L’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, la Parrocchia di Santa Maria Assunta di Ferrazzano, l’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale, del Lavoro e del Mondo Rurale, in collaborazione con il Comune di Ferrazzano, promuovono con gioia la Festa del Creato, che si terrà il 22 ottobre 2025 a Ferrazzano.
Viviamo in un periodo nel quale la nostra casa comune — il creato — ci chiede attenzione, ascolto e concretezza. Non si tratta solo di un tema ambientale, ma di un richiamo etico che coinvolge ogni persona: credenti e non, giovani e adulti, istituzioni e famiglie. In questa giornata desideriamo fare un passo insieme, per rispondere alla vocazione del “custodire la Terra” che ci è affidata.
L’incontro, dal titolo “Educazione al rispetto della natura”, avrà inizio alle ore 17.30 con l’apertura dei lavori a cura del Diacono De Angelis, responsabile della Pastorale Diocesana. Seguirà la presentazione del progetto scout da parte del responsabile Agesci Ferrazzano 1, un intervento del parroco Don Nicola Maio, e un discorso del Sindaco di Ferrazzano, Avv. Vincenzo Sforza. L’Arcivescovo, S.E. Mons. Biagio Colaianni, terrà la sua riflessione e sarà presente per la consegna degli attestati ai giovani ecologisti della comunità. Alle ore 19.00 sarà celebrata la Santa Messa, presieduta dallo stesso Arcivescovo Colaianni.
Va sottolineato che Papa Leone XIV nell’ultimo periodo ha rilanciato con forza il tema della conversione ecologica, invitando a non considerare la salvaguardia ambientale come una “moda passeggera”, ma come un compito urgente e permanente per ogni comunità. Il pontefice richiama a mettere in pratica scelte concrete che testimoniano la responsabilità verso la creazione nelle sue diverse dimensioni. Agire non è più rimandabile.
Invitiamo tutte le famiglie, i giovani, le associazioni, le scuole, gli amministratori locali — e chiunque abbia a cuore il bene comune — a partecipare con il cuore e con la mente. È una giornata che può lasciare un’impronta positiva nella nostra comunità: imparare, condividere, impegnarsi.
Confidiamo nella presenza numerosa e nell’entusiasmo di ciascuno. Insieme possiamo fare un passo avanti verso uno stile di vita che rispetti, ama e protegga la nostra casa comune.
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Omelia di S. Ecc. Biagio Colaianni in occasione della Giornata del Creato. Parrocchia Santa Maria Assunta in Cielo, 22 ottobre 2025 – Ferrazzano – CB
Saluto con affetto tutte le autorità presenti — civili, militari e religiose — per evitare di dimenticare qualcuno. Un saluto speciale a don Nicola, al parroco, e a Gustavo.
Desidero iniziare prendendo spunto dalla lettera di Papa Francesco scritta per il Tempo del Creato, che inizia il 1° settembre e si conclude con la festa di San Francesco. È interessante che il Papa non parli di una giornata del creato, ma di un tempo del creato: un periodo da vivere nella quotidianità, come impegno costante di attenzione e cura verso il mondo che ci circonda.
Il tema proposto quest’anno — “Semi di pace e di speranza” — ci invita a riconoscere i piccoli segni che possono germogliare nel creato e, soprattutto, nell’umanità che lo abita.
Spesso, quando parliamo di ambiente, pensiamo subito alla natura, agli alberi, ai mari. Eppure, credo che la cura del creato debba partire dalle persone. Se educhiamo l’uomo a valori autentici — responsabilità, attenzione, rispetto e amore — allora saprà prendersi cura anche del mondo che lo ospita.
Gli scout, ad esempio, offrono un bellissimo esempio: per loro la natura non è solo un luogo dove fare attività, ma uno strumento educativo. Attraverso il contatto con la terra, il cielo e le piante, imparano il valore della semplicità, del silenzio, della collaborazione. La natura diventa così una maestra che forma la persona.
Essere amministratori, non padroni
Nella Genesi leggiamo che l’uomo è stato posto nel giardino per coltivare e custodire.
Questo significa che non siamo proprietari, ma amministratori del creato: abbiamo ricevuto un dono che non ci appartiene, ma di cui dovremo rendere conto. Purtroppo, oggi si parla poco di questa responsabilità davanti a Dio. Eppure, ogni dono ricevuto — i talenti personali, la natura, il tempo — ci chiede di essere riconosciuto e restituito con gratitudine.
Spesso vediamo il creato come qualcosa da usare: l’acqua per bere, il legno per scaldarci, la terra per produrre. Ma il creato non è solo utilità: è dono e bellezza. Quando osserviamo un tramonto, non pensiamo all’energia solare che potremmo ricavarne; ci fermiamo, ci commuoviamo e ringraziamo. Ecco il primo passo: la gratitudine. Chi è grato desidera prendersi cura. Come quando ringraziamo una persona che amiamo, così dobbiamo imparare a dire “grazie” a Dio per la sua creazione.
Coltivare e custodire
“Coltivare” significa far crescere, promuovere la vita. Non basta preservare: dobbiamo aiutare la natura a fiorire. Ciascuno di noi può iniziare da piccoli gesti: piantare un albero, curare il proprio giardino, rispettare gli spazi comuni. Ogni segno di amore verso la terra è un seme di speranza.
“Custodire”, invece, implica proteggere: fare la raccolta differenziata, evitare lo spreco, rispettare gli ambienti. Ma custodire vuol dire anche educare al rispetto: formare cuori attenti, capaci di vedere nella natura un riflesso del Creatore.
La cura della casa comune
Tutti parliamo della “cura della casa comune”. Ma che senso ha parlare della casa di tutti, se non sappiamo prenderci cura della nostra? La vera custodia nasce da un amore concreto: per la nostra famiglia, per il quartiere, per il piccolo pezzo di mondo che abitiamo. Eppure, questa cura non può essere solo teorica. In molti luoghi del mondo, intere popolazioni devono scegliere tra salvare la foresta e sfamare i propri figli. Come possiamo parlare di futuro, a chi non ha pane per oggi?
Per questo, la persona deve sempre venire prima del creato. Non si può difendere la natura dimenticando l’uomo che la vive. È questo il cuore dell’ecologia integrale: un equilibrio tra ambiente, giustizia sociale, economia ed etica.
Ecologia integrale, non ecologismo
Papa Francesco, nella Laudato si’, ci ricorda che la vera ecologia non è ideologia, ma relazione.
L’ecologismo, se separato dall’uomo, rischia di diventare sterile. Anche la raccolta differenziata o gli inceneritori, se mossi solo dal profitto, perdono il senso profondo della custodia.
L’ecologia integrale, invece, mette al centro la persona e le sue relazioni:
Solo riconoscendo questa unità possiamo costruire un mondo in cui il creato e la creatura vivano in armonia reciproca.
Il creato e la creatura: una responsabilità reciproca
Non può esserci crescita se il creato non è rispettato, e non può esserci custodia se l’uomo è dimenticato. Possiamo creare parchi, foreste, aree verdi, ma se accanto restano quartieri poveri e persone emarginate, non c’è vera giustizia. Il creato è il riflesso della bellezza di Dio, ma anche il luogo in cui la miseria umana ci interpella. Chi ha fame non può contemplare un tramonto; chi non ha dignità non riesce a vedere la bellezza di un fiore. Ecco perché dobbiamo partire dai poveri, come sempre ci ricorda Papa Francesco. La cura del creato e l’amore per i poveri sono due aspetti inseparabili dello stesso Vangelo.
Tornare all’origine
Tutto questo trova radice nella Genesi: Dio crea la natura per l’uomo, perché ne goda e ne tragga vita. La persona è al centro del progetto di Dio. Quando dimentichiamo questo, l’ecologia perde la sua anima. Chi non riconosce Dio dentro di sé non può riconoscerlo nel creato: vede la natura come qualcosa di utile o bello, ma non come segno della presenza divina.
La vera ecologia integrale, dunque, non riguarda solo la salvaguardia dell’ambiente, ma anche la giustizia, l’accoglienza, la fraternità. Solo partendo dai poveri, dalle persone concrete, possiamo costruire un mondo dove la cura della terra diventi davvero cura dell’uomo.
22 ottobre 2025
+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni
