Omelia per i Funerali solenni per il Senatore Gino Di Bartolomeo

Carissimi fratelli e sorelle,

è un momento di grande emozione pregare per il nostro fratello Gino, ricordandone le linee portanti della sua attività politica. Siamo tutti grati a lui per come ha saputo guidare la nostra Città, come capoluogo, negli anni in cui è stato sindaco, da tutti amato e conosciuto, anche per la sua presenza fisica imponente.

Parlando di un uomo politico, è doveroso citare la definizione di politica che viene data dalla dottrina sociale della Chiesa. Essa, infatti con uno sguardo positivo e non critico, come spesso si fa, definisce la politica come la forma più alta e più elevata di servizio alla carità, presente nel popolo di Dio, per costruire insieme il bene comune, nella nostra amata Terra del Molise.”.

Il nostro Gino infatti impegnandosi in politica l’ha fatto anche per poter dare una spaziatura ampia,  a livello nazionale, della realtà del Molise. L’ha così tolto dalla dimensione localistica, per darle il sapore di un servizio pieno, completo, allargando il cuore oltre il Molise.

E’ vero quello che hanno scritto i giornali di oggi, quando scrivono che nei confronti di Gino, amabilmente chiamato il Big Gino, era difficile non volergli bene. Non aveva limiti la sua presenza;  era amato da tutti, aveva un cuore particolarmente vicino al popolo. 

Per questo, valorizzo tre aspetti del suo legame con il popolo. Il nostro fratello Gino era del Popolo, tra il popolo per il popolo.

Era del Popolo:  veniva Infatti da una famiglia umile, da una periferia della città, nella campagna del Feudo, aveva una storia semplice. Ma questa sua origine lui l’ha saputo valorizzare, dando sempre un’impronta Popolare a tutto quello che lui ha fatto per il bene della città. La sua origine del Popolo gli è rimasta impressa nel tono della voce e nello sguardo aperto a tutti.

era tra il popolo: infatti stava bene tra la gente, stava con loro in una relazione di prossimità. Mirabile e amabile. Ed è decisivo per un politico stare tra la gente, capirla, sentirne gli umori, intuirne le necessità e gioire insieme ad essa, in tutte le varietà del vissuto umano esistenziale.

era per il popolo, perché molteplici sono state le sue iniziative di natura sociale e solidale specialmente nella cura delle scuole,  che lui voleva sicure e belle, perché pensava ai suoi ragazzi, con nel cuore la ferita del figlio Massimo, il cui dolore lui ha saputo trasformare in una lotta chiara contro ogni presenza di droga tra i giovani.

Ma è anche vero che il popolo è mutevole, ha una memoria corta, non sa valorizzare i doni avuti e non li sa ricambiare. Anzi  può capitare di restituire il male al bene ricevuto, come quando sul balcone del Corpus Domini il nostro Gino ebbe fischi invece che applausi, ebbe improperi invece che ringraziamenti, ebbe umiliazioni invece che slanci.

Io ero accanto a lui, sullo stesso balcone, a pochi palmi di distanza. Io ho sentito quel cuore di dolore infinito. Quei fischi Gino non li meritava! La città non è stata grata con lui in quel momento. Sono stati una pugnalata nel suo cuore! E dobbiamo riflettere su quel gesto perché non avvenga più che chi ha lavorato per il bene degli altri, pur con i suoi limii, sia poi umiliato. Dio ci doni un cuore di gratitudine e di stima e mai un cuore che poi abbandona; che critica e non costruisce.

Ecco perché questi funerali sono ora il momento per restituire a lui quella pace di cui ha diritto, in una riabilitazione etica e morale che era proprio necessaria. I giornali di oggi sono stati in gamba, perché hanno capito che siamo stati ingrati e che non si poteva non volergli bene!

Aggiungo la sofferenza che lui ha vissuto in famiglia, per la morte della amata moglie Anna e la perdita dolorosissima del figlio Massimo, tanto amato ma forse, per il tanto tempo dedicato alla politica, non adeguatamente ascoltato. E perciò sfuggito al suo cuore, quel cuore che è rimasto sempre nel dolore pensando a lui. Ma la lotta che lui ha fatto contro la droga è stata appunto il riscatto morale di quel dolore. Gino ha così saputo trasformare il male in bene.

La sua vicenda umana è stata completata dai quasi due anni di presenza presso la casa dei nonni di Castellino, dove è stato amato, capito, seguito. Ed  è bello dire grazie a quel paese, al suo sindaco qui presente e a Don Pino Romano, il parroco di allora, insieme al diacono Domenico e al parroco attuale, don Donato con don Celestino, che lo hanno personalmente ascoltato e seguito, accompagnato anche nel momento sacramentale della comunione.

Le parole del Vangelo ora ascoltato sono le ultime parole di Gesù sulla croce. Sono le parole di ogni uomo nel momento finale della sua vita, quando invoca il perdono per quelli che lo hanno offeso, quando affida il suo Spirito nelle mani del Padre, come lo ha riposto Gino nelle mani di Dio Padre. Ed oggi si risentono tra di noi, rivolte al nostro fratello Gino, con commozione, le parole che Gesù rivolse a chi gli stava accanto sulla croce:   “oggi  stesso Tu sarai con me in paradiso!”.

Siamo fiduciosi che si incontrerà con quel nostro concittadino che è stata esaltato ieri da Papa Francesco: Fra immacolato, che il papa ha dichiarato “venerabile”, un titolo prezioso perché è la conferma dell’eroicità delle sue virtù ed è un sigillo per il nostro cammino sinodale, rilanciando la forza e la testimonianza di questo nostro fratello che nel dolore ha saputo diventare vittima per i sacerdoti e per la città.

Preghiamo tutti insieme perché dal cielo entrambi ci diano la grazia di camminare sulle strade del bene. Preghiamo inoltre perché la politica si rivesta di servizio ai più piccoli ai più poveri, poiché il servizio alla povera gente determina la grandezza di un uomo politico.

Sempre il nostro sguardo sia rivolto al Cristo, che è la suprema esaltazione dell’uomo, la cui Croce che sfocia nella risurrezione, è sempre segno di immensa speranza, poiché Cristo prende su di sé tutto il male dell’uomo, per offrirli tutti i beni di Dio, cioè la vita, la gioia, la speranza e la pace. Amen.

Campobasso, 19 febbraio 2022.

                                                                       + p. GianCarlo Bregantini, Vescovo

 

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