Saluto alla città di Campobasso, in occasione della preghiera del Venerdì santo, nella sosta davanti al Carcere cittadino.

Carissimi fratelli e sorelle,

grazie della vostra presenza, nel voler condividere il dolore di questi nostri fratelli ristretti qui, in questo carcere. Anch’essi vivono la forza spirituale di questa santa Pasqua ed insieme la trepidazione per le loro famiglie lontane. La sofferenza della separazione è infatti – come hanno testimoniato – il disagio maggiore per un carcerato.

Nello stesso tempo, avrete colto dall’accento di chi ha pregato, la provenienza da una nazione straniera. Oggi è la Romania. Esprimono così il grido di tanti fratelli che chiedono a noi di essere accolti ed ospitati.

Quel grido va molto ascoltato, con cuore grande, per evitare che si ripetano le tragedia di Cutro, fonte di morte e di naufragi. Sarà possibile evitarle, se ciascuno di noi sentirà che questa sosta, nel venerdì santo, davanti al carcere, è una sosta educativa. Ci permette, infatti, di verificare quanto il nostro cuore e la nostra cultura siano aperte alla cura di altri fratelli, in accoglienza ospitale e fraterna.

La stazione di Maria che consola suo Figlio Gesù.

Questo incontro tra Maria con suo Figlio morto, lungo la strade della nostra città, è un segno immenso di vicinanza e solidarietà E’ quasi un “corridoio umanitario” di benedizione, fatta strada di accoglienza e di dialogo. Maria che accoglie Gesù nel mistero della morte, nelle sue braccia, ai piedi della Croce, è il segno di tante mamme che piangono per i loro figli, specie in Ucraina, da entrambe le parti. Tantissimi infatti sono i giovani che muoiono, in questa “inutile strage”, che ormai va avanti da otre un anno, nel cuore della nostra Europa.

Preghiamo tanto per la cessazione delle ostilità e per la pace, con un secco no alle armi e perché anche il nostro cuore si rivesta di sentimenti di riconciliazione, tramite gesti di autentica solidarietà. Così questa processione, tanto sentita e seguita, è una lezione di vita, perché si fa appello alla solidarietà, che ci viene insegnata dalla Madonna, che sta accanto a Gesù: lo guarda con amore, lo accarezza con tenerezza e gli asciuga le lacrime e il sudore, maternamente. Come fa ogni mamma, accanto a suo figlio morente e ferito. Così impariamo la grande lezione di questa processione: vivere la solidarietà fraterna, in tutta la nostra città, partendo da questo momento di forte spiritualità popolare, come la processione!.

Va però declinato questo gesto solidale, perché sia reale prossimità, fraterna ed amabile. Eccone alcuni esempi concreti e diretti. In primo luogo, il mio pensiero grato va a voi e alle vostre case, tutte, per le tante preghiere che avete rivolto al cielo per la mia salute, durante il mio ricovero nei circa due mesi di ospedale. Vi posso assicurare che sentivo vicino il vostro respiro, la vostra attenzione. Per un ammalato, infatti, sentirsi accompagnato è tutto! Perché l’importante è non sentirsi soli!

A questo riguardo, ricordo sempre una domanda che un giorno, un carcerato nel carcere di Crotone, in Calabria, non lontano da Cutro, un fratello ristretto mi rivolse, d’improvviso: “Cappellano, dimmi, qual è la cosa più brutta del mondo?”. Impacciato, feci alcuni esempi di tragedia: un terremoto, un’alluvione, una pandemia…! Ma quel giovane, ad ogni mio esempio, scrollava la testa, finché, dietro mia sollecitazione, fu lui stesso ad aggiungere: “La cosa più brutta al mondo è soffrire da soli!”.

Ecco, questo è il senso profondo della nostra sosta: far sentire meno soli i nostri fratelli ristretti, perché ci sia, in ogni luogo, dove c’è una lacrima, qualcuno che la asciuga. Nessuno resti solo! E nessuno lasci soli gli altri, ma ogni fratello e sorella trovi sempre una mano amica, che ascolta, accompagna, consola.

Per parte mia, perciò, chiedo in particolare che questa prossimità si verifichi soprattutto nella SANITA’ IN MOLISE! Cioè, chiedo che nessuno resti solo, nell’ambito del percorso ospedaliero, ma trovi risposte, rapide e chiare, per la sua malattia. Del resto, se troverai qualcuno che ti asciuga le lacrime, anche la tua fede in Dio crescerà e potrai vedere bene il volto di Dio! E i tuoi occhi si faranno belli! Come amava dire Madre Teresa di Calcutta, rispondendo ad un fotografo che voleva ad ogni costo fotografare i suoi occhi azzurri: “I miei occhi sono belli, perché le mie mani, dagli occhi degli altri, asciugano tantissime lacrime!”. Dagli occhi degli altri, però! E non dai propri occhi! Questo è il segreto della solidarietà, efficace e concreta.

E, rivolgendomi alla classe politica, oso formulare un auguro preciso: nella prossima competizione elettorale la politica possa esprimere persone, gruppi e liste in grado di poter asciugare le tante lacrime della gente del Molise! Mai infatti dobbiamo dimenticare quello che diceva don Lorenzo Milani ai suoi ragazzi, nella Lettera ad una Professoressa: “Uscire da soli dai problemi è avarizia; ma uscire insieme è politica!”.

Sento però che questa logica di sentire insieme, di camminare insieme è la grande lezione che si impara prima di tutto in famiglia, nelle nostre case. Qui si impara a sentire che il tuo problema è anche il mio! Vivremo così il grande proverbio della dottrina sociale della Chiesa: “il nostro viene prima del mio”.

E con la famiglia, cresce l’importanza della scuola, nell’aspetto educativo, per apprendere non la logica dell’invidia, ma della emulazione, preoccupandosi non di chi sia il primo, ma di chi permetta all’altro di esserlo! Questa la regola d’oro della solidarietà, che si impara nella vita, a scuola e in casa. E’ questa la lezione che ci viene dalla sosta spirituale della nostra bella processione, qui, davanti al carcere, con Gesù e Maria. Gli occhi di lei, segnati da tante lacrime, siano anche i nostri occhi, che guardano al prossimo con sguardo di solidale misericordia e vicinanza, perché nessuno più debba soffrire da solo, come chiedeva quel giovane, nel carcere di Crotone!

Maria, tu che ci accompagni lungo le nostre strade mentre segui il Figlio tuo Gesù morto,, benedici il Carcere, le nostre famiglie, la nostra bella città di Campobasso, i luoghi del terremoto in Siria e Turchia, la vita politica, i nostri ospedali e le nostre case di riposo. Dona una carezza a chi è senza fissa dimora e chi soffre, in tutta la diocesi; stendi la tua materna intercessione sul Molise e su tutto il mondo. Amen.

Campobasso, 7 aprile 2023, venerdì santo.                                    + p. GianCarlo, Vescovo