Il Giubileo degli anziani, celebrato con la partecipazione dei Centri Sociali Anziani di Campobasso, alla Basilica Minore dell’Addolorata, è stata un’occasione straordinaria per riconoscere e onorare il valore inestimabile che gli anziani apportano alle nostre vite e alle nostre comunità. Questo evento ha reso omaggio alla bellezza di un’esistenza vissuta con passione, tra gioie e fatiche, conquiste e sfide, un cammino che merita di essere celebrato come un dono prezioso.

L’iniziativa promossa dal Comune di Campobasso e accolta dall’Arcidiocesi di Campobasso – Bojano ha ha visto coinvolti oltre 150 cittadini. 

La cerimonia liturgica, presieduta da S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni, ha offerto l’occasione per riflettere sul valore dell’età matura come tempo di consapevolezza, memoria e spiritualità condivisa.

Gli anziani sono i custodi della memoria, della saggezza e dell’esperienza: ci insegnano il valore di un amore che non cede mai. Il Giubileo è stato un invito a costruire legami autentici, a coltivare il rispetto e la cura per chi ha tracciato il cammino prima di noi. Essi ci ricordano che ogni fase della vita ha la propria dignità e bellezza, e che solo insieme possiamo costruire una comunità più umana, solidale e inclusiva.

Omelia di S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni in occasione del Giubileo dei Centri Sociali Anziani di Campobasso. Basilica Minore dell’Addolorata – 18 settembre 2025.

 

IL VINO BUONO DELLA SPERANZA:

LA SAGGEZZA E LA DIGNITÀ DELL’ANZIANITÀ IN CRISTO

Carissimi,

siamo nel giubileo della speranza, come abbiamo ascoltato nelle preghiere e nella Scrittura. Oggi celebriamo l’Eucaristia di Maria Vergine, madre della Santa Speranza. Ma cosa significa la speranza? Ce lo dice la prima lettura, quando parla della sapienza. La sapienza è definita madre del bell’amore, del timore, della conoscenza e della santa speranza. Questo parallelismo della sapienza si riferisce a Maria, che è anche madre della speranza, del bell’amore e della conoscenza, perché attraverso di lei possiamo avvicinarci a Gesù Cristo e conoscerlo più profondamente, come presenza viva nella nostra vita.

Soprattutto voi, che siete nella fase dell’anzianità, siete chiamati alla speranza. Esiste una mentalità nel mondo che bisogna superare, quella che considera l’anziano come colui che non ha più nulla da dare, che non serve più. In una società che corre, che desidera essere forte e produrre continuamente, si perde il senso di ciò che è davvero essenziale: le relazioni autentiche, la serenità e la bontà. Basta guardare al mondo di oggi, con le sue guerre, l’arrivismo, l’indifferenza, la superficialità, e l’incuria verso chi non è più “efficiente”. Ma la logica che ci insegna Maria, e che ci insegna il Signore, è quella di riconoscere il valore dell’anziano. Per Dio ogni persona ha un valore immenso, non solo per ricevere, ma anche per dare.

Infatti, voi anziani siete in una posizione particolare, quella di aver bisogno, ma quando si ha bisogno è necessario chiedere aiuto e accogliere la vicinanza degli altri. Ringrazio gli operatori che sono con voi, che non si limitano a fare il loro lavoro, ma che lo fanno con cuore, offrendosi come vicini e pronti ad aiutarvi. Questo è il riconoscimento che dobbiamo sempre dare gli uni agli altri. È il tempo della vita in cui dobbiamo chiedere aiuto e accogliere il bene che ci viene fatto, ma non basta. È anche necessario essere attivi nel dare.

Pensateci: voi che avete qualcosa da dare, come una piccola pensione da condividere con i figli o i nipoti, avete ancora qualcosa da donare anche oltre agli aspetti materiali. Molti di voi si sentono un po’ dimenticati, con la speranza che qualcuno vi chiami, ma spesso non accade. La vita è frenetica per i più giovani, ma vi chiedo: cosa potete ancora dare? Secondo me, avete ancora molto da dare. Basta guardare al Vangelo, al racconto delle nozze di Cana, dove Gesù interviene trasformando l’acqua in vino. Un miracolo che non solo riempie il vuoto, ma porta una nuova pienezza, come l’amore che Gesù ci offre. Maria, come madre, vede le necessità, vede i bisogni, proprio come una mamma che ha un occhio attento per il bene dei suoi figli.

Maria ha occhi di madre, ed è con quegli occhi che vede le nostre necessità. Non ha paura di chiedere a Gesù di intervenire, e lo fa per noi, come se fosse una madre che sempre intercede per i suoi figli. Quando ci sentiamo soli, Maria ci invita ad aprirci alla speranza. Dobbiamo aprirci alla speranza, anche quando la nostra vita non è sempre serena. La speranza nasce dalla fiducia in Gesù, dalla certezza che Lui ci ama, che ci darà la sua forza, e che ci aiuterà a scoprire la bellezza della vita, sempre e comunque.

Maria ci insegna anche a fare ciò che Gesù ci chiede: pazienza, amore, fraternità e attenzione verso gli altri. Dobbiamo darli, non solo aspettare che ce li diano. Anche io, a 68 anni, mi trovo a dover imparare ogni giorno a dare, a non fermarmi solo a chiedere. E anche voi, nonostante la vostra età, siete capaci di dare: amore, attenzione, fraternità. Siete ricchi di saggezza, e questa ricchezza è quella che il mondo ha bisogno di conoscere.

Nel Vangelo, quando Maria segnala a Gesù che il vino manca, non è solo una questione di vino, ma simbolicamente parla dell’amore che manca. Gesù trasforma l’acqua in vino buono, come segno che Dio può trasformare la nostra vita, dove manca l’amore, la pazienza o la bontà, e renderci capaci di offrire agli altri ciò che Lui stesso ci dona.

Anche voi, anziani, potete dare: a volte anche un semplice gesto di gentilezza, una parola di consolazione, una preghiera. Se non possiamo più fare come prima, possiamo ancora trasmettere una parte di quella ricchezza che abbiamo accumulato in una vita. La vita di ciascuno di voi è una vita che ha maturato saggezza, sacrifici, amore e fedeltà. E questo è il “vino buono” che il mondo non sempre sa apprezzare, ma che noi, come cristiani, dobbiamo riconoscere come il vero tesoro.

Quindi, nonostante la nostra età, dobbiamo sentirci orgogliosi di quello che siamo oggi: maestri di vita, testimoni di speranza. Proprio come Maria, che è madre della speranza, della consolazione, della tenerezza, dobbiamo essere tutto questo per chi ci è vicino. Dobbiamo continuare a donare amore e speranza, anche quando gli altri non capiscono o non vedono il nostro valore. La speranza che portiamo non è solo quella che aspetta la fine della guerra o la pace nel mondo. La speranza è quella che viviamo oggi: la speranza di vivere in pace, di amare, di perdonare, di accogliere.

Il nostro compito oggi è vivere nella speranza concreta, quella che ci permette di andare d’accordo con gli altri, di non arrabbiarci per le piccole cose, di imparare a vivere con pazienza e misericordia. La speranza che ci insegna Maria è una speranza viva, concreta, che ci spinge a vivere bene, a vivere nel presente, nel cuore di Cristo, e a dare agli altri ciò che abbiamo ricevuto da Lui.

Maria ci insegna che, anche invecchiando, possiamo ancora essere il “vino buono”, pronto da offrire a chiunque voglia assaporarlo. E, se il mondo non se ne accorge, non importa: siamo comunque il “vino migliore”, perché il nostro valore non dipende dal riconoscimento degli altri, ma dalla grazia di Dio che ci ha trasformato e ci ha reso capaci di dare, anche nei nostri limiti.

18 settembre 2025

+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni