ITER DEL PROCESSO DIOCESANO
All’indomani della morte di Fra Immacolato (13 aprile 1989) su pressante richiesta del clero diocesano e dei fedeli, mons. Ettore Di Filippo, sentiti i Superiori generali dei Carmelitani Scalzi, riconosce fondata la richiesta di adoperarsi perché l’eredità spirituale lasciata da Fra Immacolato fosse raccolta e divulgata. Il 1° ottobre 2004 mons. Armando Dini dava avvio alla fase informativa del processo canonico di beatificazione di Fra Immacolato. Il 15 dicembre successivo, a soli due mesi dalla introduzione della fase istruttoria, la Congregazione delle cause dei santi concedeva il “nihil obstare”. Il 13 aprile del 2005, in occasione del sedicesimo anniversario della dipartita per il Cielo di Fra Immacolato, espletata con successo la fase istruttoria, con una solenne concelebrazione nella Cattedrale di Campobasso, mons. Dini istituiva il Tribunale diocesano per avviare il processo sulla vita, virtù e fama di santità del servo di Dio Fra Immacolato. A soli due anni di distanza – precisamente l’11 maggio 2007 – 59° anniversario della professione solenne di Fra Immacolato, l’Arcivescovo Dini con una solenne concelebrazione nella cattedrale di Campobasso, alla presenza dei vertici dell’Ordine Teresiano e di numerosi sacerdoti giunti da tutta Italia, chiudeva felicemente i lavori del Tribunale diocesano. Il 5 febbraio 2008 il nuovo arcivescovo di Campobasso, mons. Gian Carlo Bregantini accompagnato da Don Giuseppe Nuzzi, Vicario diocesano, dal postulatore don Fabio di Tommaso e dal biografo prof. Biscotti consegnava alla Congregazione delle Cause dei Santi il plico contenente la documentazione raccolta dal Tribunale diocesano. In data 23 gennaio 2010 la Congregazione delle Cause dei Santi notifica al postulatore don Fabio Di Tommaso alcune inadempienze nella documentazione dell’Inchiesta diocesana. In data 17 novembre 2010 l’Arcivescovo di Campobasso diede inizio alla fase suppletiva dell’Inchiesta diocesana che ha avuto inizio il 25 novembre 2010 ed è terminata il 1° febbraio 2011. Complessivamente le sessioni sono state 16, di cui 9 nella prima Inchiesta e 7 nella seconda, quella suppletiva. I testi escussi sono stati complessivamente 61, di cui 20 nella sessione suppletiva. Si tratta di persone che, salvo poche eccezioni, hanno conosciuto personalmente il Servo di Dio. In data 27 febbraio 2013 il Dicastero dei Santi, constatata la regolarità giuridica delle procedure seguite, dava avvio in modo ufficiale alla fase romana del processo di beatificazione del Servo di Dio. Nel 2014 la postulazione diocesana, compila la Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis, documento pubblico di sintesi della causa diocesana e romana. Il 12 novembre 2020 i Consultori Teologi, (in numero di 10) previsti a norma del Regolamento della Congregazione delle Cause dei Santi, dopo aver analizzato gli scritti del nostro Servo di Dio, la biografia edita dalle edizioni Ocd allegata alla Positio e la stessa Positio, volume di più di 450 pagine, esprimevano all’unanimità parere favorevole circa l’eroicità delle virtù del Servo di Dio. Nel 2022 i Padri Cardinali e i Vescovi riconoscono che il Servo di Dio ha esercitato le virtù cristiane in modo eroico. Il 18 febbraio 2022 Papa Francesco dispone la pubblicazione del Decreto di Venerabilità. In data 11 maggio 2022 il Decreto pontificio viene reso pubblico a Campobasso, in una solenne concelebrazione presieduta al cardinale Semeraro, prefetto della Congregazione della causa dei santi, dei vescovi della regione ecclesiastica Abruzzo-Molise, del clero diocesani, dei Carmelitani scalzi, confratelli di Fra Immacolato, delle autorità civili e militari e di numerosi fedeli.
Breve profilo spirituale di Fra Immacolato
“Vittima prescelta da Dio”
Il ruolo all’interno della Chiesa di frate Immacolato è stato sottolineato in modo inequivocabile da san Pio da Pietrelcina che di lui disse: “E’ una vittima prescelta da Dio”. Una vittima che, insieme a molte altre, ha contribuito ad arginare la devastante forza del male di uno dei periodi più bui dell’umanità. La sua esperienza umana e religiosa infatti inizia il 27 giugno 1938, allorquando Dio irrompe con forme struggenti nella sua vita, mentre nella mente di uno squilibrato d’oltre Alpe prende forma l’idea dello sterminio del popolo ebraico, in attesa di trascinare l’umanità in un dramma senza uguali. Il nostro Servo di Dio ignaro di tutto ciò, senza porre domande e senza comprendere fino in fondo ciò che Dio gli chiedeva, si dispone ad accogliere umilmente la Sua volontà: “Non sapevo – scriverà qualche tempo dopo alla priora del Carmelo di Firenze – ciò che Gesù aveva per me in serbo, ignoravo completamente i divini disegni, però mai Gesù mi ha fatto recalcitrare sotto l’amorosa mano che mi crocifiggeva”. Il 13 aprile 1989 – mentre il muro di Berlino sta per cedere sotto i colpi di una ritrovata speranza – termina la sua esistenza terrena e con essa la fine delle sue sofferenze.
La chiamata alla vita religiosa regolare
Frate Immacolato si inserisce nel processo di rinnovamento con il quale lo Spirito Santo accompagna il cammino della Chiesa lungo i secoli. Ciò si palesa con la sua chiamata alla vita religiosa regolare, pur restando in famiglia. In tal modo egli anticipa la primavera dello Spirito che, in epoca post Conciliare, vedrà sorgere tante e diverse forme di vita religiosa in grado di coniugare in armonia la vita in famiglia e la professione dei ‘consigli evangelici’. La dimensione profetica dell’esperienza esistenziale di frate Immacolato appare, alla luce dei mutamenti radicali che la famiglia ha subito, chiara ed evidente. Dio, attraverso il suo essere religioso in famiglia, già dal lontano 1942, addita una strada possibile per evitare alle famiglie di lasciarsi assorbire dal tumulto dei falsi valori. In altre parole, se la famiglia in quanto tale non è chiamata a vivere secondo la forma dei “consigli evangelici”, essa però non è esente dal far proprio lo spirito genuino della vita religiosa. La famiglia deve tornare a mettere al centro dei propri interessi il Signore; deve tornare all’assidua preghiera liturgica e a quella domestica, deve aprirsi alle forme possibili di attività missionaria e far proprio un modello di vita sociale sobrio, che trovi nella carità fraterna il suo termine di riferimento. La vita in famiglia di frate Immacolato, religioso professo solenne, nel disegno provvidenziale di Dio, questo insegna, questo significa.
Il suo nome da religioso
Il suo nome da religioso – Immacolato – accettato per ubbidienza, assume una dimensione profetica. Quel nome nella logica di Dio – come egli stesso svela al padre spirituale – sta ad indicare che la sofferenza accettata per puro amore spalanca la via dell’ “innocenza originaria”; sta ad indicare quanto sia vero che dopo l’amore, il dono più grande che Dio possa fare all’uomo è la sofferenza. La vicenda di Fra Immacolato si lega in tal modo al messaggio di Lourdes e di Fatima, cioè al profetico e pressante richiamo della Santa Vergine alla penitenza e al sacrificio, quali mezzi efficaci per arginare l’ondata di errori dottrinali e il dilagare dell’immoralità dai quali il mondo, ma anche la Chiesa, non sarebbero stati risparmiati. Dinanzi a questi fatti, che pur dovettero sfiorare la sua mente, la sua risposta rimase sempre la stessa: “Che io sappia perdermi in Dio e che a lui sappia abbandonarmi tanto completamente che di me non rimanga alcun vestigio, proprio come avviene di un granello di polvere che sparisce senza lasciare traccia di sé”.
Il magistero dell’esempio
Per 51 anni fu un punto di riferimento di vescovi, sacerdoti, consacrati e laici. Si andava da lui per raccontare e per domandare. Ascoltava senza interrompere. Quando doveva intervenire, anche se con poche parole, era sincero, fermo. In genere però era l’incoraggiamento a prevalere. Faceva sue le difficoltà e le sofferenze degli altri. L’abituale sorriso con cui accoglieva chiunque si recasse a fargli visita scompariva solo dinanzi al peccato. Il suo umile magistero, radicato nella migliore tradizione della spiritualità carmelitana, sa confrontarsi con lo spessore spirituale e con la specifica psicologia e sensibilità dei suoi interlocutori. Così se alle anime già avanti nella via della santità prospetta il valore e la bellezza della sofferenza espiatrice, a quelle che iniziano il cammino indica la fedeltà alla chiamata ricevuta e la diligente osservanza dei doveri prescritti. Gli aspetti distintivi della sua pedagogia spirituale possiamo individuarli nel convincimento in lui profondamente radicato che la sofferenza è “il bacio che lo Sposo riserva all’anima sua sposa”, che “la sofferenza accettata per puro amore è il bacio reso al Signore dall’anima sua sposa”; nella consapevolezza che il male esiste, che il demonio è una realtà mai inerme che impiega tutte le energie di cui dispone per distogliere, confondere e rallentare il cammino di perfezione delle anime; che le anime – soprattutto quelle consacrate – costano sangue, che molte di esse, senza il soccorso della preghiera e della sofferenza espiatrice non avrebbero scampo.
Il sacerdozio ordinato: fulcro della sua vita
In considerazioni delle testimonianze dell’Inchiesta diocesana e di quanto è emerso dalle lettere ai suoi direttori spirituali possiamo asserire che il fulcro stesso della sua esistenza ruoti attorno al sacerdozio ordinato. Il suo amore per i sacerdoti, soprattutto per quelli in difficoltà, rappresenta la sua specifica dimensione ecclesiale. Non è un caso che egli, già dal lontano 1946, si offra vittima per la loro santificazione. A questo proposito vogliamo riportare un breve passo tratto dal manoscritto di un suo direttore spirituale: “Il suo continuo immolarsi per le anime – scrive don Ruccia – si accendeva quando si trattava di un sacerdote in difficoltà. Scriveva, pregava, invitava a pregare finché il sacerdote fosse tornato nella grazia totale di Dio. Il ritorno a Dio lo voleva a costo di soffrire; era disposto ad espiare da solo”.
La famiglia naturale e quella religiosa
Pur nella sua particolare condizione di malato grave non si è mai sottratto ai doveri nei confronti della sua famiglia naturale e di quella religiosa. E’ stato per entrambe una persona mirabile: mai egocentrica, sempre umile, generosa, ubbidiente. La famiglia naturale lo ricorda per il suo equilibrio nel giudicare, per la sua inarrivabile capacità di estinguere sin dal nascere gli screzi, le incomprensioni.
E’ stato per tutti la guida sicura lungo le tortuose vie della vita. Anche per i membri della sua famiglia religiosa è stato il confratello e il religioso esemplare che ha osservato la Regola scrupolosamente, che mai ha chiesto di essere esonerato dai suoi aspetti più severi. L’intera comunità carmelitana vede in lui il religioso esemplare, il candidato certo agli onori degli altari.
L’Epistolario
L’Epistolario di frate Immacolato è il mezzo più diretto per conoscere l’itinerario ascetico e mistico che egli ha percorso nella più assoluta fedeltà alla volontà del Signore, agli insegnamenti della Chiesa e alla Regola del suo Ordine. Per queste ragioni esso è un’efficace “strumento”di nutrimento spirituale per tutti gli uomini di buona volontà. “Il lettore delle sue lettere – scrive P. Giovanni Iammarrone – rileva senza difficoltà che il suo abbandono di fede alla volontà di Dio nella sofferenza non è venato di “velata tristezza”, ma è pervaso di serenità e di gioia. P. Luigi Lavecchia, a sua volta scrive: “Personalmente sono certo che, esplorando e valorizzando la spiritualità di frate Immacolato, la Chiesa Universale e Locale saprà trarre benefici spirituali per il popolo di Dio”.
La santità all’interno del focolare domestico
La santità di frate Immacolato senza la sua famiglia sarebbe inconcepibile. E’ vero che egli fece di tutto per pesare il meno possibile sui suoi, ma è altrettanto vero che solo l’amore incondizionato dei genitori prima e delle sorelle poi gli hanno consentito di scalare le vette della perfezione cristiana. Tra frate Immacolato e la sua famiglia vi è un legame umano-spirituale strettissimo dove i ruoli, pur assai diversi, mai configgono, neanche quando, la loro casa comincia ad essere frequentata da una miriade di persone bisognose. I genitori mai nulla hanno da obiettare al fatto che la sua stanza assomigli a una piccola chiesa. La loro discrezione nell’accogliere i “visitatori” ha dell’eccezionale: mai una domanda, mai una curiosità: si entrava nella loro casa accolti dal sorriso e con la medesima gentilezza si veniva accompagnati alla porta dopo il colloquio con il congiunto malato. Dopo la scomparsa di entrambi i genitori diviene il punto di riferimento dell’intera famiglia. Attorno al suo letto continuano a scorrere i momenti salienti della vita famigliare. Egli è lì. Non è in grado di fare molto. Media come può, a volte vi riesce, a volte no. Ciò che gli sta a cuore è l’unione e la comunione in famiglia. E per mantenerla unita a tutti si dona con la stessa generosità. La figura di frate Immacolato e della sua famiglia sono espressioni di sicuro riferimento soprattutto nei momenti in cui la tentazi Fra Immacolato e la sua famiglia espressioni di sicuro riferimento soprattutto quando la tentazione di spegnere la “spina” della vita e farla finita con la sofferenza si fa acuta e drammatica nello stesso tempo.
a cura del Prof. Giuseppe Biscotti Vice Postulatore