Il nuovo arcivescovo di Campobasso-Bojano, mons. Biagio Colaianni, si è insediato nell’Arcidiocesi metropolitana del Molise sabato 9 marzo 2024.
Nella Basilica minore di Castelpetroso, dove si è tenuto il rito d’ingresso e possesso della guida dell’arcidiocesi, in un clima di festa, presenti i vescovi, S.E. il Card. Giuseppe Petrocchi, presidente della Conferenza episcopale dell’Abruzzo-Molise, numerosi presbiteri, provenienti da entrambe le regioni ecclesiastiche e le autorità civili e militari.
Mons. Colaianni subentra a mons. GianCarlo Bregantini che lascia la Chiesa locale per raggiunti limiti di età.
La celebrazione ha avuto inizio con l’accoglienza dell’arcivescovo sul sacrato della Basilica.
Eloquenti i segni: il bacio alla terra del Molise, con il saluto ai bambini e alle autorità civili e militari. Il bacio alla croce, la benedizione ai fedeli, e un momento intimo di adorazione.
Monsignor Bregantini, come Amministratore Apostolico, ha salutato S. Ecc. Mons. Colaianni a nome del clero, dei laici e di tutta la Chiesa di Campobasso-Bojano e emozionato ha consegnato il pastorale al nuovo arcivescovo.
SALUTO ALL’ARCIDIOCESI E AL SUCCESSORE, S.E. MONS. BIAGIO COLAIANNI, DA PARTE DELL’ARCIVESCOVO EMERITO, S.E.MONS. GIANCARLO BREGANTINI
Venerati confratelli nell’Episcopato!
Carissimi presbiteri!
Cari diaconi, consacrati e consacrate!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!
Sono veramente commosso e grato al Signore di poter vivere in comunione con tutti voi questo momento di grazia, fortificato nella fede, nell’abbraccio rassicurante della Vergine Maria, alle cui mani ho affidato il mio ministero di Vescovo, 16 anni fa. Era il sabato 19 gennaio 2008, quando, partendo proprio da questo Santuario, ora basilica, sono giunto tra di voi, tra molta trepidazione e speranza. Il Signore oggi, sempre ai piedi di Maria Addolorata, mi concede di poter dire una parola sola. La più potente. Quella che ha segnato da sempre il mio essere discepolo e pastore. È la parola più bella e più dolce, punto di congiunzione tra la terra e il cielo.
È il GRAZIE!
Nell’immenso campo di Dio ho sempre amato raccogliere questo fiore e donarlo, gratuitamente, nel sentire sincero, con incoraggiamento a tutte le persone che ho incontrato lungo la mia strada, in ben trent’anni di servizio episcopale, prima nella Locride (14) ed ora qui, in Molise (16). E se uno porta veramente Cristo, indossa la sua tunica bianca, fatta di accoglienza e di gentilezza verso tutti, specie verso i poveri che sono stati la mia compagnia quotidiana, camminando con loro, specie nelle lunghe e sofferte udienze.
A loro, ai poveri, ho dato la precedenza su tutto e su tutti, memore delle parole dettate dall’apostolo Giacomo a Paolo, al termine della loro “visita ad Limina”, riportate nella lettera ai Galati (2,10): “ci pregarono soltanto di ricordarci dei poveri, cosa che mi sono preoccupato di fare”. Per questo rivolgo ad essi il mio primo grazie, perché senza di loro sarei diventato un funzionario della fede, che predica la carità, ma poi fa fatica a donare sé stesso! Dico grazie ai poveri, perché, davanti alla loro fragilità, ogni giorno ho potuto mantenere intatto il tesoro più grande: l’amore per il Vangelo, quell’amore che mi ha portato alla decisione di farmi prete e di servire, sulle strade della storia, in umiltà, minoranza sociale e sobrietà, quanti cercano ascolto, attenzione e conforto. A loro il Signore mi ha dato la grazia di portare la carezza di Dio. Sono essi infatti l’Epifania decisiva del mio stringermi al Signore Gesù, Crocifisso e Risorto! Ho toccato come Tommaso le sue ferite, esclamando spesso con giubilo “Mio Signore e mio Dio”. Ho immerso tutto me stesso nel mistero di quelle ferite che, nella fede e nella consolazione fraterna, si sono trasformate in vere feritoie di grazia, con lacrime asciugate dai loro volti, lacrime che sono per me vere perle, accumulate per il cielo.
Dico poi grazie ai tanti fratelli e le sorelle, che nella malattia mi hanno condiviso la loro storia e i loro drammi. Ascoltandoli, svaniva ogni dispiacere e si faceva più dolce e leggera ogni sofferenza. Così tante inspiegabili incomprensioni incontrate lungo il mio cammino, davanti al grido dei sofferenti, si dissolvevano. Perché quando soffriamo, l’unico modo per superare la morsa dello sconforto e della solitudine, è prenderci cura affettuosa di chi si sente perduto.
Grazie ai confratelli Vescovi, specie quelli della Metropolia, con i quali abbiamo camminato in una progettazione comune, in speranze condivise, davanti a sfide sempre nuove!
Grazie dico poi ai tanti collaboratori, così preziosi e qualificati, che mi sono stati accanto e con i quali ho lavorato con fecondità e ricchezza comune. Grazie a quanti hanno reso possibile attuare variegati sogni ed iniziative pastorali, per rendere gioiosa e sorgiva la nostra bella Arcidiocesi, specie negli anni fecondi del Sinodo diocesano, di certo l’esperienza più bella, con lo sguardo ricco di futuro lungimirante. Il Signore vi ricolmi di benedizione, perché tramite voi ho sentito tanto vicina la Sua mano. Grazie alla generosità del vostro cuore, perché mi avete permesso di entrare nel tessuto vivo delle vostre comunità, in particolare durante la Visita pastorale, momento bellissimo di fraternità e di grazia, a cominciare dai preti, con i quali è stato commovente pregare insieme. Ogni incontro è stato fecondo, come per Maria che incontra Elisabetta! Siete voi il buon seme dal quale fiorisce tutta la bellezza di questa terra straordinaria del Molise. Vi porto nei ricordi più cari! Raccogliete ora la benedizione che vi ho lasciato in tutti gli incontri, le udienze, i pellegrinaggi, le riunioni. Ogni volta ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto, da me sempre ricambiato, con cuore di padre!
Grazie alla Curia, al collegio dei Consultori e al CAED, agli uffici pastorali e a tutti gli enti ed associazioni, per il valido cammino fatto insieme, a stretto contatto decisionale condiviso, giorno per giorno, certi di essere il polmone della diocesi.
Grazie soprattutto a voi, carissimi presbiteri, che siete stati il filo d’oro del mio operare. Sappiate che non c’è stata sera in cui non vi abbia affidato alla Madonna. Ogni sera, infatti, prima del riposo, durante la compieta nella cappellina interna dell’episcopio (vero scrigno di tenerezza e devozione) ho ricordato davanti a Maria ciascuno di voi. Ho sempre chiesto alla nostra Mamma celeste di tenervi al sicuro, sotto il suo manto materno, perché non perdiate mai il gusto e l’entusiasmo del vostro servizio; anzi, facciate sempre più vostra l’arte del magnificare, che è l’arte mariana e presbiterale per eccellenza. E’ infatti nel Magnificat il segreto e la risposta del nostro sì al Signore. A voi dico ciò che tante volte raccomandavo nei nostri frequenti e variegati incontri: non basta essere sacerdoti! Occorre essere sacerdoti santi, zelanti e amici dei poveri! E permettete che possa ricordare, tra i tanti bravi preti incontrati, la santa figura di don Pino Romano, per il suo sorriso nella lunga malattia, in obbedienza gratuita alla parrocchia e grande zelo nella carità. Non stancatevi perciò di conformarvi a Cristo! Scacciate ogni miopia e mormorazione, ogni permalosità e rancore! Non fermatevi a metà strada! Assecondate a braccia aperte il comando del Maestro Gesù! Seguitelo, senza temere! Perché voi siete la porta aperta sul cielo, proprio in questo tempo, che purtroppo fa di tutto per estromettere il cielo! Non dimenticate mai la preziosità del vostro operare, con passione accresciuta per il Regno di Dio!
Grazie a voi consacrate, per la delicatezza silenziosa e operosa con cui fate sì che il granello della Parola diventi albero di Verità. Il Signore ha posto in voi il mandato di annunciare la lieta Notizia, mediante la vostra instancabile e materna missione di consolazione benedicente, specie per i bambini e gli anziani, con un saluto grato al Monastero carmelitano e alla Suora eremita.
Grazie a voi fratelli diaconi, per la vostra fedeltà e vicinanza. Continuate ad essere portatori della tenerezza del Signore nelle periferie! Siate insieme i servitori della Parola e i servitori dei dimenticati della terra, accrescendo la vostra fraterna unità, come portatori autentici del Vangelo!
Grazie a tutte le realtà educative, scolastiche, culturali, politiche e sociali, militari, con un grazie ai Sindaci. Rafforzate le alleanze e accompagnate i giovani e le famiglie su sentieri di certezze, non lasciando mai vuote le cisterne della promessa che fate davanti a loro.
Grazie alla stampa e alla televisione, con cui abbiamo avuto un fecondo cammino comune. Sono grato al voi per il grande impegno quotidiano nel raccontare, informare e coinvolgere, costruendo così quell’identità specifica di cui il Molise ha tanto bisogno, tutta rivolta alla crescita sociale e al bene comune. L’informazione è sempre espressione di libertà. Perciò vi auguro di esercitarla nella Verità, con il fine di costruire e mai di distruggere; di includere e mai di allontanare. Non vi manchi la stima reciproca e la capacità di raccontare sempre il bene, ovunque sia!
Grazie al mondo della sanità pubblica e privata, ai miracoli che compite ogni giorno con alta competenza, per migliorare la qualità della vita delle persone. Siano benedette le vostre mani che curano e sollevano! Puntate all’integrazione più rispettosa, per il servizio comune alla gente del Molise. Grazie alle associazioni di volontariato, che fanno da ponte tra gli ospedali e la società civile! E grazie alle tante case di riposo, sparse in diocesi, la cui crescita è sempre stata per me una priorità decisiva.
Grazie alle realtà agricole, che lungo le mie visite pastorale ho conosciuto e stimato, in tutta la loro dignità, per il loro grande valore economico e sociale. Siete voi, in armonia reciproca, il futuro più fecondo per il nostro Molise. Ravvivate la pastorale rurale, ricuperando la centralità delle aree interne. Non sentitevi mai inferiori ad altre realtà. Abbiate la fierezza di chi sa di essere unico per l’impegno intelligente, nel custodire la vivibilità del Molise.
Grazie ai tanti movimenti, nei vostri diversi carismi, riuniti armoniosamente nella preziosa Consulta delle Aggregazioni laicali, nelle Confraternite e negli Ordini cavallereschi. Uniti, formate la costellazione della diocesi. Siate perciò un’unica grande famiglia! Mantenete accesa la lampada della Parola nel buio del mondo. La vostra forza è feconda presenza, per la diffusione del Regno di Dio, proprio dentro le difficili e complesse realtà secolari, in un arricchimento reciproco.
Grazie ai Seminaristi, primavera della diocesi, diffusi su varie realtà educative: a Chieti, a Napoli, nel Seminario Diocesano Missionario che ha sede in Sepino e nello Studentato cappuccino. Siete il germoglio di una chiesa nuova. Abbiate la gioia in tutto, per una pastorale vocazionale diffusiva, in comunità cristiane ravvivate anche da voi.
Infine, Grazie a te, carissimo Biagio! Perché hai accolto questa chiamata di Dio, a te affidata, per guidare la diocesi di Campobasso-Bojano. A te rivolgo un triplice augurio, in fraternità piena.
Nella fondata certezza che Gesù è sempre con te, carissimo Biagio, e con tutti noi. Con Maria Addolorata, invoco su di te, in pienezza la pace. Amen!
Basilica minore di Castelpetroso 9 marzo 2024.
+ p. GianCarlo Bregantini, Arcivescovo Emerito
In un clima di letizia, l’ostensione e lettura della Lettera Apostolica, i riti dell’insediamento ufficiale e la celebrazione eucaristica e il saluto dell’Arcivescovo Colaianni a tutti.
SALUTO ALL’ARCIDIOCESI DI CAMPOBASSO – BOJANO DI S. E. MONS. BIAGIO COLAIANNI
Amati fratelli nella fede, in Dio voglio ringraziare tutti quanti voi. È nella Santissima Trinità che riconosco quanto Dio ha donato a me indegno suo servo chiamato al Ministero e servizio Episcopale nella Chiesa di Campobasso-Bojano.
Chiedo alla paternità di Dio di custodire nella fede, nell’amore e nella pace la nostra regione del Molise e le nostre diocesi che in essa servono tutto il popolo che Egli ci affida.
A Gesù Cristo suo Figlio chiedo che ci dia la Sapienza per vivere, insegnare e indicare, come maestri, la ricerca e attuazione del bene per ogni uomo.
Allo Spirito Santo chiedo che ci guidi alla unità e comunione perché ogni comunità cristiana mostri il volto credibile ed evangelico della fraternità degli uomini e della santità della Chiesa che oggi come sempre è chiamata a essere segno visibile della presenza e vicinanza amorevole di Dio.
Ringrazio Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Petrocchi e tutti voi Vescovi che mi avete onorato della vostra presenza segno di accoglienza e di fraternità insieme a quanti impossibilitati a partecipare che mi hanno fatto pervenire parole di affetto e incoraggiamento accompagnate dalla preghiera.
Con affetto ringrazio Monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo per avermi sempre sostenuto paternamente e, in particolare, aiutato nel cammino di comprensione e serena obbedienza di quanto la volontà di Dio mi sta chiedendo. Di Monsignor Giancarlo Bregantini sto sperimentando la vicinanza e l’impegno nel volermi aiutare e far sì che io sia accolto in diocesi nella diversità di quanto posso donare.
Ringrazio le Autorità Civili presenti e rappresentate nelle persone delle Eccellenze signore Prefetto di Isernia e Campobasso e dei Sindaci. Ringrazio le Autorità Militari che con il loro servizio sono riferimento di sicurezza e tutela che dà serenità. Grazie per l’attenzione che in vario modo avete espresso nei miei confronti, segno della volontà e disponibilità a collaborare, nelle modalità proprie di ciascuno, a servizio del bene comune per ogni cittadino. Ringrazio Telemolise per aver permesso a tanti di partecipare alla celebrazione, da casa seguendo in TV, in collegamento anche con TeleRadioEmme per i fedeli della mia Arcidiocesi di provenienza di Matera-Irsina assieme a quella di Tricarico.
Grazie bambini, la vostra accoglienza ha riempito il mio cuore di tenerezza e di gioia.
Dopo i saluti qual è la prospettiva nella quale mi pongo, qual è il programma che ho, che vorrei e che penso di attuare? Avrete sicuramente tante attese, forse di novità e cambiamenti o di conferme di quanto realizzato e che vi appartiene e custodite gelosamente. Siate sereni, non sconvolgerò niente e nessuno, nemmeno sono per il “Si è sempre fatto così”. La novità, e il cambiamento o il preservare e conservare le proprie radici cristiane e culturali, è da sempre prerogativa data dal Vangelo, purché ci si apra alla novità continua che è Cristo e ci si lasci da Lui confermare nella fede.
Esiste già, da sempre, un programma di vita personale e comunitaria, della chiesa e per l’umanità, che è vivere e attuare il Vangelo annunciandolo a tutti nella testimonianza dell’amore di Dio. Basterebbe, se lo accogliessimo non come una semplice idea, ma come il progetto che Dio ha su ognuno di noi, per amarci e salvarci. Ci è dato l’Annuncio della Salvezza dal Signore che si fa Maestro con la sua Parola, che ci educa e ci forma per ascoltare e fare la sua volontà.
Annunciare il Vangelo ci sollecita ad incontrare le periferie, l’uomo di periferia non per collocazione geografica, ma l’uomo che è distante da Dio. È necessario toccare il cuore di ognuno, vicino o lontano che sia, il suo animo e il suo spirito perché riscopra che in lui abita il Signore. Dobbiamo annunciare il buono di cui la Chiesa è capace e di come in essa ciascuno ha opportunità e possibilità di crescita, nessuno è periferico dell’amore di Dio che è al centro della vita e ha desiderio di renderci familiari con Lui e con i fratelli nei quali incontrarlo e riconoscerlo.
Dalla periferia al centro e fondamento, alla sorgente, all’altare, all’Eucaristia. Sia importante voler incontrare Dio e ogni uomo in ogni celebrazione. Siano celebrazioni raccolte, attente, di vera comunione con il Signore e con i fratelli. Non sono solo atto rituale per assolvere ad un precetto. L’Eucaristia è spezzare il pane, condividerlo con chi non ne ha, con gli ultimi, i poveri, ritenuti lo scarto, che però sono sempre gli eletti di Dio, segno della Carità di Cristo per tutti quanti noi, risorsa possibile per la conversione dei nostri cuori e per imparare ad amare e servire. Ci insegnano e invitano a rispettare la dignità di ognuno, ad affrontare le difficoltà, contrarietà e durezza della vita con forza e speranza, sono l’occasione per ogni Cristiano di educarsi a riconoscere in loro il volto di Cristo.
L’incarnazione e la vita di Gesù, quanto il Papa continuamente raccomanda, sono annuncio eloquente nell’indicare i fratelli poveri, deboli, lontani da casa o dal proprio Paese, fragili nel corpo e nello spirito, come coloro con cui camminare come cristiani condividendo la vita. Il paragone del Corpo di cui Cristo è Capo come ricorda San Paolo, ci dice che le membra più sane e forti sono di aiuto e sopperiscono a quelle più deboli.
Allora quale programma per la nostra chiesa?
Non credo ci si debba inventare nulla di originale, il Vangelo è programma di vita che si riconosce in Cristo.
La Chiesa nel suo cammino sinodale dice il modo, l’unità e la comunione con cui vivere ogni programma: nel confronto pacifico e nella comprensione del nostro tempo e della storia che siamo chiamati a costruire nella coesione e fraternità, nell’apertura a tutti riconoscendo il valore di ogni diversità.
Nell’Arcidiocesi di Campobasso Boiano abbiamo gli Atti del Sinodo già celebrato che va attuato per coglierne i frutti, è l’itinerario e cammino già tracciato per la nostra chiesa locale. Andiamo verso il Giubileo del 2025 che ci invita a ritrovare il valore e il gusto della preghiera che è fondamento della fede, espressione della relazione con Dio, incontro e comunione con ogni fratello.
Siamo invitati ad avere custodia e salvaguardia del Creato. Ormai è evidente che per interessi di parte e di potere, per ingordigia e avidità di consumare ogni bene, dimentichiamo che la Terra è dono di Dio di cui siamo affidatari perché tutti ne godano e ne abbiano beneficio.
Il programma di sempre è quello di realizzare la pace tra gli uomini impegno di ogni tempo, adesso il nostro, pervaso di guerre fratricide, insensate, inutili, assurde, che deturpano i volti innocenti dei tanti bambini e popoli con i quali si dovrebbe costruire con fiducia e speranza un futuro di pace. Ogni cristiano si adoperi perché la pace sia assenza di ogni violenza e prevaricazione, preghi per la pace interiore, dello spirito, per la pace con i vicini, ma anche con i lontani, con chi ha cultura o religione diversa. La pace sia impegno di equità per il giusto diritto ad una vita dignitosa mediante il lavoro, sia richiesta pressante al diritto di assistenza sanitaria efficace, per tutti, rispettosa delle attese e delle cure necessarie perché si possa avere speranza e vivere in pace. Si fanno sempre programmi di ogni tipo, grandiosi e comprensivi di ogni desiderio, e abbiamo visto che per noi cristiani ce ne sono in abbondanza, sono quelli di Dio e della Chiesa, a favore non di alcuni ma di tutti gli uomini. Fatta un’analisi programmatica, aperta ad impegnarci come cristiani, ciò che serve, a mio parere, è verificarne l’attuazione. Su questo porrò la mia attenzione, il mio impegno ed il mio servizio come Pastore, Capo e Maestro del popolo affidatomi per Grazia di Dio. Per questo mi spenderò donando me stesso, sperando che basti, non per realizzare ogni cosa, ma per credere che sia possibile fare un cammino nell’obbedienza a quanto Dio chiede e per realizzare il suo progetto di salvezza di tutti e ciascuno; nessuno vive e si salva da solo.
Chi sono i soggetti attuatori dei programmi della nostra Arcidiocesi? Ogni cristiano di buona volontà e ogni uomo o cittadino, che, comunque, vuole e si adopera per il vero bene di tutti. Fermo restando il mio compito come Vescovo della nostra chiesa di Campobasso-Bojano, che assumo con consapevolezza e nella responsabilità, credo di non poter molto senza voi sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi e laici impegnati in vario modo nelle parrocchie, associazioni e movimenti. Mi porrò in ascolto e dialogo con voi presbiteri che vivete quotidianamente con la gente, per cui vi spendete e che servite, siete voi il tramite perché io possa esprimere la mia paternità e guida nei loro confronti. Voi religiose e religiosi siete il richiamo e segno costante dell’amore sponsale della Chiesa e di Cristo, con voi spero di poter vivere la maternità e tenerezza di Dio verso i suoi figli. Voi laici siete nel mondo il lievito perché cresca il desiderio di Dio, con voi spero di poter essere fratello di tutti per farmi prossimo secondo il bisogno di ognuno.
Il vescovo, da solo, non può realizzare i progetti di salvezza di Dio. Mi siete affidati come gregge al suo pastore, ma è pur vero che il gregge fa vivere il suo pastore. Assieme possiamo far sì che ogni programma non resti un’idea o solo un proposito e che ogni persona si senta coinvolta come in una famiglia, parte del popolo che Dio ama. A partire dai piccoli che sono possibilità di futuro per tutti, accompagnati dagli anziani che sono risorsa di crescita per questi e memoria di buona seminagione di vita per gli altri.
I giovani dicono la forza, la capacità di crescita di un popolo, non sono cattivi o scapestrati, superficiali o violenti, forse sono disorientati e fragili. Se non riusciamo ad intercettarli e renderli nostri interlocutori, lasciamoci incontrare, proviamo ad essere testimoni credibili di Cristo per essere attrattivi verso di loro. Proviamo a convincerli e coinvolgerli, mostrando comunità che vivono rapporti sereni e buone relazioni, che rendono visibile la gioia e la bellezza dell’aver incontrato Gesù Cristo e del vivere l’amicizia con lui. Siamo una famiglia così costituita per Grazia di Dio, ogni famiglia sia ‘luogo’ per incontrare Dio e amare il Signore.
Quanto desiderio ho in animo di poter realizzare con voi tutti quello che Dio chiede. Potremo? Ne saremo capaci? Riusciremo? Il nostro cammino sia come scrivere un libro a più mani, con la mano di Dio, lasciandoci ispirare da Lui. “Ricevete lo Spirito Santo…”, “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.” (Mt 28,19-20). Senza lo Spirito Santo non possiamo nulla (preghiera di Ignazio di Laodicea immaginetta), ma noi lo abbiamo ricevuto, ed è la garanzia di Dio per la nostra riuscita di santificazione e vita cristiana.
La Madonna Addolorata ci sostenga e protegga, ci tenga al sicuro tra le sue braccia e ci presenti e ci offra a Dio come Gesù.
Il Signore ci benedica.
+ don Biagio
Al termine della celebrazione eucaristica il dono al nuovo pastore di tutta l’arcidiocesi, consegnato da Don Antonio Arienzale
La benedizione finale, con annessa l’Indulgenza Plenaria, ha chiuso il solenne pontificale.
L’arcivescovo S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni all’esterno della Basilica ha salutato e benedetto tutto il popolo di Dio presente sul sacrato della Basilica, affidando la propria missione apostolica alla Vergine Maria Addolorata, patrona del Molise.