TACCIANO LE ARMI E ABBIANO VOCE GLI ARTIGIANI DELLA PACE

Avanza, traballa, ha i piedi stanchi. Eppure, avanza! Questo è Papa Francesco in Iraq, in “questo viaggio emblematico!”, come lo ha definito lui stesso, mentre partiva da Fiumicino, venerdì mattina 5 marzo 2021. Sembra Abramo. Il suo è un viaggio sicuramente rischioso, ma profetico e storico. Necessario, proprio perché queste periferie difficili fanno da sfondo allo stile di questo Papa, che sceglie sempre le periferie, per parlare al centro. Indicandoci così un metodo: se vuoi risolvere i tuoi problemi, guarda le stelle, alza gli occhi al cielo, e mettiti in cammino. Ed è l’unico metodo che potrà aiutarci anche in Molise, in questo sofferto momento.

Ecco i luoghi toccati. Tutti altamente simbolici: il palazzo presidenziale, la cattedrale siro-cattolica di Baghdad, la spianata di Ur, la cattedrale di san Giuseppe a Bagdad. In tutti i luoghi, lo stesso e forte invito alla fratellanza e alla speranza, con parole differenti ma sempre con segni eloquenti. Nel palazzo, che era già di Saddam dai mille ricordi di dolore, il Papa ha lanciato il suo netto grido contro le armi: Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui ed altrove. Cessino gli interessi di parte, quegli interessi di parte che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice che vuole vivere, lavorare, pregare in pace!”. Ed il presidente Salih Qassim, con il premier Mustafa Al-Kadhimi, gli hanno fatto eco con una visione di grande respiro: “L’Iraq non è Iraq senza i cristiani!”.  Ed in tutto il viaggio, perciò, si sente e ritorna quell’anelito di pace scritto nel grande accordo di Abu Dhabi sulla Fratellanza umana, del 4 febbraio 2019, tra il Pontefice Francesco e il grande Iman Al-Azhar: “Noi adottiamo la cultura del dialogo come VIA, la collaborazione comune come CONDOTTA, la conoscenza reciproca come METODO”.

Poi, il cuore si è spostato nella grande cattedrale siro-cattolica di Baghdad, ferita da un gravissimo attentato, 10 anni fa per la violenza estremista, con 48 fedeli uccisi, insieme ai loro due parroci. Martiri del Vangelo avviati alla canonizzazione. Qui, l’immagine di un tessuto composto da tanti i colori. Tante le etnie di questo antichissimo popolo, dove è nata, sulle rive dei fiumi Tigri ed Eufrate, la lingua cuneiforme dell’Accadico e dei Sumeri. Ogni filo deve mantenere il suo colore e la sua tipicità, perché solo così il tappeto sarà bellissimo, per tutti. E se i fili si spezzano per egoismi, guerre ed estremismi sarà compito dei pastori cristiani e delle realtà intellettuali islamiche più aperte ricucire e risanare. Anche tra Sunniti e Sciiti, per superare lo storico conflitto insanabile, all’apparenza! Il Papa parla a tutti. Sente nel cuore l’anelito alla riconciliazione che attraversa questo popolo ed ogni nazione del Medio Oriente, dove il settarismo fa strage! Dove le invasioni occidentali non hanno risparmiato distruzione. Se avessero ascoltato il grido sofferto di Papa Giovanni Paolo II, pronunciato il 19 marzo 2003, di non procedere alla guerra, perché la guerra resta un’avventura senza ritorno, non ci sarebbero state le devastazioni causate dal volere imporre dall’alto una democrazia senza il rispetto della complessità locale.

Siamo tutti figli di Abramo. E’ la figura che più ha orientato i passi di Papa Francesco, a cominciare da UR, la sua città, da cui è partito, camminando per fede, sperando contro ogni speranza! Qui, si sono incontrate due miti figure di pace e di riconciliazione: Papa Francesco e il Grande Ayatollah Al-Sistani. I loro cuori erano rivolti a quelle stelle in cielo che promettono fraternità. Sono le stesse che mirava Abramo, col medesimo sguardo in alto, in cielo, oltre le schiavitù quotidiane, per adorare Dio e servire il prossimo. Ur è la terra sorgiva della fraternità per superare i terrorismi, diffusi anche in nome di Dio. Per dissolvere le nubi dell’odio e riconoscere la dignità di tutti.

Com’è bello – ha più volte ribadito il Papa – vedere oggi Musulmani e Cristiani ricostruire insieme moschee e chiese. Tutti luoghi sacri, creando benedizioni per tutte le genti. Dio ama ogni popolo. Ogni figlio e ogni figlia, guardati dalle stesse stelle contemplate da Abramo. Oggi guardano anche noi, perché il nostro viaggio sia un viaggio di incontro verso l’altro, poichè nessuno si salva da solo. E’ il vero significato dell’Alleanza che si fa casa per tutti. Anche per il creato, che è la grande tenda dell’accoglienza verso i migranti, i rifugiati, le vedove e i poveri, costruendo una società giusta, dove anche il sangue delle vittime innocenti ritrova così significato e beatitudine.  Impariamo da questo andarsi incontro, perché solo uniti potremo superare la grande crisi che ci sta colpendo, anche qui in Molise. Abbiamo il coraggio di guardare a queste stelle che si fanno promessa di futuro!

padre Giancarlo Bregantini

vescovo

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