Carissimi presbiteri e diaconi, vi invito a seguire con passione ed empatia il viaggio di papa Francesco, in IRAQ. E’ un viaggio che insegna molto a tutti noi, sia preti che diaconi. Come pure apre nuovi orizzonti di speranza e di riconciliazione nel nostro popolo cristiano. Fatene parola di luce nell’omelia di domenica 7 marzo, mentre commentate l’azione chiarificatrice di Gesù, nel tempio, quando chiede di custodire le nostre chiese come case di preghiera. E non di mercato!
Per questo, vi esorto a pregare così, nella Preghiera dei fedeli, come ci ha chiesto il Patriarcato Caldeo, che ha suggerito questa orazione:
“Signore, ti affidiamo il viaggio in Iraq di papa Francesco dal 5 marzo. Che il tuo Santo Spirito sia nei suoi gesti e parole e nei cuori di chi lo incontra e lo ascolta, affinché si diffondano i doni dell’incoraggiamento, della consolazione e dell’incontro tra etnie, culture e religioni diverse, con l’impegno a compiere passi coraggiosi di riconciliazione e collaborazione per il Bene comune.
Alla Chiesa in Iraq sia donato conforto, luce e forza per non stancarsi mai nell’intrecciare nuovi legami di fratellanza e di pace.
Signore, libera l’Iraq e i Paesi del Medio oriente dall’odio e dalla violenza. Amen.”
E’ la terra di Abramo, di Giona, di tante comunità lungo le strade dei santi dei primi secoli. I cristiani sono stati sempre protagonisti di cultura e di pace, pur nella loro piccola realtà, come un piccolo seme nella pasta.
Da noi, per la festa di sant’Anna, a Ielsi, anni fa, è venuto ospite il cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei lasciandoci un chiaro messaggio di pace, che si innesta nel sentiero di papa Francesco, poiché “la fraternità e la speranza sono medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini”.
Grazie, ad invicem,
Campobasso, 5 marzo 2021
+ p. GianCarlo, Vescovo