Sacre Ceneri in Ospedale. Bregantini, Il letto della rianimazione fa da altare di comunione

“Il letto della rianimazione fa da altare di comunione”. Così il vescovo GianCarlo Bregantini di Campobasso –Boiano inizia la Quaresima celebrando nel reparto Rianimazione dell’Ospedale civile “A. Cardarelli” di Campobasso.  Una prassi e una consuetudine ormai consolidate nel decennio di episcopato in Campobasso. L’iniziativa viene promossa da tutti gli operatori sanitari del reparto diretto dal dr. Romeo Flocco Direttore UOC di Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore del nosocomio della città.Quest’appuntamento è diventato uno dei momenti più importanti nell’ambito della Pastorale Sanitaria. Il delicato momento, infatti, è ben preparato nella liturgia e nella partecipazione a partire da un gruppo di cantori che animano, agli infermieri che preparano l’altare. «La bellezza del segno è che uno dei letti della rianimazione fa da altare – ha così commentato Bregantini –  L’altare è il luogo della comunione: Cristo nasce e viene su un letto di altare dove ci sono stati e ci sono i fedeli ricoverati, purtroppo in maniera drammatica come spesso accade in questo reparto. La messa perciò si svolge regolarmente con le ceneri e subito dopo l’omelia per la quale ho insistito su tre punti: il reparto di rianimazione è come incontrare le soglie dalla vita e della morte, la dimensione frontale e finale della vita e quindi la dimensione che ti dice che la vita è spesso segnata da un incidente, da una morte improvvisa; le ceneri parlano di fragilità ma sono anche sguardo alla Pasqua. Esse non sono la dimensione che rendono cinica la vita ma  la fragilità che porta al cielo. E cito sempre quella frase di un poeta medievale che  non siamo tratti dal fango, dalla cenere, ma siamo destinati al Cielo. Senza Cielo il fango resta fango, con il Cielo la terra diventa un giardino. Terzo elemento ho recuperato le tre parole centrali del messaggio del Papa per la quaresima per cui la difesa del cuore è difesa  del creato, la preghiera diventa un riconoscere che c’è un Dio più grande di te, cioè non sono padrone di me stesso . Con il digiuno io rispetto e non divoro il cibo, non divoro la terra , le cose, le sfrutto e poi le lascio. Infine, l’elemosina condivido con i più poveri con gli immigrati non solo il cuore ma anche il porto e la porta aperta. Aprite le porte agli umili e condividete». Il gesto dell’Eucarestia  e delle ceneri si è reso ancora più commovente, con la visita ai malati , tutti molto gravi. Dopo la Santa Messa il vescovo Bregantini ha incontrato pazienti, ex-pazienti, familiari, operatori della sanità, amministratori e uomini di buona volontà per dare loro ascolto, accoglienza e voce di conforto.

 

 l’articolo è stato pubblicato sulla pagina di AVVENIRE, 7 marzo 2019

di Rita D’Addona

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