lieti e festosi alle inevitabili discussioni che, dappertutto, non mancano mai. Egli è lì. Non è in grado di fare molto. Media come può, a volte vi riesce, a volte no. Ciò che gli sta a cuore è l’unione e la comunione in famiglia. E per mantenerla unita a tutti si dona con lo stesso amore, con la stessa generosità. Fra Immacolato nel giudizio di chi lo ha conosciuto è stato una sorta di “eroe” silenzioso e discreto delle virtù cristiane che, accudito amorevolmente dalla famiglia, ha saputo trasformare i tantissimi anni – ben 51 – passati in un letto di dolore in strumento di elevazione spirituale e di santità; un’anima generosa che, a dispetto della totale inabilità fisica, seppe dare un senso alla sua vita, seppe trasformare la sua debolezza in forza di Dio. È nel giudizio umano, un modello da additare ai tanti che, colpiti dalla sofferenza, non sanno trovare un significato alla loro esistenza. La figura di Fra Immacolato e della sua famiglia sono espressioni di sicuro riferimento e di conforto soprattutto nei momenti in cui la tentazione di staccare anzitempo la spina e farla finita con la sofferenza si fa acuta e drammatica nello stesso tempo. È convinzione di molti – scrive P. Luigi Lavecchia – che “Dio voglia che egli sia conosciuto perché attraverso il suo esempio coloro che sono afflitti dalla sofferenza possano lodare quel Dio che sa operare meraviglie anche in un corpo martoriato, e quelli macchiati dal peccato possano trovare in lui un fratello cui aggrapparsi per ottenere la grazia del perdono. Sono certo – aggiunge P. Lavecchia – che, esplorando e valorizzando la spiritualità di Fra Immacolato, la Chiesa Universale e Locale saprà trarre benefici spirituali e preziosità parenetiche per il popolo di Dio impegnato nel cammino di sequela e di ascesi battesimale e cristologica. A maggior ragione ne trarranno giovamento gli ammalati, i quali ritroveranno in Fra Immacolato un modello concreto e di paziente ed attiva sofferenza valorizzata per finalità teologico-redentive ed ecclesiologiche, ed ancor più i sacerdoti per i quali in modo specifico egli si è offerta vittima. Fra Immacolato è Ostia pro Sacerdotibus e sofferenza orante per impetrare al Divino Sacerdote vocazioni sacerdotali “. 
La sofferenza può diventare una grazia, anzi una sorgente di grazie. Questo vale non solo per le malattie, ma per qualsiasi male. Abbiamo bisogno di alzare lo sguardo, come ha fatto Fra Immacolato, di prendere forza da Gesù che è venuto nel mondo proprio per questo. Per la società contemporanea, la sua vita di serena accettazione, può diventare un esempio e un invito a trasformare in vita anche ciò che porta alla morte. La sua vita può diventare un messaggio anche per le famiglie del nostro tempo, specialmente per quelle colpite da qualche male incurabile. La sua famiglia è stata la culla della sua santificazione e ne hanno beneficiato tutti i membri. I genitori e i molti fratelli prima, poi anche i nipoti, che circondavano il suo letto, sono rimasti contagiati dalla sua serenità che li ha aiutati a superare le inevitabili difficoltà di convivenza e assistenza. La vita – insegna Fra Immacolato – in tutte le sue pur dolorose sfumature terrene è sempre un dono di Dio. Le famiglie che sono direttamente colpite dalla sofferenza grave sono – difficile a dirsi – lo scrigno che custodisce un tesoro. Questo è quanto Fra Immacolato e la sua famiglia dicono alla Chiesa e alle famiglie della nostra società con il loro esempio.
 
Giuseppe Biscotti
Vice postulatore
 
 
 
Prospetto cronologico della vita del Servo di Dio
  • 5 settembre 1915: Matrimonio dei genitori
  • 15 agosto 1922: Data di nascita del Servo di Dio
  • 21 agosto 1922: Riceve il Battesimo nella Cattedrale di Campobasso
  • 1929-1938: Frequenta la scuola elementare e media e il primo anno dell’Istituto Tecnico Superiore
  • 1935: Desidera farsi certosino
  • 13 giugno 1938: Termina l’ultimo anno della scuola superiore
  • 27 giugno 1938: L’incontro con la sofferenza
  • 26 marzo 1943: Vestizione religiosa nel Terz’Ordine; riceve la Cresima da Mons. Secondo Bologna
  • 30 gennaio 1942: È la prima lettera dell’Epistolario; chiede di far parte dell’Ordine carmelitano
  • 6 gennaio 1945: Ottiene dal confessore il permesso di offrirsi vittima per la santificazione dei sacerdoti
  • 25 agosto 1945: Primo incontro con il padre spirituale
  • 12 novembre 1945: La sua prima lettera a Don Ruccia
  • 26 marzo 1946: La professione del Terz’Ordine
  • 13 giugno 1946 e 18 aprile 1948: Si reca a votare
  • 13 marzo 1947: Nota della Segreteria di Stato alla Curia Generalizia dei Carmelitani
  • 14 novembre 1947: Supplica al Prefetto della Congregazione dei Religiosi
  • 25 marzo 1947: Lettere di affiliazione all’Ordine carmelitano
  • 25 luglio 1947: Partecipa al primo pellegrinaggio della Diocesi di Campobasso a Loreto, organizzato dall’UNITALSI molisana
  • 6 agosto 1947: Secondo pellegrinaggio a Loreto
  • 3 dicembre 1947: Prot. 11508/47: La Congregazione dei Religiosi chiede informazioni
  • 20 febbraio 1948: La risposta dell’Ordine alla Congregazione
  • 2 marzo 1948: La Congregazione dei Religiosi – Prot. n.11508/47 concede la dispensa per la professione solenne
  • 5 aprile 1948: Partecipa alla Messa degli ammalati in Cattedrale in occasione della “Peregrinatio Mariae”
  • 16 aprile 1948: Il Definitorio Generale prende atto della comunicazione della Sacra Congregazione dei Religiosi
  • 20 aprile 1948: Il Definitorio Generale incarica il Provinciale di Napoli di riceverlo all’Ordine
  • 11 maggio 1948: La professione solenne
  • 14 maggio 1948: Il Provinciale di Napoli informa la Curia Generalizia di aver dato seguito al Rescritto Pontificio
  • 9 agosto 1949: Terzo ed ultimo pellegrinaggio a Loreto
  • 23 febbraio 1951: Cambia il nome da religioso
  • 18 novembre 1952: “Favorabili voto” del Santo Padre, utilizzo calendario liturgico dell’Ordine
  • 13 dicembre 1952: In modo straordinario avverte l’articolazione nella spalla sinistra
  • 11 agosto 1954: Il Procuratore dell’Ordine e la richiesta dell’ordinazione sacerdotale
  • 08 marzo 1955: Il Procuratore Generale chiede informazioni su Fra Immacolato al Provinciale di Napoli
  • 11 marzo 1955: Il Provinciale di Napoli risponde al Procuratore
  • 14 marzo 1955: Il Procuratore Generale perora la causa dell’Ordinazione sacerdotale di Fra Immacolato presso la Sacra Congregazione dei Religiosi
  • 31 marzo 1955: La Sacra Congregazione dei Religiosi sottopone la richiesta dell’Ordinazione sacerdotale di Fra Immacolato al S. Padre
  • 05 settembre 1955: Istanza dettagliata sulla figura di Fra Immacolato inviata alla Sacra Congregazione dei Religiosi
  • 02 novembre 1955: Responso negativo
  • 30 settembre 1962: P. Atanasio da Civitanova Marche intercede presso il Santo Padre per l’Ordinazione sacerdotale di Fra Immacolato
  • 25 gennaio 1963: La Segreteria di Stato trasmette gli atti alla Sacra Congregazione dei Religiosi
  • 11 febbraio 1968: Coliche renali, epatiche e peritonite, scrive: “Ora sto proprio male, mi meraviglio di essere ancora in vita”
  • Maggio 1975: Peggiora sempre di più
  • 16 aprile 1982: Nuovi focolai del suo male
  • Novembre 1985: È la volta dei reni a creargli problemi
  • 23 marzo – 30 aprile 1985: Ricovero in Ospedale per grave operazione ai reni e all’intestino e per la dialisi
  • 16 marzo 1986: Ora è la volta dello stomaco che non funziona
  • 6 novembre 1987: Scrive l’ultima lettera a P. Valentino Macca
  • Aprile 1989: Le crisi sono pressoché continue; ormai le flebo e i farmaci di supporto non sono più sufficienti
  • 13 aprile 1989: Pochi minuti prima delle tredici termina la sua giornata terrena
  • 14 aprile 1989: Vengono celebrate le esequie nella Cattedrale di Campobasso con la partecipazione silenziosa di una grande folla
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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