Nei primi due weekend di settembre torna il Cammino dell’Acqua, l’esperienza spirituale e naturalistica promossa dalla Pastorale del Turismo dell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano. Un itinerario di circa 60 chilometri che unisce due luoghi simbolo della devozione popolare molisana: il Santuario di Santa Maria della Libera a Cercemaggiore (CB) e la Basilica Minore dell’Addolorata a Castelpetroso (IS).
Un cammino che attraversa un territorio ricco di fascino, dove la bellezza del paesaggio naturale si fonde con la storia, la cultura e l’identità delle comunità locali. Campi, borghi, boschi e santuari si susseguono in un equilibrio armonioso tra natura incontaminata, tradizione agricola e presenza industriale. Inserito nel catalogo nazionale dei cammini religiosi, il Cammino dell’Acqua è un’occasione per vivere in profondità la dimensione spirituale del viaggio, ma anche per riscoprire la ricchezza del territorio molisano.
Nella sinergia di canzoni inedite, recitazione e musica al violino chitarra e tastiera, lo spettacolo musicale LUCE DI SPERANZA presenta il tema della Speranza come luce di Cristo che si riflette nell’esperienza spirituale ed umana dei Santi. Si tratta quindi di un viaggio artistico e spirituale attraverso i grandi carismi della Chiesa e attraverso i testimoni della fede nelle diverse epoche: dai primi martiri cristiani ad Agostino, da Ildegarda di Bingen a Francesco, Chiara d’Assisi e S. Antonio, da S. Rita da Cascia a San Gabriele, da Madre Teresa a Carlo Acutis e Chiaraluce Badano, santi dell’epoca contemporanea. Ogni canzone è stata composta per mettere in luce lo specifico dell’esperienza spirituale di ognuno. Lo spettacolo culmina nel Mistero Pasquale, fonte viva e luce di Speranza, presentato attraverso le figure del Cireneo, di Maria, di Cristo e delle donne che annunciano la Resurrezione.
Con Mauro Giorgini, chitarra e autore di tutte le canzoni
Federica Pantanetti, canto solista
Snezana Tintor, violino
Fausto Palmieri, tastiera
Viviana de Marco, recitazione
L’ultima giornata sarà arricchita da momenti significativi. Si celebrerà infatti la Giornata del Turismo, con la partecipazione di Suor Veronica Donatello, che offrirà una riflessione sul tema dell’accessibilità universale. Sarà presente anche S.E. Mons. Biagio Colaianni, che illustrerà il messaggio del Dicastero per l’Evangelizzazione in merito al turismo come strumento di trasformazione sostenibile.
Inoltre, si svolgerà il Giubileo regionale delle Pro Loco, con l’intervento del Presidente regionale Simone di Paolo, che rifletterà sul valore delle Pro Loco nella promozione delle tradizioni, dei riti e delle tipicità locali, testimoni della memoria e dell’identità di ogni comunità.
Tradizione e rigenerazione dei territori al centro dell’iniziativa dell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, che ha coniugato turismo, fede e sostenibilità.
In primo luogo, la bellissima esperienza con un gruppo di persone sorde che hanno animato la Santa Messa insieme alle suore del Santuario. Abbiamo assistito a una celebrazione tradotta in linguaggio LIS. È stata un’esperienza toccante e commovente.
Suor Veronica Donatello, direttrice della Pastorale delle persone con disabilità, ha posto in evidenza l’importanza di saper accogliere tutti e di sentire forte il senso di appartenenza a una comunità: solo così si abbattono tutti gli ostacoli.
Mons. Biagio Colaianni ha messo in evidenza la dimensione religiosa del turismo, che deve rivolgere attenzione prioritaria agli ultimi, ai fragili, alle persone con disabilità. Vanno rimosse, ha affermato l’Arcivescovo, non solo le barriere fisiche ma soprattutto quelle culturali, perché tutti possano sentirsi a casa loro e poter partecipare a pieno titolo a ogni manifestazione.
Il progetto Romanic@mente in cammino, inserito negli itinerari del Giubileo For All, aveva questo obiettivo e questa finalità. Progetto in stand-by, in attesa delle decisioni della Regione Molise, che si è impegnata a intervenire per realizzare interventi di accessibilità universale, ma che ad oggi non ha adottato alcun provvedimento amministrativo che consenta l’avvio degli interventi.
La giornata si è aperta con il convegno sul tema della Giornata del Turismo: “Turismo e trasformazione solidale”, che ha ripreso alcuni temi proposti da Papa Francesco nella Laudato Sì. Il numero di turisti aumenta ogni anno, per cui la salvaguardia del creato e la tutela della bellezza impongono agli operatori del settore un’attenzione sempre maggiore.
Il turismo crea relazioni interpersonali e favorisce il rispetto reciproco. In questo contesto va considerata la grande risorsa del turismo lento e dei cammini: il camminatore/pellegrino entra a contatto con la natura, con la bellezza, osserva, conosce, scambia impressioni con chi gli è vicino.
Al Cammino dell’Acqua hanno partecipato oltre 50 persone, di cui quasi 30 provenienti da fuori regione. È un grande risultato, a testimonianza della bellezza dei luoghi. Pur in assenza di un piano regionale promozionale, con l’impegno volontaristico di gruppi e associazioni, questo cammino ogni anno è sempre più partecipato.
L’arrivo al Santuario, in occasione della Giornata del Turismo, non è stato casuale, ma fortemente voluto per celebrare insieme la Giornata del Turismo e il Giubileo delle Pro Loco.
Le comunità attraversate dal cammino si sono animate per accogliere i pellegrini/camminatori, che hanno potuto conoscere luoghi, persone e i prodotti del territorio.
Grande presenza delle Pro Loco molisane, che hanno colto l’importanza della giornata e l’invito a un momento di riflessione su come proporsi per il futuro.
Il presidente regionale delle Pro Loco Molisane, Simone Di Paolo, ha evidenziato nel suo intervento il ruolo delle Pro Loco per la crescita, promozione, tutela e salvaguardia delle tradizioni e del territorio. Le Pro Loco – ha rimarcato Di Paolo – sono le sentinelle di ogni comunità.
Il pellegrinaggio effettuato sul tracciato del Cammino dell’Acqua, la celebrazione della Giornata del Turismo, il Giubileo delle Pro Loco, hanno evidenziato tre aspetti fondamentali che dovrebbero essere nell’agenda del decisore politico:
“L’impegno per la salvaguardia del creato inizia dall’attenzione alle piccole cose: da qui possiamo muovere i primi passi per farci carico di quel debito ecologico che coinvolge l’umanità intera”
(dal messaggio del Dicastero per l’Evangelizzazione in occasione della Giornata Mondiale del Turismo 2025)
Dott. Mario Ialenti
Omelia di S. Ecc. Mons. Colaianni in occasione della Giornata del Turismo. Domenica 14 settembre. Basilica Minore dell’Addolorata di Castelpetroso.
Carissimi,
celebriamo oggi la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. In questo giorno, ci viene ricordato come in Dio tutto può cambiare significato: ciò che per l’uomo è segno di sconfitta, dolore e morte, in Cristo diventa vita, dono, risurrezione.
La croce, da sola, è fatica, sofferenza, un peso che istintivamente respingiamo. Ma in Cristo essa si trasforma: diventa segno del dono di sé, della sua vita offerta per noi. Uno strumento di morte diventa luogo di risurrezione, una realtà di dolore diventa gesto d’amore e offerta totale.
Nella prima lettura, il popolo di Israele ci mostra un atteggiamento comune: volere tutto e subito, lamentandosi di Dio, del cammino, della fatica e della sofferenza che comporta seguire il Signore. È un popolo che mormora, e questo modo di vivere non apre all’incontro con Dio, ma lascia l’uomo nella sua sofferenza, che spesso si trasforma in male.
Eppure, anche in questo contesto, c’è speranza: l’uomo può riconoscere il proprio peccato e cercare un rimedio. Così Israele chiede a Mosè di intercedere, di pregare per loro. Anche noi dobbiamo imparare questo: quando le cose vanno male e tendiamo a lamentarci, è il momento di verificare noi stessi, di chiederci qual è il nostro peccato.
La mormorazione è un peccato che spesso non riconosciamo. Siamo abituati a parlare di tutti e di tutto, anche tramite i social, arrivando a ferire, distruggere, eliminare la dignità altrui, non con critiche costruttive, ma con giudizi che umiliano e offendono.
Il popolo riconosce il proprio errore e chiede salvezza. Così anche noi: non solo dobbiamo pregare per noi stessi, ma intercedere per l’umanità intera, chiedere la conversione del mondo. Solo così la croce si fa segno di cambiamento e trasformazione.
Dio dice a Mosè di innalzare un serpente di bronzo: chi lo guarda dopo essere stato morso sarà salvato. È un simbolo chiaro: il serpente, che ha lo sguardo rivolto a terra, invita il popolo ad alzare lo sguardo al cielo, a Dio. Non è il serpente a salvare, ma è il Cristo innalzato sulla croce, che con il dono della sua vita ci salva dal male rappresentato proprio da quel serpente.
Cristo salva l’uomo e continua a farlo anche oggi. Ma la salvezza che Dio ci offre non è magica né miracolistica. Non è una soluzione istantanea, ma passa attraverso la vita quotidiana, fatta di fatica, sofferenza, dono di sé per amore.
Tutti noi abbiamo una croce, piccola o grande che sia. Nessuno è esente da sofferenze fisiche, spirituali, psicologiche o relazionali. E davanti a queste croci, non dobbiamo chiedere a Dio di toglierle, ma di aiutarci a viverle guardando a Lui, che ci ha insegnato amore, misericordia e fraternità anche nella prova.
Seguire Cristo significa portare la nostra croce con sguardo fisso su di Lui, trasformando la lamentazione in offerta, l’autocommiserazione in generosità verso gli altri.
Per farlo, c’è un’unica condizione: la fede. Una fede viva, concreta, storica, quotidiana. Credere che Dio è nella mia vita, che se cado mi tende la mano, che se lo guardo trovo forza, coraggio e consolazione.
Il mondo oggi è pieno di sofferenza, povertà, esclusione. Eppure, siamo chiamati a vivere l’inclusione, a credere che nell’amore di Dio possiamo cambiare le cose, trasformando la croce in strumento di pace, solidarietà, sostegno e fraternità.
La pace vera nasce da piccoli gesti quotidiani, da relazioni sane, da una fede che costruisce e non distrugge. Se perdiamo questa sensibilità, lasciamo spazio a chi crede che la guerra debba guidare l’umanità.
Siamo chiamati a essere costruttori di pace, credendo che Dio è presente anche oggi, in mezzo a noi, con la sua croce. Il Crocifisso non è solo quello che portiamo al collo o vediamo nelle chiese. Il Crocifisso è in ogni persona che oggi soffre, che vive ingiustizia e violenza.
Cosa possiamo fare? Avere fede. Credere che in Cristo possiamo sollevare gli altri, aiutare chi porta croci pesanti, offrire sostegno e speranza.
Credere che Gesù prende su di sé le nostre croci e le trasforma in possibilità di risurrezione. Ma questa possibilità va accolta, desiderata, vissuta.
Affidiamoci a Maria Addolorata, la madre che ha vissuto il dolore più grande: perdere un figlio. Eppure, nel santuario dove la veneriamo, vediamo che Maria offre quel Figlio, proprio come Gesù ha offerto la sua vita. Non si esalta la sofferenza fine a sé stessa, ma si guarda al cielo, a Dio che, attraverso la croce, ha donato la salvezza a tutti.
Maria ci dice: “Vi sono vicina. Vi sostengo, come una madre che ama profondamente i suoi figli, soprattutto quelli che soffrono.”
Se non crediamo a questo, non servono i giubilei, i pellegrinaggi, le Messe. Tutto perde senso, se manca una fede viva nel Cristo presente e operante oggi, con il suo amore e desiderio di salvezza per ogni uomo.
In questa fede riscopriamo la nostra identità cristiana. E così, la mormorazione scompare, lasciando spazio alla lode a Dio, anche nella sofferenza. Possiamo imparare a ringraziare:
– “Ho mal di testa, ma ti ringrazio, Signore, che non sono su una carrozzina.”
– “Sto su una carrozzina, ma ti ringrazio, Signore, per la mia intelligenza.”
– “Non ho né l’uno né l’altro, ma ti ringrazio, Signore, per chi mi ama e mi è vicino.”
Che la croce diventi la maestra dell’amore possibile per tutti noi, come Gesù Crocifisso ci ha insegnato e consegnato con la sua vita.
14 settembre 2025
+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni
