Omelia Giubileo d’argento. Nunzio Apostolico in Italia: Le feste marcano la nostra storia personale.

Il perdono sana le nostre relazioni ferite, e dà la forza per un nuovo inizio.

Nunzio Apostolico in Italia Emil Paul Tscherrig,  In un’occasione come questa facciamo memoria delle tappe della nostra vita

Testo dell’omelia pronunciata in occasione del 25° Anniversario di Episcopato di S.E. Mons. Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Boiano.
Eccellenza, Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, Pastore di questa Arcidiocesi di Campobasso-Boiano,  Venerati Fratelli Arcivescovi e Vescovi,  Fratelli sacerdoti e diaconi Consacrati e consacrate,  Stimate Autorità civili e militari, e di sicurezza, Fratelli e sorelle in Cristo,
 
È con profonda gioia che ho accettato questo invito per celebrare insieme con voi e con tutto il popolo fedele di questa Chiesa diocesana il 25̊ anniversario dell’ordinazione episcopale del vostro Arcivescovo, Mons. Giancarlo Maria Bregantini. Ordinato sacerdote il 1̊ luglio 1978, il Santo Padre Lo ha nominato, il 12 febbraio 1994, Vescovo di Locri-Gerace ed il 7 aprile seguente ha ricevuto l’ordinazione episcopale. Tredici anni dopo, e precisamente l’8 novembre 2007, Mons. Bregantini è stato trasferito a questa sede di Campobasso-Boiano, dove svolge il suo servizio pastorale da 12 anni. Questa è quindi un’opportunità per ringraziare Gesù, il Buon Pastore, per la vocazione e l’opera compiuta in tutti questi anni da Mons. Bregantini. Al Signore della Messe vogliamo dare l’onore e la gloria perché è Lui l’origine di tutto il bene e di ogni opera buona che abbiamo la grazia di compiere nel servizio affidatoci dalla Bontà divina.   
 
Caro Fratello Giancarlo Maria, ho il privilegio di trasmetterLe il fraterno ed affettuoso saluto del Santo Padre Francesco insieme con la Sua speciale Benedizione Apostolica, per Lei e per il Popolo di Dio, che pellegrina in questa Arcidiocesi. Sua Santità Le esprime la sua gratitudine per la fedeltà al Signore ed alla sua Chiesa e per la dedizione con cui continua a svolgere il suo ministero episcopale. Da parte mia Le auguro che l’intera comunità arcidiocesana continui a mostrarLe il suo affetto filiale, attraverso la preghiera che “commuove il cuore di Dio” (cfr. EG, 283) e che diventa espressione di gratitudine e di viva comunione spirituale con Lei in Cristo Risorto.   
 Cari fratelli e sorelle, il Santo Padre Francesco è vicino a tutti voi e vi accompagna con il suo affetto di pastore e con la sua preghiera. Da parte sua ci chiede soltanto una cosa: di pregare per la sua persona e missione. Difatti, non manca mai di ripetere: pregate per me!-   
 
Cari fratelli, è bello e salutare celebrare le feste che marcano la nostra storia personale. In un’occasione come questa facciamo memoria delle tappe della nostra vita, nelle quali scopriamo la dolce mano della divina Providenza che in modo misterioso ci guida, ci accompagna e ci alza dopo ogni caduta. Ma fare memoria non è un esercizio rivolto solo al passato, esso rivela anche la presenza divina nel presente e la sua volontà di salvezza per l’eternità. E’ questo disegno divino che il Profeta Isaia ricorda ai suoi coetanei, i quali tuttora sono prigionieri in Babilonia. Essi riconoscono la potente mano di Dio nella grande storia del passato, ma non nell’attuale situazione dell’esilio. Il Profeta Isaia ammette le grandi cose che il Signore ha fatto al momento dell’Esodo, quando ha diviso in due il Mar Rosso facendo passare illesi gli israeliti attraverso le acque, mentre ha distrutto l’esercito nemico degli egiziani. Ma questo, insiste, fa ormai parte del passato. Ciò che conta invece è credere che il Dio Salvatore e Liberatore del passato agisce anche oggi, nel presente, nonostante il peso dell’esilio. Ed è questa la parola di Dio che il Profeta trasmette: “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: propria ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43, 16-21).  
 
Ma purtroppo spesso siamo ciechi, come i coetanei di Isaia, e non riconosciamo la presenza viva ed attiva di Dio in mezzo a noi. Nella nostra superficialità e con lo sguardo indifferente che caratterizza la nostra epoca, viviamo talvolta come se Dio non esistesse. Nonostante tutto, ogni giorno germogliano cose nuove intorno a noi, perché Cristo è risorto, vive in mezzo a noi e continua l’opera divina nel mondo. Mediante l’ascolto della Sua Parola ed attraverso il ministero della Chiesa ci offre sempre un’uscita dal nostro isolamento, dalla nostra tristezza e dalla nostra miseria umana. Nella sua Esortazione Apostolica “ Evangelii Gaudium ”, lo stesso Papa Francesco riprende in un certo senso la visione del Profeta Isaia quando scrive: Nonostante la nostra impressione che tutto in torno a noi sia morto, deserto, senza vita costatiamo che “da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. E’ una forza senza uguali”. E il Papa continua: “… molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze e crudeltà che non diminuiscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto” (EG, 276). E’ per questa fede nella forza irresistibile di Cristo risorto che siamo diventati cristiani, perché vogliamo più che un’esistenza di esiliati ed una vita in preda alla morte. Ciò che desideriamo è la vita piena, che soltanto Cristo risorto può concederci.  
 
Perciò, anche San Paolo, che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura, ci invita a guardare non in dietro ma avanti, ed a investire tutte le nostre energie nel futuro offertoci da Cristo. Per guadagnare l’eredità promessa dal Risorto, l’Apostolo ha abbandonato tutto “a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo”, che è diventato anche per noi speranza viva “della risurrezione dai morti” (Fil 3, 8-14). E’ quindi l’incontro con Cristo che dobbiamo cercare. Lui ci dà la forza di superare ciò che ci tiene attaccati alla terra ed alle lusinghiere tentazioni del mondo, per raggiungere la meta definitiva della nostra vita, cioè la risurrezione dai morti. L’esperienza di San Paolo è anche la nostra: non abbiamo ancora raggiunto questa mèta, ma come lui siamo in cammino, ci sforziamo di correre per conquistarla. Ciò è possibile perché siamo già stati conquistati da Cristo Gesù. Lui è venuto al nostro incontro e ci ha liberato dal dominio della morte e del male. In questa speranza cristiana si rispecchia la volontà di Dio di offrire la salvezza a tutti. Il Cristo innalzato sulla Croce attira tutti a sé.   
 
Questa divina volontà di salvare tutti si manifesta anche nel Vangelo appena ascoltato. Lì incontriamo Gesù insegnando nel Tempio. All’improvviso, per metterlo alla prova, gli scribi e i farisei gli presentano una donna sorpresa in flagrante adulterio (Gv8, 1-11). Difatti, si tratta di una trappola. Secondo la legge di Mosè la povera donna doveva essere lapidata a morte. In questo stupendo brano del Vangelo i farisei cercano di imporre a Gesù la scelta tra la misericordia divina, che sta predicando e praticando, e la validità della Legge che Dio ha dato a Mosè. E Gesù, nei sui gesti e nella sua risposta, dimostra una volta per tutte il vero senso della Legge come espressione della volontà divina: il suo vero senso non è la morte della povera peccatrice ma la sua salvezza. Davanti a questa realtà, Gesù sfida i presenti invitando colui che è senza peccato a gettare la prima pietra. Dopo un momento di silenzio e forse la donna sola con Gesù. E rivolgendosi alla donna Gesù chiede: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannato?” La donna risponde: “Nessuno, Signore”. E Gesù dice: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Che meraviglioso dono e che gioiosa esperienza è il perdono! Ridà vita e libertà al peccatore, e nel contempo toglie dalle spalle dell’offeso il peso della vendetta, dell’odio e dell’inimicizia senza tregua. Il perdono sana le nostre relazioni ferite, e dà la forza per un nuovo inizio. Dio non vuole che noi peccatori uccidiamo gli altri perché sono peccatori, ma desidera che guardiamo i nostri fratelli con gli occhi di Dio che ama senza distinzione e perdona sempre, non si stanca mai, ogni volta che lo chiediamo con cuore umile e contrito.
 
Questa volontà divina trova un suo riscontro nel Padre Nostro dove chiediamo che sia fatta la volontà del Signore e poco dopo chiediamo: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. In una recente catechesi, il Santo Padre Francesco ha affermato: “Il ‘Padre Nostro’ è una preghiera che accende in noi lo stesso amore di Gesù per la volontà del Padre, una fiamma che spinge a trasformare il mondo con l’amore…Se preghiamo è perché crediamo che Dio può e vuole trasformare la realtà vincendo il male con il bene. A questo Dio ha senso obbedire ed abbandonarsi anche nell’ora della prova più dura” (Udienza Generale, 20 marzo 2019).    
 
Con ciò il Papa ci invita a non lasciare trascorrer in vano questo tempo della Quaresima ed a chiedere a Dio “di aiutarci a mettere in atto un cammino di vera conversione”, di abbandonare “l’egoismo, lo sguardo fisso su noi stessi…” e ci esorta a farci “prossimi dei fratelli e delle sorelle in difficoltà, condividendo con loro i nostri beni spirituali e materiali” (Messaggio 2019 per la Quaresima).  Caro Fratello Giancarlo Maria, Lei ha obbedito alla voce del Signore che Lo ha chiamato a essere suo discepolo e missionario nel mondo. Lei è diventato sacerdote e poi è stato chiamato ad essere Vescovo per annunciare l’infinito amore del Redentore per tutte le sue creature. Oggi, insieme con Lei e per Lei chiedo al Redentore, che il Suo ministero di pastore rifletta sempre il volto misericordioso di Gesù, il quale non vuole la morte, ma che ci convertiamo per ereditare la vita eterna. 

 Questo è il cuore del Vangelo e la missione della Chiesa: invitare tutti all’incontro con Cristo; Lui solo ha parole di vita eterna! E’ il Signore Gesù che nei prossimi giorni santi contempleremo Servo sofferente di Jahvè e Risorto. Che il Signore, per intercessione di Maria Santissima, Le conceda, caro Fratello Giancarlo, la gioia di continuare la sua missione e di essere strumento di salvezza per molti. Amen.  

S.E. Mons. Emil Paul Tscherrig, Nunzio Apostolico in Italia

Campobasso, 7 aprile 2019

PDF TESTO SCARICABILEOmelia 25.mo Mons. Bregantini.Campobasso.08,04.2019

 

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