La comunità diocesana di Campobasso-Bojano si prepara a vivere con profonda fede la Solennità del Corpus Domini, giovedì 19 giugno 2025, una delle solennità religiose più importanti del calendario liturgico cattolico.

Il Corpus Domini, ovvero il Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, è la Solennità che celebra il dono dell’Eucaristia, segno tangibile della presenza reale di Gesù tra noi. È un momento privilegiato per rinnovare la nostra comunione con Dio e la nostra fede nel Mistero Eucaristico e per testimoniare pubblicamente la centralità di Cristo nella vita della Chiesa e nella storia dell’Umanità.

Il programma delle celebrazioni prenderà avvio giovedì 19 giugno alle ore 18.00, con la Santa Messa presieduta da S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni, nella Cattedrale della SS. Trinità, a seguire la processione. Attraverso la processione, il popolo di Dio accompagna il Signore per le vie della città, accogliendo in preghiera la Sua presenza nelle strade della vita quotidiana, a benedizione delle case, dei luoghi di lavoro e di tutti gli uomini e le donne che vi abitano.

Domenica 22 giugno Santa Messa alle ore 8.00 presso il Museo dei Misteri, in occasione della Manifestazione Cittadina dei Misteri.

Alle ore 12.30 l’Arcivescovo rivolgerà il saluto e impartirà la benedizione alla cittadinanza dalla loggia del Palazzo Comunale.

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Omelia di S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni in occasione della Solennità del Corpus Domini, giovedì 19 giugno 2025 – Cattedrale della SS. Trinità di Campobasso.

DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA
RISPONDERE AL BISOGNO DELL’UOMO CON IL DONO DI SÉ

Il testo della Prima Lettura ci immerge in un contesto di guerra e violenza, nel quale Abramo è chiamato a intervenire per liberare il nipote Lot e altri prigionieri. Questo intervento, mosso dalla fede e dalla disponibilità, diventa segno di un’umanità che agisce per la salvezza, non per la distruzione. È un richiamo attuale: oggi più che mai c’è bisogno di uomini e donne che, come Abramo, si mettano al servizio della pace e della liberazione, piuttosto che alimentare conflitti con parole o azioni.

In questo quadro compare Melchisedek, figura misteriosa e senza origine dichiarata, sommo sacerdote che rappresenta Cristo stesso. Egli riconosce l’intervento divino in Abramo e lo benedice, offrendogli pane e vino, simboli che anticipano l’Eucaristia. L’offerta di Abramo, che dona la decima del bottino, è un gesto di riconoscenza verso Dio: ha riconosciuto che la salvezza non è solo frutto della propria forza, ma della presenza e dell’opera di Dio nella sua vita.

Anche noi siamo chiamati a riconoscere questa presenza. Spesso attribuiamo i successi a noi stessi e le difficoltà agli altri, o persino a Dio. Eppure, se ci fermiamo a riflettere, comprendiamo che ogni evento, ogni risultato, ogni liberazione, è attraversato dalla sua grazia. Dio ci ha resi membra del suo corpo, e ognuno di noi è oggetto personale dell’offerta di Gesù sulla croce.

Il Vangelo ci porta nel cuore dell’agire di Cristo: l’annuncio del Regno e la guarigione di chi soffre. Gesù vede i bisogni concreti della folla e agisce, mentre gli apostoli vorrebbero congedare tutti, incapaci di farsi carico delle necessità. È lo stesso rischio che corriamo noi quando, di fronte alla fame, alla povertà, alla solitudine, rispondiamo: “Non possiamo fare nulla”.

Ma Gesù ribalta la logica. A loro – e a noi – dice: “Date voi stessi da mangiare”. Chiede ciò che sembra impossibile. Eppure non è una provocazione: è una chiamata alla responsabilità. Anche quando abbiamo poco – cinque pani e due pesci – quel poco, donato, può diventare moltissimo, se offerto con fede. La moltiplicazione non nasce dalla quantità, ma dalla disponibilità. È Dio che rende fecondo il nostro impegno.

Così Gesù alza gli occhi al cielo, prega, benedice, spezza il pane e lo affida agli apostoli perché lo distribuiscano. Questo gesto, che prefigura l’Eucaristia, mostra come ogni azione d’amore, se radicata in Dio, può trasformare il mondo. La seconda Lettura lo conferma: “Fate questo in memoria di me”. Non è un semplice ricordo, ma un’attualizzazione reale. L’Eucaristia è l’offerta continua di Cristo per noi, che ci chiama a diventare, a nostra volta, pane spezzato per gli altri.

Ogni celebrazione eucaristica è un’alleanza con il Signore. Essere parte del suo corpo significa accogliere la sua logica: offrire sé stessi per amore. Non sempre vedremo i frutti, non sempre sapremo quale bene derivi dal nostro gesto. Ma Dio sì. E se noi ci rendiamo disponibili, se partecipiamo a questa comunione con sincerità, allora diventiamo strumento di salvezza anche per gli altri.

Alla fine della Messa, durante la processione, ciascuno è chiamato a riflettere: “Come posso vivere questo dono nella mia vita concreta?” Il Signore ci unisce nel suo corpo, al di là delle nostre differenze e difficoltà. E ci invita a lasciarci nutrire da Lui per diventare nutrimento per gli altri.

Le dodici ceste avanzate dopo la moltiplicazione sono segno della sovrabbondanza dell’amore di Dio: Egli non solo sfama, ma garantisce continuità. E questa continuità è oggi l’Eucaristia, che da oltre duemila anni nutre la Chiesa e l’umanità.

Accogliere l’offerta di Cristo significa entrare in un dinamismo di amore che trasforma il mondo. Anche un singolo gesto di bene, se offerto a Dio, diventa dono per tutta l’umanità. È questa la forza della Chiesa: membra unite a un solo Corpo, capaci – con la grazia di Dio – di trasformare il poco in molto.

Siamo allora noi quell’Eucaristia vivente, chiamati a essere risposta concreta ai bisogni dell’uomo, strumenti di liberazione, seminatori di pace, testimoni di speranza. Non da soli, ma uniti a Cristo, nostra forza e nostro nutrimento.

19 giugno 2025

 

+ S. Ecc. Mons. Biagio Colaianni